Esponenti del mondo della politica, delle aziende e delle associazioni hanno discusso degli scenari del nostro Paese al convegno alla Camera “Piattaforma nucleare sostenibile: costruire la fiducia sociale”, organizzato da WEC
Oggi alla Camera, nella Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto, si è svolto il convegno “Piattaforma nucleare sostenibile: costruire la fiducia sociale”.
Il ritorno di una piattaforma nucleare sostenibile nel dibattito energetico italiano pone al centro non solo questioni tecnologiche e industriali, ma anche la capacità di costruire un consenso informato nei confronti dei cittadini e delle comunità locali.
A partire dalla ricerca condotta da Project Tempo sull’accettabilità sociale del nucleare in Italia, WEC Italia promuove un confronto che intreccia prospettive politiche, accademiche e industriali attorno ai temi dell’informazione corretta e della partecipazione pubblica in rapporto alle possibili traiettorie nucleari nel mix energetico del Paese.
SQUERI: DOPO L’INEVITABILE REFERENDUM BISOGNERÀ VINCERE L’EFFETTO NIMBY
“A giorni arriverà in Parlamento il disegno di legge per normare il ritorno del nucleare in Italia, dunque iniziare ad affrontare il tema ‘fiducia nel nucleare’ è essenziale, perché nelle varie fasi del ritorno sicuramente ci sarà non solo il passaggio al referendum, che sarà inevitabile, ma ancor più poi ci sarà il passaggio per vincere l’effetto NIMBY”. Lo ha dichiarato Luca Squeri, segretario della Commissione Attività Produttive alla Camera.
“Fiducia – ha aggiunto Squeri – che il nucleare ha dovuto affrontare come tema agli inizi. Il nucleare all’inizio degli Anni 60 era ben visto dalle associazioni ambientaliste, perché addirittura il tema dell’impatto ambientale era l’idrico, non quello che abbiamo adesso rispetto al fotovoltaico e all’eolico, per cui gli ambientalisti ritenevano che il nucleare, dovendo consumare molto meno suolo e avendo meno impatto poteva essere una tecnologia positiva. Poi, però, sono entrati in campo in maniera pesante gli interessi, dunque ci fu la fortissima lobby dei petrolieri che avversò questa tecnologia. Anni fa Berlusconi – a me piace ricordarlo -, all’indomani del referendum, quando vide il risultato disse ‘adesso dobbiamo aspettare che l’opinione pubblica si rassereni e torni ad essere consapevole che il nucleare è fondamentale per il mondo e per il Paese, per ricominciare il cammino’. Noi l’abbiamo ricominciato, è questo è un passo verso quel cammino”.
SALVEMINI (MASE): COSTRUIRE IL CONSENSO SUL TERRITORIO È NODALE
“Costruire il consenso sul territorio credo sia nodale per portare avanti qualunque partita sulle infrastrutture energetiche, a maggior ragione quella sul nucleare. Il nucleare evoca sentimenti di paura, un po’ legati ad eventi del passato bellico e un po’ legati agli unici due incidenti nucleari della storia, che però ci hanno lasciato dei ricordi e delle paure, e che però bisogna anche vedere che sono serviti a creare delle tecnologie più sicure oggi, perché nel nucleare l’esperienza contentissima”. Lo ha dichiarato Francesca Salvemini, capo segreteria tecnica del MASE.
“Quei due incidenti – ha spiegato Salvemini – ci hanno consentito di avere delle tecnologie che tengono conto anche di quello che è stato il passato. Oggi quindi non è più un ritorno al passato, ma un ritorno al futuro. Stiamo parlando di tecnologie che, dal punto di vista della sicurezza, hanno dei livelli decisamente più avanzati, anche grazie alle esperienze passate”.
SALVEMINI (MASE): LA PIATTAFORMA NUCLEARE È STATA UN MOMENTO DI CONFRONTO IMPORTANTE E NON DIVISIVO
“Il Consiglio dei Ministri – ha proseguito l’esponente del Ministero – ha approvato in via definitiva il disegno di legge per riabilitare la produzione dell’emergenza in Italia che a breve approderà in Parlamento e si aprirà un dibattito. Sarà un dibattito ampio, perché il governo ha voluto che sia il più ampio possibile, proprio per questo siamo arrivati con un disegno di legge. In realtà è stato il punto di arrivo di un lungo lavoro, iniziato più di un anno e mezzo fa e che, con calma e rigore, ci ha consentito innanzitutto di capire dove eravamo”.
“La Piattaforma per un nucleare sostenibile – ha spiegato Salvemini – si è chiusa senza grandi clamori, ma per chi vi ha partecipato è stata un momento di confronto molto importante e assolutamente non divisivo. Alla fine questo è un tema che, quando esce fuori, diventa un tema strumentalizzato e divisivo, quindi era importante partire da una maggiore consapevolezza su questa tecnologia e sul ruolo che questa e le altre nuove tecnologie possono giocare nel futuro del nostro Paese e non solo”.
FERRAZZA (ENI): LA FUSIONE HA GRANDI POTENZIALITÀ DI USO SU RETE IN MODO SCALABILE
“Noi come Eni sono direttamente impegnati nello sviluppo della tecnologia da fusione per un utilizzo commerciale quindi, uscendo dai laboratori e in collaborazione con i laboratori, farne una fonte utilizzabile sulla rete. Questo perché, come Eni, siamo impegnati in un programma di decarbonizzazione molto importante, che guarda un mix che va dai biocarburanti alle rinnovabili, abbiamo una società intera che se ne occupa. Lo ha dichiarato Francesca Ferrazza, responsabile Unità Magnetic Fusion Initiatives di Eni.
“La fusione – ha spiegato Ferrazza – la vediamo come una frontiera, un po’ spostata in avanti nel tempo, ma con una tecnologia che ha delle grandi potenzialità di essere utilizzata sulla rete in maniera scalabile. Per quanto riguarda il tema dell’informazione trasparente e della comunicazione, anche noi, nel nostro piccolo, 2-3 anni fa abbiamo fatto dei sondaggi che hanno mostrato come, a distanza di un anno, il pubblico intervistato ha mostrato un maggiore interesse nei confronti della fusione, di cui comunque si sa molto poco. Noi allora diciamo che si tratta di processi industriali, perché l’informazione trasparente è importante”.
GENTILE (ANSALDO): BISOGNA VEICOLARE MESSAGGI TRASPARENTI, COERENTI E CONCRETI
“La parola fiducia credo debba essere la parola attorno alla quale dovrà ruotare il dibattito nei prossimi mesi, perché senza fiducia il nucleare non potrà mai tornare ad essere parte del portafoglio energetico del nostro Paese, questa è una realtà che va affrontata”. Lo ha dichiarato Daniela Gentile, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare.
“Il ritorno al nucleare nel dibattito – ha aggiunto Gentile – non è solo una sfida tecnologica, è una sfida culturale e relazionale, e credo che il ruolo delle industrie sia importante in quanto possano aiutare nel ruolo di ascoltatore, quindi ascoltare, spiegare e coinvolgere sono attività in cui l’industria può giocare un ruolo molto importante.
Un altro tema è quello della trasparenza, quindi la comunicazione anche da parte dell’industria dev’essere accessibile e trasparente, in maniera tale da superare un limite strutturale che le aziende portano con loro, cioè quelle di essere percepite come portatori di interessi, e quindi come una voce non oggettiva. Questo è un handicap che si può superare solo con un percorso di lungo periodo: il nucleare è un argomento che va interpretato nel lungo periodo, cercando di veicolare messaggi trasparenti, coerenti e soprattutto concreti”.
IACCARINO (ENEL): CON NUCLITALIA IN 2 ANNI VALUTEREMO LA FATTIBILITÀ DEGLI SMR
“Enel è una utility, e in quanto tale non fa attività che non abbiano un senso industriale, e il senso industriale di un’attività è quello che porta a vedere le cose da un punto di vista molto razionale. Una tecnologia, per essere utilizzata, deve avere delle caratteristiche: il nucleare ha la caratteristica di portare tanta energia decarbonizzata e di essere meno influenzata dai fattori geopolitici che ci stanno funestando ormai da diversi anni”. Lo ha dichiarato Fabrizio Iaccarino, responsabile Affari istituzionali di Enel.
“Un altro fatto – ha aggiunto Iaccarino – è che non acquisteremo in futuro una tecnologia per installarla e per risarcirla, se non avrà i giusti costi, e quindi il giusto ritorno per chi investe. Connessi a questo sono anche la tempistica e la sicurezza: non realizzeremmo mai un impianto che non sia sicuro e che disponibile.
Il motivo per cui il nucleare spesso è stato tacciato di essere antieconomico è il suo gigantismo, il motivo per cui oggi quegli enormi impianti che si studiavano fino a 15-20 anni e che sono tuttora in costruzione noi non riteniamo che siano realizzabili in questo momento. Siamo invece interessati – e da qua la nostra partecipazione in Nuclitalia – a studiare, gli small modular reactors, i piccoli reattori modulari. In Nuclitalia abbiamo il 51% della società, e credo che questo possa rappresentare un ulteriore elemento di comfort per il sistema, perché parliamo di aziende vive nei loro settori e che, insieme, sinergicamente, possono anche lavorare ad un percorso, perché il nucleare non è una questione di giorni. Con Nuclitalia, noi riteniamo, in un paio di anni al massimo, di poter studiare queste tecnologie, comprendere fino in fondo se – come crediamo – hanno queste caratteristiche di realizzazione con tempi e con costi ragionevoli, se possono contribuire a produrre tanta energia decarbonizzata al prezzo giusto, andando a complemento delle rinnovabili”.
OLIVIERI (EDISON): LA NOSTRA VISIONE È DI UN ‘DISTRETTO NUCLEARE’
“Oggi non guardiamo più ai grandi impianti nucleari – che si trovavano isolati rispetto alle città e alle industrie -, ma ad impianti molto più piccoli, che possono essere perfettamente integrati nel contesto cittadino e dell’industria”. Lo ha dichiarato Valeria Olivieri, head of Strategy and Corporate development di Edison.
“Questi reattori a cui guardiamo adesso – ha aggiunto Olivieri – possono offrire servizi ulteriori rispetto all’energia elettrica: ad esempio possono fornire servizi co-generativi, quindi calore ad alte temperature o idrogeno, aiutando così concretamente il processo di decarbonizzazione anche per le industrie hard to abate. Questi impianti generano un indotto enorme sulla comunità locale: uno studio di Ambrosetti ha stimato che per ogni 100 euro investiti vi sono altri 240 euro che si attivano per l’economia locale a supporto dell’iniziativa.
Considerando tutti questi fattori, in Edison immaginiamo la costruzione di un progetto-distretto, cioè non partire in maniera asettica dal progetto della centrale nucleare, ma considerare il nuovo impianto nucleare all’interno del territorio”.
MONTI (AIN): SE LA TECNOLOGIA NON VIENE ACCETTATA, NON HA LE GAMBE PER CAMMINARE
“Il tema del nucleare è la madre di tutte le battaglie perché, una volta formato il consenso e il coinvolgimento popolare, mettere a terra le cose è semplice, e la tecnologia trova il modo di offrire al mercato i prodotti che vanno bene per quel momento. La tecnologia può essere bellissima, ma se non viene accettata a livello pubblico e democratico, poi non ha le gambe per camminare”. Lo ha dichiarato Stefano Monti, presidente dell’Associazione Italiana Nucleare.
“L’Associazione Italiana Nucleare – ha aggiunto Monti – fa comunicazione, stakeholder e engagement, ma non lo facciamo con la prospettiva di una lobby: per statuto, vogliamo offrire una piattaforma per un dibattito a tutti coloro che hanno voglia di ascoltare e di confrontarsi, siamo la piattaforma per il coinvolgimento e il dibattito. Devo dire con un certo orgoglio che questa fiamma che era stata accesa l’associazione l’ha tenuta accesa anche in tempi un po’ oscuri, dal dopo Fukushima fino al maggio 2023, quando c’è stata la mozione parlamentare. L’onorevole Squeri è stato forse il primo che ha aperto questo ‘Vaso di Pandora’ e dall’oscurità e ci ha messo sotto la luce”.
CORRADO (MASE): FUTURO DEL NUCLEARE DIPENDERÀ DA CAPACITÀ DI COSTRUIRE CONSENSO E FIDUCIA
“E’ dall’integrazione di tutti gli attori coinvolti che possiamo arrivare al risultato. Questa missione che abbiamo è fatta di coraggio, di analisi, di contraddizioni e di ragionamento continuo. Qui, in qualità di responsabile della comunicazione del Ministero, non posso non suggellare questa premessa, ovvero che il tema della comunicazione nel settore nucleare rappresenta un nodo cruciale per qualsiasi strategia nazionale di rilancio energetico. Il futuro del nucleare in Italia dipenderà sicuramente dalle scelte infrastrutturali, tecnologiche e finanziarie, ma dipenderà soprattutto dalla capacità di costruire consenso e fiducia, e quello sulla comunicazione deve essere visto come un investimento strategico al pari delle infrastrutture e delle normative”. Lo ha dichiarato Fiorella Corrado, capo ufficio stampa e comunicazione del MASE.
MARGHERI (WEC): L’ITALIA È LA SECONDA MANIFATTURA NUCLEARE D’EUROPA
Le conclusioni sono state affidate a Marco Margheri, presidente di WEC Italia. “Ci sono diversi bilanci in questo momento che l’Italia in questo momento ha la possibilità di impostare nel senso giusto. Il primo bilancio è quello del nostro saper fare, delle competenze, dei progetti, degli investimenti che tutte le aziende ogni giorno portano nel mondo. Sono competenze che stanno nel settore più esatto, nell’accademia e nel settore pubblico. Sono competenze che in tutte le nuove filiere dell’innovazione sostenibile, in questo momento, ci rendono la seconda manifattura nucleare d’Europa. È un risultato custodito nel tempo che non possiamo permetterci di non valorizzare, in un momento in cui nel mondo la crescita straordinaria di domanda elettrica – che deriva sia dallo sviluppo che dallo sviluppo specifico dei data center e dell’IA – sta producendo”.
“Il secondo bilancio – ha aggiunto Margheri – è quello del nostro Paese come Paese purtroppo povero di energia domestica, ma assolutamente affamato di energia da trasformare in grande capacità produttiva. Abbiamo bisogno e vogliamo restare una grande economia manufatturiera e vogliamo un sistema energetico capace di alimentare in modo sicuro e competitivo il sistema industriale”.