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Libia petrolio

La Libia smentisce: nessun esercito straniero sta sorvegliando i giacimenti di petrolio

La NOC “esorta tutti i media, sia nazionali che internazionali, ad esercitare la dovuta diligenza, a sostenere l’integrità giornalistica e a verificare l’accuratezza delle informazioni prima della pubblicazione, per evitare di fuorviare l’opinione pubblica e incitare inutili disordini”

La National Oil Corporation della Libia ha smentito le voci secondo cui delle truppe straniere starebbero sorvegliando i giacimenti petroliferi del Paese. In una dichiarazione sul suo sito web, la società ha affermato di “confutare i recenti resoconti dei media, che affermano la presenza di forze straniere a guardia di alcuni giacimenti petroliferi e installazioni libici.

La NOC ribadisce con orgoglio che le forze militari e di sicurezza nazionale hanno salvaguardato con successo queste strutture critiche, che sono costruite su territorio libico e rappresentano una parte essenziale delle nostre risorse e un pilastro primario della nostra economia”.

LA NOC AI I MEDIA: EVITARE DI FUORVIARE L’OPINIONE PUBBLICA

“La NOC – ha aggiunto la compagnia petrolifera nazionale libica – condanna fermamente queste false accuse e resoconti fuorvianti. Esortiamo tutti i media, sia nazionali che internazionali, ad esercitare la dovuta diligenza, a sostenere l’integrità giornalistica e a verificare l’accuratezza delle informazioni prima della pubblicazione, per evitare di fuorviare l’opinione pubblica e incitare inutili disordini”.

L’IMPORTANZA DELLE ESPORTAZIONI DI PETROLIO IN LIBIA

La dichiarazione – scrive Oilprice – è arrivata in risposta ad alcune segnalazioni, secondo cui c’erano dei mercenari stranieri a guardia dei giacimenti petroliferi libici. La Libia ricava quasi tutti i suoi ricavi dalle esportazioni di petrolio, e l’inizio della guerra civile che ha seguito il rovesciamento di Muammar Gheddafi, guidato dagli Stati Uniti, ha solo amplificato l’importanza del settore.

LA QUESTIONE DELLA BANCA CENTRALE LIBICA

Di recente, le due fazioni politiche concorrenti in Libia si sono scontrate su chi sarebbe stato il prossimo governatore della Banca Centrale Libica, e ciò ha portato alla chiusura dei giacimenti petroliferi da parte del Governo Orientale, che la comunità internazionale non riconosce.

Nelle ultime settimane il direttore della Banca centrale, Sadiq al Kabir, si era avvicinato al governo di Bengasi. Il primo ministro di Tripoli, Abdulhamid Dabaiba, aveva quindi ordinato il suo licenziamento; in risposta, il governo orientale aveva deciso di bloccare l’esportazione di petrolio. I quattro principali porti per le esportazioni e la maggior parte delle riserve di petrolio della Libia si trovano nella zona est. Dopo mesi di trattative, il governo di Bengasi ha accettato la nomina del nuovo direttore della Banca centrale, Naji Issa, e così da giovedì scorso le esportazioni di petrolio sono riprese.

L’ACCORDO TRA I DUE GOVERNI DELLA LIBIA

Come risultato, la produzione petrolifera è crollata. I due governi libici alla fine sono riusciti a raggiungere un accordo sul nuovo governatore della banca centrale e la produzione è ripresa, ma gli eventi hanno evidenziato la vulnerabilità dell’approvvigionamento petrolifero della Libia.

I giacimenti petroliferi di Tripoli diventano spesso anche il bersaglio principale di proteste e blocchi, poiché le comunità circostanti cercano di fare pressione sul governo su questioni come la creazione di posti di lavoro e il finanziamento dell’assistenza sanitaria. La NOC resta ferma sul fatto che le uniche truppe a guardia degli impianti petroliferi sono quelle locali.

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