Secondo il think tank Bruegel, nel settore degli investimenti verdi la proposta sulle regole fiscali messa sul tavolo dalla Commissione europea dovrebbe essere più ambiziosa
La proposta della Commissione europea, lanciata il 26 aprile scorso, di riformare le regole fiscali dell’Unione europea sembra avviarsi verso un accordo politico in seno al Consiglio. La Spagna ad inizio novembre ha proposto una “zona di atterraggio” per i negoziati, riflettendo delle simili raccomandazioni formulate a settembre su come migliorare la proposta, ovvero dare più sostanza alla condizione di “nessuna traslazione” – che dovrebbe impedire ai Paesi di rinviare l’aggiustamento – e una “salvaguardia del debito”, che richiede una riduzione del rapporto debito/PIL rispetto alla durata del periodo di aggiustamento di 4-7 anni, piuttosto che meccanicamente ai primi 4 anni.
Si propone inoltre la creazione di un gruppo di lavoro dedicato che riveda l’analisi di sostenibilità del debito (debt sustainability analysis – DSA) utilizzata dalla Commissione Europea, e di rendere la DSA pienamente trasparente. Questo – scrive Jeromin Zettelmeyer sul sito del think tank Bruegel – è uno sviluppo incoraggiante.
I BENEFICI DELLA PROPOSTA UE
La proposta dà inoltre qualcosa a tutte le parti: l’Italia otterrebbe la flessibilità necessaria per esentare la spesa relativa al fondo PNRR nel periodo 2025-2026 dalla più severa “condizione di non backloading”; la Polonia otterrebbe il riconoscimento esplicito della spesa per la difesa come “fattore rilevante” quando si avvia una procedura per disavanzo eccessivo (PDE); la Germania e gli altri membri fiscalmente conservatori otterrebbero due garanzie aggiuntive: un nuovo requisito minimo di riduzione del debito dopo il periodo di aggiustamento e l’obbligo per i Paesi di ridurre i propri deficit entro “un margine di sicurezza” ancora da specificare inferiore al benchmark del 3% del PIL. Rimangono tuttavia tre problemi.
I TRE PROBLEMI DELLE NUOVE REGOLE FISCALI
Il primo è che le salvaguardie aggiuntive potrebbero compromettere lo scopo principale della riforma, che è quello di adattare l’aggiustamento fiscale ai rischi del debito di ciascun membro. Richiedere un aggiustamento significativamente maggiore di quello che può essere giustificato dalla DSA minerà la “proprietà” dell’aggiustamento da parte del Paese. Questa preoccupazione potrebbe essere affrontata calibrando le garanzie proposte in modo che non siano normalmente vincolanti. Le protezioni dovrebbero essere come i guardrail che tengono un’auto sulla strada se sbanda, non come le assi che restringono la strada.
Una seconda preoccupazione è che i negoziati sembrano convergere nel considerare gli impegni dei piani di ripresa e resilienza sufficienti a soddisfare le condizioni dell’estensione nel primo round dei piani fiscali-strutturali a medio termine. La logica di offrire un’estensione del periodo di aggiustamento da 4 a 7 anni, però, è offrire incentivi per ulteriori investimenti e sforzi di riforma. Le riforme dei piani per la ripresa e la resilienza (RRP) sono già state concordate e finanziate attraverso il dispositivo per la ripresa e la resilienza dell’Unione europea. Inoltre, le riforme e gli investimenti nell’ambito dei PRR devono essere completati entro agosto 2026, appena due anni dopo il periodo di aggiustamento iniziale di 7 anni. La proroga di 3 anni dovrebbe quindi essere subordinata a riforme convincenti e/o piani di investimento che vadano oltre gli attuali prezzi consigliati.
REGOLE FISCALI GREEN?
L’ultima preoccupazione è che le norme proposte non sono sufficientemente ecologiche. Ciò riguarda la progettazione del debito e le misure di salvaguardia del non-backloading, che potrebbero impedire la spesa per investimenti finanziati dal debito anche quando quest’ultima è pienamente coerente con la sua sostenibilità. Se ad esempio si considera un aumento degli investimenti pari all’1% del PIL all’anno, nell’ambito di un programma approvato dall’Ue che dura 7 anni, accompagnato da un aggiustamento fiscale costante (lo 0,5% del PIL all’anno), che comporta riduzioni della spesa corrente e/o aumenti delle entrate: dopo 7 anni il programma di investimenti terminerà, la posizione fiscale sarà in surplus e il debito calerà rapidamente. Tuttavia, poiché nel frattempo il debito per finanziare l’investimento sarà aumentato, con le nuove regole questo piano verrebbe respinto, e questo non avrebbe senso.
La riforma delle regole fiscali potrebbe avviarsi verso una conclusione politica. Se questo sarà un finale soddisfacente o un ritorno ad un mix di obiettivi e restrizioni sovrapposti – molti dei quali privi di basi economiche – dipenderà da come verranno quantificate le misure di salvaguardia proposte. Nel settore degli investimenti verdi, la proposta sul tavolo dovrebbe essere più ambiziosa, dovrebbe offrire degli incentivi per gli investimenti oltre a quanto già finanziato dalle RRF, e gli investimenti verdi approvati dall’Ue dovrebbero essere esentati dalle garanzie.