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Petrolio

L’Europa “punto debole” della domanda mondiale di greggio

La domanda di petrolio zoppicante combinata con una produzione shale statunitense superiore al previsto presenta seri rischi di ribasso per il mercato petrolifero.

Era difficile pensare che l’Europa potesse essere uno dei principali motori della crescita petrolifera tra la fine del 2018 e l’inizio del nuovo anno ma anche che fosse uno dei punti deboli della domanda mondiale di greggio.

RALLENTAMENTO DELL’ECONOMIA IN UE: IN PRIMA LINEA LA GERMANIA

trivelleIn Europa il consumo è rimasto per lo più stabile per diverso tempo. Tuttavia, negli ultimi mesi, la domanda è diminuita il che suggerisce un rallentamento dell’economia. Come tra l’altro certificano i dati statistici di molti paesi europei. Soprattutto in Germania. Secondo Standard Chartered, società finanziaria internazionale con sede a Londra che fornisce servizi a privati, imprese e governi, a dicembre la domanda di greggio tedesca è scesa di 302 mila barili di petrolio al giorno rispetto all’anno precedente. Si tratta del decimo mese consecutivo di calo dei consumi superiore a 150.000 mila barili di petrolio giornalieri.

IN EUROPA CALO COMPLESSIVO DI 755MILA BARILI AL GIORNO

A novembre la Germania sembrava essere l’unica fonte di fragilità nel Vecchio Continente. Ma a dicembre, la debolezza si è allargata in molti altri paesi europei. Sempre secondo Standard Chartered, la Francia ha registrato un calo di 124 mila barili di petrolio al giorno, l’Italia 38 mila, il Regno Unito 36 mila e i Paesi Bassi 85 mila. Complessivamente, nei paesi europei dell’Ocse, la domanda è crollata in dicembre di 755 mila barili giornalieri. Standard Chartered sostiene che la principale minaccia alla domanda globale di petrolio (e ai prezzi del petrolio) proviene dunque dall’Europa, non dalla Cina.

ANCHE LA CINA È FONTE DI DEBOLEZZA DELLA DOMANDA

Ma anche la Cina è fonte di debolezza della domanda. Ci sono diversi parametri che indicano un rallentamento dell’economia del paese asiatico che riguardano le Pmi, la vendita di auto e un rallentamento delle importazioni e delle esportazioni. L’esito dei negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina potrebbe dire molto di più su come sarà il futuro.

GLI ANALISTI HANNO RIVISTO LE LORO STIME AL RIBASSO petrolio usa

Gli analisti petroliferi hanno dovuto comunque rivedere leggermente le loro stime della domanda per quest’anno, dopo averle precedentemente mantenute stabili. L’Opec ha abbassato la stima di 50 mila barili al giorno e la statunitense Eia ha effettuato una revisione analoga. La grande domanda è se questi cambiamenti siano una tantum o se si tratti dell’inizio di qualcosa di più grande.

L’ECCESSO DI OFFERTA DOVUTO ALLO SHALE USA

Anche ipotizzando che le stime della domanda rimangano sostanzialmente invariate, esse contrastano con le continue revisioni al rialzo dell’offerta – in particolare, la crescita dello shale statunitense. La Eia ha effettuato una revisione al rialzo di 300 mila barili al giorno nel 2019, fino a raggiungere una media di 12,4 milioni di barili al giorno. In un rapporto separato – il Drilling Productivity Report – l’Eia prevede che gli Stati Uniti aggiungeranno altri 84 mila barili giornalieri a marzo rispetto a febbraio.

ANCHE IL BRASILE NUOVO PLAYER PETROLIFERO IN ASCESA

Da non dimenticare anche del Brasile. Le stime più recenti dell’Agenzia Internazionale dell’Energia e dell’OPEC indicano che la crescita della produzione brasiliana quest’anno sarà di circa 360 mila barili giornalieri a partire dal 2018, e il Brasile vedrà la seconda maggiore crescita dell’offerta, seconda solo agli Stati Uniti anche grazie ai bacini pre-salt.

PER COMMERZBANK SERI RISCHI DI RIBASSO PER IL MERCATO PETROLIFERO

La domanda zoppicante combinata con una produzione shale statunitense superiore al previsto presenta seri rischi di ribasso per il mercato petrolifero. “La ripresa dei prezzi del petrolio sembra essersi conclusa per ora. Sembra che il forte aumento della produzione petrolifera negli Stati Uniti stia avendo un effetto di rallentamento”, ha scritto Commerzbank in una nota la scorsa settimana. “La produzione nel bacino del Permiano” dovrebbe “superare i 4 milioni di barili al giorno per la prima volta a marzo” sorpassando “notevolmente le quantità prodotte da Emirati Arabi Uniti, Brasile e Kuwait. Solo cinque paesi producono più petrolio del bacino permiano, esclusi gli Stati Uniti”, ha osservato Commerzbank. In ogni caso c’è da dire che le aziende shale non sono redditizie in modo uniforme o non lo sono affatto e questo potrebbe rallentare lo sviluppo. Assieme all’alto tasso di declino di queste risorse: solo a marzo si stima che il Permiano perderà 249 mila barili di petrolio al giorno, una cifra che è raddoppiata dall’inizio del 2018 anche se per il momento la nuova produzione (+292 mila barili) garantisce un guadagno netto.

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