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L’acciaio italiano resiste ma servono nuove regole. Gozzi (Federacciai): Subito il decreto energia

C’è ottimismo nel settore siderurgico italiano nonostante le tante difficoltà. A fine 2024 il comparto ha fatto registrare un fatturato complessivo di 42 miliardi. Per il 2025 la stima è un +3-4% rispetto all’anno passato. Ora il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, auspica l’arrivo dell’atteso decreto energia dal governo che vada insieme a un approccio più pragmatico da parte dell’Ue nella transizione

Alla vigilia della presentazione del Rapporto annuale di Federacciai, il presidente Antonio Gozzi spiega perché il settore siderurgico italiano gode di buona salute e quali sono i margini di miglioramento, non escludendo il polo dell’ex Ilva. Nonostante l’incertezza dei mercati e il costo dell’energia (quello italiano, tra i più altri d’Europa) le cifre reggono. Dei 42 miliardi di euro del fatturato complessivo del 2024, 18,5 sono riconducibili alla produzione di acciaio (ex Ilva esclusa) che salgono a 29 miliardi se si tiene conto dei laminati.

GOZZI: SERVONO INTERVENTI DEL GOVERNO E UN CAMBIO APPROCCIO IN UE

Secondo quanto riporta Repubblica nell’intervista al numero uno di Federacciai la siderurgia è in pole anche sulla decarbonizzazione. «Nessuno al mondo è all’85% di produzione con l’elettrico. Ancora oggi il 60% dell’acciaio europeo è prodotto con altiforni a carbone. Anche sul piano occupazionale, i dati sono soddisfacenti: 35.000 addetti diretti e altrettanti nell’indotto» ribadisce Gozzi. Proprio per questo e per i floridi numeri del settore, il presidente di Federacciai auspica un intervento diretto da parte del governo e un approccio meno ideologico alla transizione verde dell’Ue, che potrebbe portare a un drammatico calo di occupazione in determinati settori, come quello dell’automotive.

IL TALLO D’ACHILLE DEL PREZZO DELL’ENERGIA

Una delle richieste di Federacciai al governo è togliere gli Emission trading System (ETS) dal turbogas, che hanno un valore di 25 euro al megawattora. «Se si eliminassero l’Italia si allineerebbe ai prezzi tedeschi, ossia 60-65 euro, che sono comunque più alti dei 40-42 euro della Francia e dei 55 della Spagna». Infatti, in Italia oggi l’energia costa 85-90 euro a megawattora.

PERCHE’ LA SIDERURGIA CRESCE

Secondo le stime fornite da Federacciai, la siderurgia chiuderà il 2025 con un aumento della produzione del 3-4% rispetto al 2024. Un incremento che corrisponde a 700-800.000 tonnellate in più, passando da 20 a 21 milioni di tonnellate. A dare una mano secondo Gozzi è stato il Pnrr: «A settembre abbiamo registrato un più 3,7% di produzione, credo per effetto dell’anticipazione dei consumi, visto che nel 2026 partiranno le misure di salvaguardia per la protezione dalla concorrenza sleale».

RILANCIO DELL’EX ILVA CENTRALE

Taranto dovrebbe prima di tutto creare le condizioni economiche per investire nell’Ex Ilva, secondo Gozzi. Visto il rifiuto del Dri e della la nave rigassificatrice, occorre un piano sociale e di riconversione con forni elettrici e i Dri. Il tutto con meno personale: 2.500- 3.000 addetti.

SINDACATI A PALAZZO CHIGI L’11 NOVEMBRE

Intanto, è stato rinviato dal 28 ottobre all’11 novembre l’incontro sull’ex Ilva tra governo e sindacati. Un posticipo che, si legge nella nota, sarebbe dovuto alla concomitanza del consiglio dei ministri che si occuperà, tra le altre cose, di sicurezza sul lavoro. I segretari generali di Fim Fiom e Uilm – Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella – hanno deciso comunque di recarsi a Palazzo Chigi martedì prossimo alle ore 18, per avere risposte concrete sul futuro dei lavoratori e degli stabilimenti.

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