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Mar Rosso Egitto

La sicurezza energetica dell’Egitto è in pericolo (e riguarda anche noi)

Secondo il ricercatore del RIE di Bologna Francesco Sassi, “la crisi energetica egiziana dovrebbe essere una preoccupazione per tutti gli attori regionali. L’Egitto è infatti un importante produttore di gas ed è anche il maggiore consumatore del combustibile in Africa” 

“La sicurezza energetica dell’Egitto è in grave pericolo. Il Paese si sta trasformando nuovamente da esportatore ad importatore di gas. Molti nell’Unione europea vorrebbero trasformare il Mediterraneo Orientale in un hub energetico per l’approvvigionamento di gas ed energia pulita, ma la sicurezza energetica e la geopolitica dicono il contrario”. È Francesco Sassi, Research Fellow – Energy Geopolitics & Markets del RIE (Bologna), a lanciare l’allarme con un post su X.

“L’egiziana EGAS, di proprietà statale, si sta affrettando a garantire le importazioni di GNL per evitare carenze durante la prossima estate. Il Cairo – spiega Sassi – non sta solo cercando di acquista dei carichi sporadici, ma sta cercando di garantire più consegne di GNL durante tutta la stagione primaverile ed estiva, per evitare carenze.

LA CRISI ENERGETICA IN EGITTO

L’attuale crisi energetica egiziana dovrebbe essere una preoccupazione primaria per tutti gli attori regionali. L’Egitto è infatti un importante produttore di gas e di gran lunga ne è anche il maggiore consumatore africano. “Il gas – prosegue Sassi su X – è il pilastro del sistema energetico egiziano, incluso il settore elettrico. Durante la scorsa estate, il governo ha introdotto dei continui blackout per ridurre i costi legati alle forniture energetiche, in mezzo a forti ondate di caldo. Il presidente El Sisi si vantava del titolo di uomo che ha fermato la crisi energetica del Paese, ma rispetto a 10 anni fa la situazione è particolarmente disastrosa: l’economia è alle prese con un’elevata inflazione, il deprezzamento della valuta, un accumulo di debito estero e il grave rischio di default”.

IL GIACIMENTO DI GAS DI ZOHR E LA GUERRA NELLA STRISCIA DI GAZA

Se la situazione energetica non verrà risolta rapidamente, le cose potrebbero diventare molto pericolose. La produzione di gas nel principale giacimento di Zohr, gestito da Eni, continua a diminuire e si avvicina il periodo di picco dei consumi. I blackout d’inverno sono proseguiti, fermandosi solo in occasione delle elezioni presidenziali dello scorso dicembre. Le aree rurali sono state le più colpite.

L’Egitto sta affrontando le implicazioni della guerra a Gaza e c’è la possibilità che arrivino centinaia di migliaia di palestinesi rifugiati dal confine condiviso, quando l’esercito israeliano inizierà la sua offensiva contro Rafah.

L’EGITTO E LA SITUAZIONE DEGLI HOUTHI NEL MAR ROSSO

Come se non bastasse, i ribelli Houthi dello Yemen stanno interrompendo i flussi commerciali attraverso il Canale di Suez, inclusi quelli energetici. Per garantire sufficienti forniture di gas, conclude Sassi, “l’Egitto dovrà fare affidamento su Israele come esportatore, ma anche sul terminal GNL di Aqaba in Giordania, la cui gestione è condivisa dal Cairo e da Amman. Tuttavia, per importare GNL attraverso il Mar Rosso, l’Egitto avrà bisogno di garanzie di sicurezza da parte degli Houthi”.

Infine, come ha scritto su X Matteo Villa, Head of DataLab dell’ISPI, “l’effetto degli attacchi Houthi nel Mar Rosso comincia a farsi sentire sui porti italiani. A gennaio il breve crollo era dovuto ai maggiori tempi di trasporto, ora arriva il calo strutturale causato da chi, avendo circumnavigato l’Africa, evita del tutto l’Italia”.

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