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Emissioni Banche

La Ue pensa alla carbon border tax. L’Ocse avverte: no a guerre commerciali

Il vice DG per l’energia Ue Borchardt conferma il piano: “Forma ancora in discussione, occorre esaminare la compatibilità con il Wto”. Per l’Ocse i paesi potrebbero ricevere un doppio colpo da unescalation delle guerre commerciali

Le economie di tutti i paesi sono alle prese con i costi del Covid-19 ma potrebbero subire un doppio colpo dall’escalation delle guerre commerciali a meno che i colloqui internazionali per riscrivere le norme fiscali transfrontaliere non abbiano successo. L’avvertimento arriva direttamente dall’Ocse. L’organizzazione con sede a Parigi, che ha guidato i colloqui, ha affermato che i governi potrebbero ulteriori pressioni finanziarie dalle tariffe doganali nel caso non riescano a concordare un quadro fiscale globale entro la scadenza di metà 2021.

SENZA ACCORDI 100 MLD DI TASSE EXTRA

Secondo il The Guardian “l’accordo potrebbe compensare alcuni dei costi della pandemia aumentando fino a 100 miliardi di dollari le tasse extra, ha detto l’Ocse, ma solo se si raggiungerà il consenso tra i 140 paesi che hanno avviato i colloqui”.

UE LAVORA A UNA CARBON BORDER TAX

Intanto, però, l’Europa sta lavorando a un’imposta transfrontaliera per le importazioni di beni ad alta intensità di carbonio che molto presto “sarà introdotta in qualche forma”, ha detto Klaus-Dieter Borchardt, vicedirettore generale della Commissione europea per l’energia.

“Borchardt ha confermato in un’intervista trasmessa online alla conferenza virtuale Flame che tale meccanismo è in fase di formulazione, ma la sua esatta struttura non è ancora stata concordata”, si legge su S&P Global Platts.

“Arriverà qualcosa come un carbon border adjustment mechanism – ha aggiunto Borchardt -, ma ci saranno prima alcune aree in cui lo proveremo, la forma è ancora in discussione, perché si può fare in diverse forme”. Per questo, ha precisato “ci stiamo ancora sforzando a trovare una via per un tale meccanismo in un modo compatibile con il WTO. Abbiamo diverse idee, ma c’è ancora bisogno di lavorare. Forse proveremo in alcuni settori che sono meno legati al WTO rispetto ad altri”.

Nell’intervista, Borchardt ha ribadito che questa è la volontà espressa dall’attuale presidente della Commissione Ue Ursula von der Lyen.

FOCALIZZARSI SUI CONSUMI. CHI INQUINA DEVE PAGARE

Sempre durante il webinar, l’accademico Dieter Helm del New College di Oxford aveva in precedenza accennato a un regime di questo tipo, sostenendo che l’attuale quadro per la fissazione del prezzo del carbonio può spostare la colpevolezza per le emissioni all’esterno.

“Se si vuole arrivare unilateralmente al consumo di carbonio a zero, la risposta è che si deve arrivare al consumo di carbonio zero… il carbonio non è territoriale – ha detto nel suo discorso -. Chi inquina paga. Se non paghi per l’inquinamento che causi, non lo prenderai sul serio. Un mercato economicamente efficiente internalizza le esternalità. Il carbonio avrebbe un prezzo in un’economia efficiente”.

Helm si riferiva all’attuale Emission Trading Scheme come a “un prezzo a breve termine, volatile, che deve essere manipolato dalla Commissione per cercare di produrre la risposta che una carbon tax avrebbe prodotto”. Helm ha anche sostenuto che l’attenzione dovrebbe essere inizialmente focalizzata sugli emettitori commerciali più pesanti.

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