L’analisi della rivista francese diretta da Gilles Gressani sull’ecologia di guerra come nuova dottrina bellica
Nel pieno del secondo mese di guerra in Ucraina, la rivista francese Grand Continent ha analizzato una possibile nuova dottrina: l’ecologia di guerra. Dal primo giorno del conflitto, su Energia Oltre raccontiamo quotidianamente gli effetti energetici del fronte bellico scatenato da Vladimir Putin. Ormai è chiaro come il nuovo ordine mondiale che uscirà da questo contesto avrà anche diversi contorni in materia ambientale e climatica.
L’ECOLOGIA DI GUERRA
Come scrive Pierre Charbonnier, la corsa dell’Occidente verso alternative alle forniture russe ha aperto “lo spazio a un nuovo discorso di mobilitazione ideologica ed economica da parte delle nazioni europee e degli Stati Uniti, che può essere definito un’ecologia della guerra”. In altre parole, come confermato dalla conferenza alla stampa estera di Draghi venerdì, l’Europa sta finanziando la guerra di Putin a causa del suo forte legame petrolifero con Mosca. Ecco perché, intraprendere una strada indipendente sul fronte energetico significherebbe per Bruxelles acquisire “sobrietà”, nonché dotarsi di “un’arma pacifica di resilienza e autonomia”.
Ma in che senso sobrietà? “Si tratta di rompere con dipendenza tossica sia in termini geostrategici, sia in termini di politiche climatiche. La sobrietà, nel quadro della nascente ecologia di guerra in Europa, consente di prendere due piccioni con una fava allineando l’imperativo della coercizione contro il regime russo e l’imperativo di ridurre le emissioni di gas serra” dice Charbonnier. Insomma, autonomia ma anche sostenibilità energetica.
IL PIANO DELL’IEA PER DIRE ADDIO AL GAS RUSSO
Un mese fa, come raccontato qui, l’Agenzia Internazionale dell’Energia ha pubblicato dieci punti su come ridurre la dipendenza dell’Unione europea dal gas naturale russo. La guerra ucraina ha rimesso in primo piano un quadro ben noto da anni. Osservato oggi, mette in luce la cecità strategica di Bruxelles e dei paesi membri nel legarsi a un paese autocratico.
ECOLOGIA DI GUERRA, TEORIA E PRATICA
“Da un punto di vista teorico, la nascita dell’ecologia della guerra corrisponde a un’evoluzione più profonda del discorso sulla sovranità in nazioni e regioni che storicamente hanno derivato una parte significativa del loro sostentamento dalle importazioni” scrive il Grand Continent.
Oggi, difendere le democrazie liberali e impedire a Mosca di ricattare con i tubi del gas significa che “l’armamento è un vettore di stabilità democratica allo stesso modo della decarbonizzazione dell’economia”. Detto altrimenti, “se la difesa della democrazia si basa sulla mobilitazione totale contro la Russia di Putin, se questa mobilitazione ha come strumenti la sobrietà energetica e la capacità di non cedere alla resa dei conti, allora le sfere di influenza legate alle energie rinnovabili e agli armamenti condividono interessi e valori comuni”.
Insomma, l’Europa (più che gli Stati Uniti) è chiamata ad una prova di maturità politica che passa oltre che dalla Difesa (vedi la questione delle spese militari) anche dall’Energia. Serve unità d’intenti, serve una direttrice unica che sia strategica. Negli anni passati sono stati commessi troppi errori in questo senso, adesso è il tempo di porvi rimedio per il bene delle generazioni future.