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La Siria torna a esportare petrolio. Germania supera target carbone. Trump limita dazi auto al 15%: i fatti della settimana

Dopo 14 anni, la Siria riprende le esportazioni di petrolio, mentre la Germania supera in anticipo gli obiettivi 2028 per la riduzione del carbone. Intanto, un ordine esecutivo di Trump limita i dazi USA sulle auto al 15%, facendo volare le azioni dei costruttori giapponesi. I fatti della settimana di Marco Orioles

La Siria segna una svolta storica riprendendo le esportazioni di petrolio dopo 14 anni, un passo cruciale per la sua economia post-bellica. In Europa, la Germania accelera la sua transizione energetica, superando con largo anticipo gli obiettivi 2028 per il taglio della produzione da carbone. Sul fronte commerciale, l’amministrazione Trump ha limitato i dazi sulle auto importate al 15%, una decisione che ha placato le tensioni con il Giappone e innescato un forte rialzo in borsa per i titoli automobilistici nipponici.

LA SIRIA RIPRENDE A ESPORTARE PETROLIO DOPO 14 ANNI

Come riportano Reuters e Anadolu Agency, la Siria ha ripreso le esportazioni di petrolio greggio pesante dal porto di Tartus, segnando il primo export ufficiale in 14 anni, con 600.000 barili spediti lunedì a bordo della nave cisterna Nissos Christiana per conto della B Serve Energy Company. L’operazione, annunciata dal Ministero dell’Energia siriano, è parte di un piano per rilanciare il settore petrolifero e rafforzare la presenza della Siria sui mercati internazionali. Riyad al-Joubasi, funzionario del ministero, ha confermato a Reuters che il greggio proviene da vari giacimenti siriani, senza specificarne l’origine. Prima della guerra civile iniziata nel 2011, la Siria produceva 380.000-390.000 barili al giorno, ma la produzione è crollata a 40.000 barili nel 2013 a causa del conflitto che ha devastato l’economia e le infrastrutture. Durante il regime di Bashar al-Assad, caduto a dicembre 2024, le sanzioni di Stati Uniti e Unione Europea hanno complicato le esportazioni e importazioni di energia. Dopo la rimozione delle sanzioni Usa a giugno 2025, tramite un ordine esecutivo del presidente Trump, aziende americane hanno iniziato a sviluppare piani per l’esplorazione e l’estrazione di petrolio e gas in Siria. Anadolu Agency sottolinea che il settore petrolifero rappresentava il 20% del PIL siriano e oltre il 50% delle entrate statali prima della guerra. Inoltre, la Siria ha firmato un memorandum da 800 milioni di dollari con DP World per gestire il terminal di Tartus, dopo aver annullato un contratto con una società russa. A giugno, la raffineria di Baniyas ha ripreso l’export di prodotti petroliferi non greggi. La nuova amministrazione transitoria, guidata dal presidente Ahmad al-Sharaa, punta a revitalizzare l’economia anche attraverso il commercio di combustibili fossili, nonostante tensioni con le autorità curde che controllano i giacimenti nel nord-est.

GERMANIA SUPERA L’OBIETTIVO 2028 PER LA RIDUZIONE DEL CARBONE

Come riferisce Bloomberg, la Germania ha già raggiunto con largo anticipo l’obiettivo del 2028 per ridurre la produzione di energia da carbone, superando il target di 8,7 gigawatt di circa il 10%, secondo quanto riportato dall’Agenzia Federale delle Reti il 1° settembre sul suo sito web. Questo risultato permette al paese di evitare per il secondo anno consecutivo la chiusura obbligatoria di centrali a carbone. Circa due terzi dell’elettricità tedesca deriva da fonti rinnovabili, con la produzione di energia solare in eccesso che spesso spinge i prezzi sotto zero, rendendo il carbone meno competitivo. Tuttavia, la Germania rimane il principale inquinatore dell’Unione Europea e dipende ancora fortemente dai combustibili fossili. Il piano nazionale prevede l’eliminazione totale dell’energia da carbone entro il 2038, ma alcune grandi centrali a lignite, legate a operazioni minerarie, hanno ottenuto deroghe per la chiusura al fine di limitare la perdita di posti di lavoro. Le centrali a carbone duro e le piccole centrali a lignite, inizialmente coinvolte in aste per chiusure volontarie fino al 2026, possono ora essere fermate su decisione dell’Agenzia. Gli operatori delle centrali devono inoltre acquistare permessi di emissione di carbonio nel sistema di scambio dell’Ue, con prezzi che nel 2025 hanno variato tra 60 e 84 euro a tonnellata, stabilizzandosi intorno a 74 euro.

DAZI USA AL 15% SPINGONO LE AZIONI AUTO GIAPPONESI

Le azioni delle case automobilistiche giapponesi hanno registrato un rialzo a Tokyo dopo che il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che limita le tariffe Usa sul settore auto al 15%, sollevando il sentiment degli investitori. Secondo un articolo di Bloomberg, l’indice Topix dei produttori automobilistici è cresciuto fino al 2,8% nelle prime fasi di negoziazione, segnando il maggior incremento mensile. Mazda Motor e Nissan Motor, che realizzano oltre il 50% dei loro ricavi in Nord America, hanno visto le loro azioni salire di oltre il 5%, mentre Toyota Motor ha guadagnato fino al 3,5%. Phillip Wool, responsabile della gestione del portafoglio presso Rayliant Global Advisors Ltd., ha definito a Bloomberg la notizia positiva per un settore che aveva subito forti pressioni a causa del rischio tariffario. L’annuncio di Trump di aprile, il cosiddetto “Liberation Day”, aveva infatti provocato un crollo di oltre il 6% del sottoindice automobilistico nelle due settimane successive al 2 aprile. Wool ha sottolineato che, con maggiore chiarezza sulle tariffe, l’impatto sui profitti al 15% è gestibile, prevedendo che le case automobilistiche giapponesi continueranno a conquistare quote di mercato rispetto ai concorrenti globali. I guadagni del settore auto si sono inseriti in un più ampio rialzo del mercato giapponese, con l’indice Topix in aumento fino all’1% dopo l’apertura di venerdì mattina. L’accordo riduce l’incertezza per i produttori giapponesi, fortemente legati al mercato Usa, rafforzando la fiducia degli investitori e favorendo una ripresa del settore automobilistico.

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