Dal rapporto AQLI dell’Università di Chicago è emerso che circa tre quarti degli effetti negativi sulla salute dell’inquinamento atmosferico sono concentrati in soli 6 Paesi: Bangladesh, India, Pakistan, Cina, Nigeria e Indonesia
Nonostante i miglioramenti in Cina, l’inquinamento atmosferico in tutto il mondo continua a rappresentare il rischio esterno maggiore per la salute umana, con i Paesi dell’Asia e dell’Africa che subiscono la maggior parte dell’impatto. È quanto ha rivelato l’Energy Policy Institute (EPIC) dell’Università di Chicago nel suo rapporto annuale Air Quality Life Index (AQLI).
I MAGGIORI EFFETTI NEGATIVI CONCENTRATI IN 6 PAESI
Dall’analisi è emerso che circa tre quarti degli effetti negativi sulla salute dell’inquinamento atmosferico sono concentrati in soli 6 Paesi: Bangladesh, India, Pakistan, Cina, Nigeria e Indonesia. Secondo le stime del rapporto, se le particelle pericolose sospese nell’aria – note come PM2,5 – venissero ridotte ai livelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’aspettativa di vita media aumenterebbe di 2,3 anni in tutto il mondo, risparmiando complessivamente 17,8 miliardi di anni di vita.
I RISULTATI DELLA “GUERRA ALL’INQUINAMENTO” DELLA CINA
Sebbene i livelli medi di inquinamento mondiale negli ultimi 10 anni siano leggermente diminuiti, quasi tutto il miglioramento è stato determinato dalla Cina, dove una “guerra all’inquinamento” decennale ha visto la riduzione del PM2,5 di oltre il 40% dal 2013.
Se il gigante asiatico ha avuto un notevole successo nella sua guerra contro l’inquinamento atmosferico, la tendenza in altre parti del mondo sta andando invece nella direzione opposta”, ha spiegato il direttore dell’AQLI, Christa Hasenkopf. Nell’Asia meridionale il valore delle PM2,5 è aumentato di quasi il 10% dal 2013, riducendo l’aspettativa di vita media nella regione di circa 5 anni.
Inoltre, il crescente consumo di energia nell’Africa centrale e occidentale sta trasformando l’inquinamento da particolato in una crescente minaccia per la salute, al pari dell’HIV/AIDS e della malaria. Si ritiene che praticamente tutto il Sud-Est asiatico abbia “livelli di inquinamento non sicuri”, con un’aspettativa di vita media ridotta di 2-3 anni.
I 4 PAESI PIÙ INQUINATI AL MONDO SI TROVANO NELL’ASIA MERIDIONALE
L’Asia meridionale ospita i 4 Paesi più inquinati del mondo e quasi un quarto della popolazione mondiale. In Bangladesh, India, Nepal e Pakistan, i dati AQLI rivelano che, se i livelli di inquinamento persisteranno, i residenti potrebbero perdere in media circa 5 anni di aspettativa di vita. Dal 2013, circa il 59% dell’aumento mondiale dell’inquinamento è venuto dalla sola India.
I Paesi africani della Repubblica Democratica del Congo, Ruanda, Burundi e Repubblica del Congo sono tra i dieci Paesi più inquinati al mondo. Oggi nell’Africa centrale e occidentale l’inquinamento atmosferico rappresenta una minaccia per la salute tanto quanto i ben noti killer della regione come l’HIV/AIDS e la malaria.
L’ASIA E L’AFRICA MANCANO DI INFRASTRUTTURE FONDAMENTALI
Nonostante l’Asia e l’Africa contribuiscano per il 92,7% agli anni di vita persi a causa dell’inquinamento, mancano delle infrastrutture di base per il cambiamento. In Asia e Africa, rispettivamente, solo il 6,8% e il 3,7% dei governi forniscono dati sulla qualità dell’aria completi, e solo il 35,6 e il 4,9% dei Paesi in Asia e Africa dispongono di standard di qualità dell’aria. Entrambi sono ingredienti fondamentali per l’azione politica.
LA DISPARITÀ DEI FONDI PER COMBATTERE L’INQUINAMENTO
Esiste un’enorme opportunità per invertire questa disuguaglianza. Sebbene esista un grande fondo globale per l’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi che ogni anno eroga 4 miliardi di dollari per affrontare questi problemi, non esiste un insieme equivalente di risorse coordinate per l’inquinamento atmosferico. L’intero continente africano riceve meno di 300.000 dollari in fondi filantropici contro l’inquinamento atmosferico. Solo 1,4 milioni di dollari vanno in Asia (esclusa Cina e India). Secondo il Clean Air Fund, Europa, Stati Uniti e Canada ricevono 34 milioni di dollari.
GLI SFORZI DELLA CINA PER CONTENERE L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO
L’inquinamento della Cina dal 2013 è diminuito del 42,3%. Grazie a questi miglioramenti, il cittadino cinese medio può aspettarsi di vivere 2,2 anni in più, a condizione che le riduzioni siano durature. L’inquinamento in Cina è ancora 6 volte superiore alle linee guida dell’OMS, riducendo di 2,5 anni l’aspettativa di vita.
Le concentrazioni medie di PM2,5 in Cina nel 2022 erano pari a 29 microgrammi per metro cubo, ma restano ancora significativamente superiori alla raccomandazione dell’OMS di 5 microgrammi. “Non abbiamo ancora voltato pagina riguardo all’inquinamento atmosferico, anche se l’esempio della Cina ci mostra che il problema è gestibile”, ha commentato Hasenkopf.