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Tempa Rossa

Le scoperte di greggio in Albania mettono l’Italia di fronte ai suoi fantasmi

Il giacimento scoperto da Shell insiste su un prospetto geologico equivalente a quelli lucano su cui sono presenti la Val d’Agri e Tempa Rossa. Si ripetono i casi di Croazia e Montenegro

Rischia di trasformarsi nell’ennesimo remake di un film horror per l’economia italiana, e segnatamente per l’industria dell’Oil&Gas quanto sta accadendo in Albania, a circa 80 chilometri dalle coste pugliesi. Shell ha scoperto un “potenziale significativo” di greggio, lo stesso di Val d’Agri e Tempa Rossa. Facendo inevitabilmente correre la mente al ‘blocca trivelle‘ e alla corsa dei nostri vicini croati per le risorse in Adriatico.

POTENZIALE PRODUTTIVO DI DIVERSE MIGLIAIA DI BARILI AL GIORNO’ DI PETROLIO

I primi test di Shell sulla scoperta di Shpirag, situata nell’entroterra dell’Albania nei pressi di Berat, hanno evidenziato un ‘significativo potenziale di olio leggero’, rende noto la stessa major anglo-olandese, in un comunicato. Le verifiche sono state condotte grazie al pozzo esplorativo Shpirag-4 che hanno mostrato un potenziale produttivo di ‘diverse migliaia di barili al giorno’ di petrolio.

SHELL SPERA IN UNA CRESCITA DEL BUSINESS IN ALBANIA

“La scoperta di Shpirag è stata la prima nel prospetto albanese della ‘fold and thrust belt’ dove è stata coinvolta Shell – ha sottolineato Marc Gerrits, executive vicepresident Exploration della major -. Siamo contenti che i primi test abbiano confermato il potenziale della scoperta e guardiamo a una futura crescita del nostro business in Albania”.

SCOPERTA IN ALBANIA INSISTE SULLA STESSA PIATTAFORMA DI VAL D’AGRI E TEMPA ROSSA

La notizia importante però, non è tanto la scoperta in sé, quanto il fatto che secondo Shell il giacimento insiste su un prospetto geologico equivalente a quelli lucano su cui sono presenti la Val d’Agri e Tempa Rossa. Proprio questi ultimi vengono fuori da anni di querelle con le comunità locali specialmente Tempa Rossa che tra stop determinati da questioni ambientali, rinvii per problemi logistici legati alle raffinerie (il greggio approderà alla raffineria di Taranto) e sicurezza (di recente è stato firmato un protocollo per garantire sicurezza a cittadini e ambiente tra Mise, Regione e l’ad di Total E&p Italia) sembra essersi finalmente messo in carreggiata.

DA NOI VIGE UNA MORATORIA, BOCCIATI GLI EMENDAMENTI SBLOCCA TRIVELLE NEL DECRETO CRESCITA

Quello che però stona è che ancora una volta i nostri vicini sembrano correre di fronte alla nostra inerzia, ormai normata con la moratoria contro le trivellazioni nel nostro paese, introdotta nel Decreto Semplificazioni a cui si stava tentando di porre rimedio con degli emendamenti leghisti al decreto Crescita, tutti bocciati.

CROAZIA E MONTENEGRO BRINDANO ALL’INERZIA ITALIANA

Un vero e proprio paradosso quello italiano se si pensa che a pochi chilometri dalla costa pugliese si possono “ammirare” grandi strutture, battenti bandiera croata, che proseguono le loro trivellazioni in mare alla ricerca di petrolio e gas. La Croazia come l’Italia aveva deciso lo stop alle perforazioni in mare nel 2015 ma il governo di allora, guidato da Zoran Milanovic, è caduto dopo breve tempo, riaprendo la questione e portando ad accelerare le attività di ricerca ed estrazione del petrolio nel mar Adriatico. Non solo. Oltre ai piani di sfruttamento dell’Adriatico, Zagabria ha lanciato una nuova gara per cercare altri giacimenti al pari del Montenegro, dove nei mesi scorsi sono stati operate una serie di prospezioni geologiche commissionate da Eni e dalla russa Novatek.

ANCHE EDISON DI RECENTE SI È VISTA BLOCCARE UN AMPLIAMENTO DELLA PIATTAFORMA VEGA

In Italia si continua invece a dire no. A fine aprile stop anche per Edison: l’ampliamento della piattaforma petrolifera Vega nel canale di Sicilia non si farà. Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, come ha annunciato su Twitter, ha firmato il decreto ministeriale per bloccare la realizzazione di nuovi pozzi di ricerca a largo di Ragusa. Si tratta di otto pozzi: “La commissione Via Vas ha ritenuto che non rispettassero le garanzie ambientali, e io ho firmato il relativo decreto che ferma i progetti” e “se c’è un modo migliore per gestire l’ambiente e quindi la salute, io come uomo dello Stato ho il dovere di farlo e di servire il cittadino. Servono piccoli passi che seguono una visione coerente e precisa. Così si raggiungono gli obiettivi”, ha ammesso il ministro Sergio Costa parlando della questione.

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