Due dei tre giacimenti di gas di Israele- il Leviathan e il Karish, situati al largo della costa mediterranea – forniscono la maggior parte delle esportazioni verso Egitto e Giordania ed erano chiusi dallo scorso 13 giugno
Due giacimenti di gas naturale israeliani che riforniscono Egitto e Giordania hanno ripreso le operazioni dopo essere stati chiusi circa due settimane fa a causa del conflitto tra Iran e Israele. Due dei tre giacimenti – il Leviathan, gestito da Chevron, e il Karish di Energean, situati al largo della costa mediterranea – forniscono la maggior parte delle esportazioni verso Egitto e Giordania ed erano chiusi dallo scorso 13 giugno. In questo lasso di tempo era rimasto operativo solo il vecchio giacimento di Tamar, utilizzato principalmente per le forniture nazionali.
Secondo una documentazione presentata a Tel Aviv dai partner di Chevron nel Leviathan, NewMed e Ratio Energies, l’interruzione del giacimento ha comportato una perdita di fatturato di 12 milioni di dollari I partner hanno aggiunto che valuteranno la possibilità di ricevere un indennizzo dallo Stato in relazione all’interruzione della produzione. Energean e NewMed hanno confermato che i due giacimenti hanno ripreso le attività dopo che, ieri, Israele e Iran hanno concordato un cessate il fuoco, aggiungendo che il processo richiederà molte ore.
GLI EFFETTI DELLA RIAPERTURA DEI GIACIMENTI LEVIATHAN E KARISH
Il Ministero dell’Energia israeliano ha dichiarato che, dopo una valutazione della sicurezza, i giacimenti Leviathan e Karish verranno riaperti, portando alla ripresa delle esportazioni di gas, ad un aumento delle entrate statali e a una maggiore flessibilità nella gestione dei settori elettrico e industriale. Il Leviathan produce 12 miliardi di metri cubi di gas all’anno per la vendita a Israele, Egitto e Giordania, una quantità che nel 2026 salirà a circa 14 miliardi di metri cubi.
IL CESSATE IL FUOCO E I PREZZI DEL PETROLIO
Lunedì Donald Trump ha annunciato che l’Iran e Israele avevano raggiunto un accordo per il cessate il fuoco completo. Secondo i termini, l’Iran dovrà applicare immediatamente la tregua, seguito da Israele entro 12 ore. Se entrambe le parti rispetteranno gli impegni la guerra, dopo 12 giorni di ostilità, sarà ufficialmente terminata. Trump ha definito l’accordo “un cessate il fuoco completo e totale”, che dovrebbe porre fine agli scontri tra i due Paesi. La tregua rappresenta chiaramente una buona notizia per i mercati finanziari: se infatti lo scorso fine settimana i bombardamenti americani alle infrastrutture petrolifere iraniane avevano fatto temere una nuova escalation, la risposta di Teheran è stata modesta, e ora l’annuncio del cessate il fuoco sembra aver definitivamente placato le ostilità.
Ieri i prezzi del petrolio sono scesi al livello più basso in oltre una settimana dopo l’annuncio del cessate il fuoco, placando così i timori di interruzioni dell’approvvigionamento in Medio Oriente, regione chiave per la produzione mondiale di petrolio. Stamattina, il Brent era in calo del 3,5%, intorno ai 68 dollari, un livello inferiore a quello prevalente prima dell’inizio dell’attacco di Israele all’Iran del 13 giugno.
GLI EFFETTI DEL CONFLITTO ISRAELE-IRAN SUL PREZZO DEL GAS
Il prezzo del gas naturale europeo è aumentato significativamente in seguito all’attacco statunitense all’Iran. Lunedì 23 giugno, all’inizio della giornata finanziaria, il contratto future TTF di riferimento con consegna a un mese è balzato a 42,44 euro per megawattora, raggiungendo il livello più alto da inizio di aprile. Poi perl, nelle prime contrattazioni, il prezzo è sceso.