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Inquinamento

Legna e pellet? Inquinano più di gas e Gpl

Lo rivela uno studio di Innovhub, l’azienda di ricerca e consulenza della Camera di Commercio di Milano. Secondo l’Agenzia europea per l’Ambiente (Aea) nel 2015 428mila decessi prematuri per esposizione a inquinanti atmosferici

Camini, stufe a legna e stufe a pellet? Spesso vengono presentati come sistemi di riscaldamento “ecologici” mentre in realtà, sono molto più inquinanti di caldaie a metano o gpl. Lo rivela uno studio di Innovhub-Stazioni Sperimentali per l’Industria, l’azienda di ricerca e consulenza della Camera di Commercio di Milano presentato qualche settimana fa. E non si tratta di un dato di poco conto se si confronta la conclusione dello studio con l’ultimo report dall’Agenzia europea per l’Ambiente (Aea) sulla salute dell’aria, l’Air Quality Europe 2017.

Lo studio dell’Agenzia europea per l’Ambiente: polveri sottili e ozono un rischio per tutti

indiaNel 2015 le concentrazioni delle polveri sottili hanno continuato a superare i valori limite europei in gran parte del Vecchio Continente. Le PM10 hanno registrato concentrazioni superiori a quanto consentito per legge nel 19% delle stazioni di segnalazione di 20 paesi su 28 dell’Ue; per le PM2.5 si è raggiunto il 6% in tre paesi Ue. Complessivamente però, è il 19% della popolazione urbana dei Ventotto a essere esposta a livelli di PM10 superiori al valore limite giornaliero e circa il 53% è esposta a concentrazioni superiori al più rigoroso valore previsto dall’Oms. Ciò rappresenta un aumento rispetto al 2014, anche se la variazione può essere considerata compresa nella variabilità prevista da un anno all’altro. Stesso discorso per il PM2,5: è il 7% della popolazione urbana a essere esposta a livelli superiori al valore limite europeo e circa l’82% ai valori più rigorosi dell’Oms anche se tale valore risulta in diminuzione rispetto al 2014, ma rientra anch’esso nella variabilità prevista da un anno all’altro.

Il discorso non cambia se parliamo di ozono: il 2015 è stato un anno storicamente caldo a livello globale e ciò ha contribuito a diversi episodi intensi di ozono troposferico (O3), sottolinea l’Agenzia europea per l’Ambiente. Ben diciotto Stati membri Ue hanno registrato concentrazioni superiori al valore-obiettivo Ue per la protezione della salute umana. La percentuale di stazioni che hanno misurato concentrazioni superiori a consentito è stata del 41%, superiore all’11% registrato nel 2014 e la più elevata negli ultimi cinque anni. Circa il 30% della popolazione urbana dell’Ue a 28 vive in zone in cui nel 2015 è stata superata la soglia prevista, ben il 95% se si considera i valori più stringenti dell’Oms.

Identica conclusione anche per il biossido di azoto (NO2) che continua ad essere ampiamente superato in tutta Europa e per l’inquinamento da benzo[a]pirene (BaP), piuttosto significativo e diffuso, in particolare nell’Europa centrale e orientale. Tutto ciò, naturalmente, ha un impatto sulla salute umana, i costi sociali e l’ambiente.

Grave impatto per la salute dagli inquinanti: 428mila morti premature per il PM2.5inquinamento

Gli inquinanti europei più gravi in termini di danno alla salute umana sono polveri sottili, biossido d’azoto e ozono a livello del suolo, osserva l’Aea. Le stime degli impatti sulla salute attribuibili all’esposizione dell’inquinamento atmosferico indicano che le concentrazioni di PM2,5 nel 2014 sono state responsabili di circa 428mila decessi prematuri per esposizione a lungo termine in Europa, di cui circa 399mila nell’Ue a 28. L’impatto stimato dell’esposizione a concentrazioni di NO2 e O3 sulla popolazione di 41 paesi europei nel 2014 è stato rispettivamente di circa 78mila e 14.400 decessi prematuri all’anno. Per questo secondo l’Agenzia europea occorrono “politiche efficaci in materia di qualità dell’aria” che richiedono “un’azione e una cooperazione a livello mondiale, europeo, nazionale e locale, che devono raggiungere la maggior parte dei settori economici e coinvolgere i cittadini. Occorre trovare soluzioni olistiche che coinvolgano lo sviluppo tecnologico e i cambiamenti strutturali e comportamentali – sottolinea ancora l’Aea -. Tali misure saranno necessarie per conseguire il benessere umano e lo sviluppo sociale, proteggere il capitale naturale e sostenere la prosperità economica, tutti elementi che fanno parte della visione dell’Unione europea al 2050 di vivere bene entro i limiti del pianeta”.

In Italia situazione grave: 1.500 decessi prematuri per milione di abitante

La situazione risulta particolarmente grave in Italia. Secondo la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile nel report “La sfida della qualità dell’aria nelle città italiane”, il nostro paese con oltre 90 mila decessi prematuri ogni anno a causa delle elevate concentrazioni dei tre inquinanti critici, presenta tassi di mortalità più alti delle altre principali economie europee: oltre 1.500 decessi prematuri per milione di abitante, contro una media dell’Unione europea di poco più di mille decessi prematuri. Più nel dettaglio 66.630 sono attribuibili all’esposizione al PM2.5, 21.040 al diossido d’azoto e 3.380 alle alte concentrazioni di ozono. Oltre alle emissioni dei trasporti e quelle di origine industriale, il riscaldamento residenziale, soprattutto a biomasse, è tra i principali responsabili della produzione di queste polveri.

Un rimedio è possibile? Con apparecchi a gas e Gpl emissioni più pulite

Secondo lo studio di Innovhub-Stazioni Sperimentali per l’Industria è in sostanza lo sviluppo tecnologico l’elemento chiave su cui puntare per favorire un miglioramento della qualità dell’aria nel nostro Paese, e quindi anche negli altri. Un problema che ha diverse origini e va affrontato innanzitutto con un’opportuna legislazione ambientale riguardante la qualità dei combustibili e la manutenzione degli apparecchi per il riscaldamento: elemento quest’ultimo che, secondo la ricerca, ha un’importanza pari a quello della scelta dell’impianto stesso. Dallo studio comparativo sulle emissioni di apparecchi a gas, gpl, gasolio e pellet è emerso, inoltre, come i piccoli apparecchi alimentati a biomassa solida impattino in maniera rilevante sul valore delle emissioni inquinanti nel settore domestico, soprattutto per quanto riguarda  sostanze come il benzo[a]pirene e il particolato.

C’è dunque, anche una questione di combustibili visto che gli apparecchi a gas naturale e Gpl registrano valori pressoché nulli di emissioni di particolato rispetto al pellet. E Lo stesso vale per le emissioni di Benzo(a)pirene, altra sostanza particolarmente inquinante. Nello studio milanese, sono state messe a confronto 2 stufe a pellet, una di gamma medio-alta, fra le più vendute in Italia, l’altra di tipo economico, venduta nella grande distribuzione. Entrambe le stufe sono state testate sia con pellet di classe A1 (la qualità più elevata sul mercato) sia con pellet di classe A2 (la tipologia di minor qualità). Il gas naturale e il Gpl hanno fatto registrare un fattore di emissione di Particolato inferiore ai 0,04 g/GJ (grammi per gigajoule), il gasolio di 0,1 g/GJ, la legna di 254 g/GJ, il pellet di qualità A1 impiegato su stufa di alta gamma 23,9 g/GJ, lo stesso pellet in stufa a bassa gamma 44,1 g/GJ, il pellet di qualità A2 in stufa ad alta gamma 83,8 g/GJ e in stufa a bassa gamma 82,9 g/GJ.

Non solo. Le caldaie a gas hanno prodotto emissioni di Monossido di Carbonio (CO) da 3 a 6 volte inferiori al pellet e 100 volte inferiori alla legna. Nel caso degli Ossidi di azoto (NOx), i valori relativi al pellet sono circa 3 volte quelli rilevati per i combustibili gassosi e per il gasolio da riscaldamento. I valori degli Ossidi di zolfo (SOx) ricavati per i combustibili gassosi risultano da 3 a 40 volte inferiori rispetto al pellet e da 10 a 30 volte inferiori rispetto alla legna. Infine, per quanto riguarda il Benzo(a)pirene, i valori più alti sono stati rilevati sulla legna (68,7 g/MJ, microgrammi per megajoule) e, tra gli altri combustibili, sul pellet (0,22 g/MJ, quello di qualità A1 su stufa ad alta gamma), mentre la concentrazione degli stessi nei fumi delle caldaie a gas naturale e GPL è risultata non rilevabile (inferiore a 0,08 g/MJ). Dalla ricerca è emerso, infine, un peggioramento delle performance legato all’“invecchiamento” dell’impianto e alla manutenzione, tanto che senza la pulizia quotidiana può verificarsi una variazione che può andare dal 10 fino al 100% in più di emissioni di polveri sottili.

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