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Putin Russia Energia

L’Europa affronterà anni difficili, ma è la Russia che rischia di perdere la partita energetica

Per Agathe Demarais, direttore delle previsioni globali per l’Economist Intelligence Unit, “inizia a sembrare che entro circa 3 anni l’Europa non avrà più bisogno del petrolio e del gas russi”

Questo inverno nell’Unione Europea i timori di continui blackout provocati dai tagli alle esportazioni di energia russa dovuti alla guerra di Mosca in Ucraina si sono attenuati grazie ad un mix di fortuna, clima mite e un’azione rapida. Ad ottobre e novembre il clima caldo, proprio all’inizio della stagione del riscaldamento, ha consentito all’Ue di ridurre drasticamente il consumo di gas e di immagazzinare più combustibile per i mesi invernali. Nel frattempo, il crollo della domanda cinese a causa dei lockdown per il Covid ha permesso alle navi cisterna di GNL dirette in Asia di essere dirottate verso i Paesi europei.

Anche i funzionari UE hanno avuto un ruolo, incoraggiando i Paesi a ridurre i consumi, migliorare l’efficienza e aumentare le forniture di energia alternativa per contribuire a compensare il calo dell’offerta. La fortuna, però – scrive Todd Prince su RadioFreeEurope/RadioLiberty (un’organizzazione per le comunicazioni ed emittente radiofonica fondata dal Congresso degli Stati Uniti) – può correre in entrambe le direzioni.

Secondo gli analisti, infatti, quest’anno un’inversione di tendenza, unita ad ulteriori tagli alle esportazioni di gas da parte della Russia, potrebbe lasciare l’Europa per il prossimo inverno con forniture energetiche insufficienti e prezzi alle stelle. “Se nel 2023  le importazioni di gas dalla Russia all’Unione europea scenderanno a zero e la domanda cinese di GNL rimbalzerà ai livelli del 2021, l’Unione europea quest’anno dovrà affrontare un grave divario tra domanda e offerta”, ha dichiarato l’Agenzia Internazionale dell’Energia in un rapporto del 12 dicembre scorso.

“Nel breve periodo, l’Europa si trova in una situazione difficile ma, nel lungo periodo, la Russia non potrà vincere questa guerra energetica”, ha affermato a novembre Agathe Demarais, direttore delle previsioni globali per l’Economist Intelligence Unit, aggiungendo che il prossimo inverno la situazione potrebbe peggiorare.

L’AIE ha stimato che il deficit di gas dell’UE nel 2023 potrebbe raggiungere i 57 miliardi di metri cubi (quasi il 15% della domanda prevista), sebbene abbia affermato che le misure attualmente in fase di attuazione – come nuovi progetti solari ed eolici – dovrebbe ridurre il deficit a 27 miliardi di metri cubi.

Secondo l’AIE, per coprire il divario rimanente, l’Unione europea dovrebbe investire immediatamente altri 100 miliardi di euro per espandere i progetti di energia alternativa e aumentare l’efficienza energetica.

Il gas naturale è ampiamente utilizzato per riscaldare case ed edifici, alimentare centrali elettriche e gestire processi industriali, come la produzione di fertilizzanti. Una carenza porterebbe a prezzi dell’energia elevati e volatili nell’Ue, innescando la distruzione della domanda industriale e domestica e il razionamento dell’energia. Alcuni Paesi hanno già messo in atto piani di emergenza in caso di crisi, ma molto dipenderà da ciò che la Russia farà (o non farà).

IL CALO DELLE ESPORTAZIONI DI GAS RUSSO IN EUROPA

La Russia è stata il più grande fornitore di gas dell’Unione Europea, rappresentando quasi il 40% della domanda UE nel 2021, dando a Mosca un’enorme influenza sul settore energetico europeo. Mosca è stata anche rapida nell’usare quel potere dopo aver scatenato la guerra in Ucraina a febbraio, cercando di minare l’unità occidentale e il sostegno a Kiev riducendo drasticamente le esportazioni di gas verso l’Ue e spingendo i prezzi a livelli record.

Si prevede che le esportazioni di gas russo verso l’Unione europea quest’anno scenderanno a circa 60 miliardi di metri cubi rispetto ai 140 miliardi di metri cubi del 2022 e ai quasi 200 miliardi di metri cubi del 2019, l’anno pre-Covid. Nonostante le peggiori relazioni degli ultimi decenni tra Mosca e l’Occidente, La Russia sta fornendo ancora gas all’UE tramite gasdotti che attraversano l’Ucraina e la Turchia, e sta anche spedendo GNL all’Europa. Nel 2023, però, alcuni esperti affermano che le esportazioni di gas russo potrebbero essere ulteriormente ridotte o interrotte del tutto, costringendo l’Europa a cercare gas in un mondo con opzioni limitate.

Secondo l’AIE, la Russia attualmente sta fornendo all’UE circa 25 milioni di metri cubi su base annua, di cui circa due terzi arrivano attraverso l’Ucraina, dove proseguono i combattimenti. “Con il gasdotto ucraino penso ci sia il rischio di danni accidentali o danni intenzionali”, ha affermato Nadia Kazakova, analista di Renaissance Energy Advisors, aggiungendo che le esportazioni russe attraverso la Turchia dovrebbero continuare, a meno che il Cremlino non decida per una completa chiusura del gasdotto verso l’UE. “Continueranno a pompare fino a quando non andranno a tutto campo in Ucraina”, ha detto Kazakova.

Chris Weafer, esperto di energia russa del Macro Advisory, con sede a Mosca, ha affermato che non si aspetta che la Russia ridurrà ulteriormente i volumi di gas verso l’Europa, perché ha bisogno di denaro e non può vendere il gas proveniente dai gasdotti ad altri mercati a causa di una mancanza di infrastrutture.

La Russia nel 2022 ha guadagnato enormi entrate dalle esportazioni, con l’aumento dei prezzi delle materie prime, ma questo denaro è stato in gran parte utilizzato per finanziare la guerra, che ora sta vivendo il suo 11° mese, senza una fine in vista. Le prospettive delle entrate dalle esportazioni di Mosca nel 2023 sembrano sostanzialmente peggiori. Il petrolio – la principale merce di esportazione della Russia – è già crollato da un massimo di 130 dollari di marzo a poco più di 80 dollari, vicino al minimo di un anno. Mosca, poi, a causa delle sanzioni occidentali sta vendendo il suo petrolio con un forte sconto rispetto al prezzo di mercato.

UN “GIOCO DEL POLLO” ?

Le esportazioni di petrolio e prodotti raffinati nel 2022 hanno rappresentato circa il 34% delle entrate del bilancio federale russo, con il gas che ha rappresentato circa il 10%, secondo Elina Ribakova, economista dell’Institute of International Finance di Washington.

Si prevede che la Russia nel 2022 e 2023 registrerà deficit di bilancio consecutivi di circa il 2%, costringendo il Cremlino ad attingere al suo cosiddetto “fondo per le emergenze” per coprire il deficit. La Russia “avrà bisogno almeno degli attuali volumi di esportazione di gas, perché dovrà cercare di mantenere il deficit di bilancio il più basso possibile”, ha detto Weafer. Almeno per ora, però, la dipendenza taglia ancora in entrambe le direzioni.

Europa e Russia ” quest’anno sono riuscite a ridurre la dipendenza dal gas, ma i volumi ora sono scesi a livelli critici”, ha affermato Weafer. “Nessuno dei due può permettersi che i volumi di gas dalla Russia all’Europa nel 2023 diminuiscano ulteriormente”. L’UE nel 2022 ha importato più GNL russo rispetto all’anno precedente, poiché ha faticato a trovare alternative al gas russo. “Il GNL dalla Russia è politicamente più accettabile per l’Europa: consente a Bruxelles di dire che ha delle opzioni e che non è bloccata con il rischio russo. La realtà però non è così chiara”, ha aggiunto Weafer.

L’UE ha ampiamente coperto il deficit di gas russo di 80 miliardi di metri cubi importando più GNL dagli Stati Uniti e dal Medio Oriente, passando al carbone e migliorando il risparmio energetico. Tuttavia, l’aumento dei prezzi dell’energia ha causato circa 10 miliardi di metri cubi di distruzione della domanda industriale, ha affermato l’AIE.

IL GNL E LA CONCORRENZA CON LA CINA

Per compensare il calo del gas russo, l’UE nel 2022 ha importato circa 50 miliardi di metri cubi in più di GNL. Sarebbe stato molto più difficile da fare, se la Cina non avesse bloccato la sua economia per combattere il Covid. Tra il 2016 e il 2021 la Cina ha più che triplicato i suoi acquisti di GNL, e lo scorso anno è diventata il più grande importatore mondiale di carburante. Si prevedeva che nel 2022 ne avrebbe importato ancora di più, ma i lockdown hanno finito per ridurre la domanda di 20 miliardi di metri cubi, consentendo il dirottamento dei carichi di GNL verso l’Unione europea.

Nel 2023, però, l’Europa potrebbe non essere così fortunata. La Cina ha allentato i suoi lockdown e, secondo gli esperti, la sua domanda di GNL potrebbe tornare ai livelli del 2021, portando alla concorrenza con l’Europa per i carichi spot. “Potremmo vedere l’Europa lottare per attrarre volumi sufficienti di GNL per riempire i depositi prima del prossimo inverno”, ha affermato Carlos Diaz, analista di Rystad Energy.

“A peggiorare le cose – ha proseguito Diaz – nel 2023 ci sarà poca crescita nei gasdotti non russi o nelle forniture di GNL. La Norvegia, l’Azerbaigian e i Paesi del Nord Africa – principali esportatori di gas verso l’UE – stanno già operando a capacità o quasi, e gli Stati Uniti e il Qatar non lanceranno nuovi grandi progetti di esportazione di GNL per altri due anni. L’UE quest’anno potrebbe compensare una parte della domanda di gas con un aumento della produzione di energia idroelettrica, ma le speranze che anche l’energia nucleare si riprenda potrebbero non concretizzarsi. Il consumo UE dipende fortemente dalle condizioni meteo, quindi quanto sarà difficile il prossimo inverno dipenderà anche da quanto sarà caldo o freddo il resto dell’inverno attuale. L’Unione europea ha avuto alti livelli di stoccaggio di gas a dicembre grazie ad un autunno insolitamente caldo, anche se un’ondata di freddo di breve durata nel corso dello stesso mese ha ridotto le riserve. Più bassi saranno gli stoccaggi in primavera, più gas l’UE dovrà acquistare in un mercato con offerta limitata per prepararsi all’inverno 2023-24. Se il resto della stagione invernale dovesse rivelarsi “normale”, l’UE uscirà dalla stagione del riscaldamento con volumi sufficienti negli stoccaggi, “rendendo più facile il rifornimento ad un livello confortevole entro l’inizio del prossimo inverno”, ha affermato Diaz. Se farà più freddo del normale, l’UE potrebbe dover affrontare una situazione difficile: “mancano ancora 3 mesi all’inverno e gli stoccaggi hanno iniziato ad esaurirsi rapidamente, quindi non è ancora certo che questo inverno sarà facile come alcuni si aspettano”, ha detto Diaz lo scorso 20 dicembre.

IL “SUICIDIO DEL GAS” DI PUTIN

In ogni caso però, secondo gli analisti, mentre l’UE nel breve termine potrebbe soffrire della riduzione delle forniture energetiche a causa della resa dei conti Bruxelles-Mosca sulla guerra in Ucraina, nel lungo termine la Russia è destinata a perdere. “Il ricatto di Mosca ha, una volta per tutte, convinto i Paesi UE che la Russia non è un fornitore di energia affidabile”, ha scritto Demarais. Mentre l’Europa intensifica gli sforzi per abbandonare la sua dipendenza da Putin, “comincia a sembrare che, entro circa 3 anni, l’Europa non avrà più bisogno del petrolio e del gas russi”.

È un cambiamento epocale che difficilmente si sarebbe potuto prevedere prima che Putin lanciasse l’invasione dell’Ucraina, anche dopo anni di tensione tra Mosca e l’Occidente. “Il business del gas russo in Europa ora è quasi morto”, ha scritto 12 dicembre Thane Gustafson, professore alla Georgetown University e autore di numerosi libri sull’industria energetica russa.

La Russia esporta gas in Europa dagli Anni 60 e la relazione simbiotica è sopravvissuta alle profondità della Guerra Fredda, alla disgregazione dell’Unione Sovietica del 1991 e anche alla rocciosa transizione di Mosca verso un’economia di mercato. Negli Anni 2000, la posizione della Russia come principale fornitore di gas in Europa sembrava assicurata per i decenni a venire. Putin – che ha preso il potere alla fine del 1999 – aveva accettato di investire oltre 200 miliardi di dollari per sviluppare nuovi progetti di gas nella penisola dello Yamal, nell’estremo nord, da esportare in Europa.

Per portare il gas sul mercato evitando il transito attraverso l’Ucraina, ha ordinato la costruzione di diversi nuovi gasdotti di esportazione, tra cui il Nord Stream 1 e 2, verso la Germania, e il TurkStream, verso la Turchia. Questi investimenti negli ultimi anni hanno aiutato la Russia a generare entrate annuali dalle esportazioni di gas europeo di oltre 50 miliardi di dollari.

Con il calo della produzione interna di gas in Europa, la Russia sembrava destinata a continuare a trarre vantaggio dalle esportazioni di gas verso l’UE. “Si prevedeva che la domanda europea di gas avrebbe continuato a crescere per almeno un altro decennio”, ha scritto Gustafson, ma la decisione di Putin di invadere l’Ucraina e la successiva interruzione delle esportazioni di gas verso l’Europa ha “spezzato” la fiducia dell’Unione europea nel Cremlino “per una generazione”.

La guerra ha accelerato la transizione dell’Europa dai combustibili fossili verso alternative più pulite, con il risultato che, tra 5 anni, la Turchia rimarrà “l’unico acquirente” del gas russo in Europa. “Il risultato finale – ha concluso Gustafson – è chiaro: Putin non si è semplicemente suicidato con il gas ma, insieme ad esso, ha ucciso l’ultimo mezzo secolo di accordi”.

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