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Aramco

L’Ipo di Aramco rinviata: ma (ancora) nessuno stop definitivo

“La società è pronta e i tempi dipenderanno dalle condizioni del mercato e saranno in un momento a scelta degli azionisti”, la posizione ufficiosa di Aramco

Rischia di togliere il sonno a molti investitori di settore l’Ipo di Aramco. Proprio in questi giorni si sarebbe dovuta lanciare la più grande offerta sui mercati azionari della storia, ma a quanto pare – ancora una volta – tutto è stato rinviato.

SI ASPETTANO LE GIUSTE CONDIZIONI DI MERCATO

Aramco, scrive Arabian Business, pare essersi trincerata dietro “condizioni di mercato”. Tutto dipenderà da quelle. Che a quanto pare, tardano a manifestarsi. Le indiscrezioni delle ultime settimane parlavano di una quotazione in due fasi che sarebbe dovuta avvenire questa settimana “ma il gigante dell’energia ha deciso di rimandare la data di negoziazione a dicembre o a gennaio”, ha riferito Afp. “La società è pronta e i tempi dipenderanno dalle condizioni del mercato e saranno in un momento a scelta degli azionisti”, ha affermato una fonte di Afp senza fornire ulteriori dettagli.

I PROBLEMI DI TRASPARENZA

Il governo saudita non ha fornito alcuna spiegazione per i ritardi dell’IPO, ma pare che la ragione principale sia da ricercarsi nell’intenso controllo legale delle finanze della società e del funzionamento interno di Aramco, che ne bloccherebbero il tentativo di quotazione, spiega Arabian Business.

SI ASPETTANO I RISULTATI DEL TERZO TRIMESTRE

Per Bloomberg, invece, l’IPO è stata ritardata di almeno alcune settimane “per incorporare i risultati del terzo trimestre”. “Il rinvio ha portato un po’ di sollievo al mercato poiché molti investitori locali avevano venduto partecipazioni azionarie per investire in azioni Aramco, hanno detto gli analisti”.

UNA QUOTAZIONE IN DUE FASI

Aramco ha previsto una quotazione in due fasi, con circa il 2 per cento del capitale negoziato sulla borsa Tadawul in Arabia Saudita e un ulteriore 3 per cento su una borsa estera. Con una valutazione di 2 trilioni di dollari, la vendita del 5 per cento potrebbe consentire alla società di raccogliere circa 100 miliardi di dollari, in quella che sarebbe la più grande IPO di sempre, eclissando anche Alibaba che nel 2014 raccolse 25 miliardi di dollari.

LE IMMENSE RISORSE DI ARAMCO MA I DIVIDENDI ARRANCANO

Aramco, secondo alcune fonti, ha a disposizione risorse per 263 miliardi di barili di petrolio greggio e 320 trilioni di piedi cubi di gas naturale, molto più di qualsiasi altra compagnia petrolifera privata o statale. “Ma l’apparente desiderio di Riad di avere una valutazione da 2 trilioni di dollari potrebbe essere ancora difficile da giustificare”, ha dichiarato Russ Mold, direttore di Bell Investment ad Arabian Business. “Il rendimento da dividendi atteso dalla società è ben al di sotto di quello offerto dalla maggior parte delle principali compagnie petrolifere mondiali”, ha affermato Mold.

UNO STOP DEFINITIVO? PARE DI NO

Naturalmente non manca chi crede che questo ennesimo rinvio si tramuti in uno stop definitivo per la quotazione dell’azienda saudita in borsa. “Le banche sono ora preoccupate che sarà ritardata fino alla fine del 2019, perché l’Ipo avrebbe potuto avere un effetto a catena nel mondo finanziario in quanto le banche avrebbero contato sui guadagni che l’IPO avrebbe dovuto portare – ha evidenziato Oilprice.com -. Allo stesso tempo, non vi sono chiari segnali di una revoca totale dell’offerta pubblica iniziale. Le dichiarazioni molto positive di funzionari russi, come Kirill Dmitriev, amministratore delegato del Russian Direct Investment Fund (RDIF) durante la visita di Vladimir Putin in Arabia Saudita, unite al sentimento positivo nei mercati del GCC e asiatici, suggeriscono che l’IPO Aramco diventerà una realtà”.

I GRANDI FONDI SOVRANI SOSTENGONO L’IPO

Nelle ultime settimane, è emerso che l’IPO sarà sostenuta da diversi grandi fondi sovrani, come l’Abu Dhabi Investment Authority (ADIA), il GIC di Singapore, Mubadala di Abu Dhabi e altri. Fonti hanno persino indicato che questi fondi sovrani avevano già ordinato alle banche di iniziare a prepararsi per l’IPO. Anche i cinesi hanno dichiarato di voler partecipare. L’unica vera dichiarazione negativa è stata fatta dal fondo d’investimento di Singapore, Temasek, che ha dichiarato apertamente che non avrebbe investito in Aramco.

I PROLEMI DI ARAMCO

Ma dietro le notizie positive, rimangono alcuni problemi preoccupanti. “La più pressante è che il profilo di rischio complessivo della più grande compagnia petrolifera del mondo è aumentato sostanzialmente nelle ultime settimane – ha evidenziato Oilprice.com -. Alcuni rischi erano già stati identificati, come la trasparenza, la responsabilità e la possibile interferenza del governo saudita. Anche se queste questioni sono state trattate legalmente da Aramco, gli analisti restano molto diffidenti circa il potenziale impatto di una partecipazione in un’entità ancora largamente posseduta e influenzata dal governo. La quotazione in borsa non eliminerà questi timori. Il carattere opaco del processo decisionale dell’IPO ha reso un ampio gruppo di investitori e banche molto diffidenti nei confronti del risultato. La mancanza di trasparenza all’interno del Regno sarà sempre un problema per la società.

IL RISCHIO GEOPOLITICO IL PIU’ GRANDE DA SCROLLARE VIA

“Un’altra questione non ancora pienamente affrontata, anche se i mercati petroliferi sembrano scrollarsi di dosso i rischi geopolitici, è la questione Abqaiq. Il fatto che un rappresentante o un attore terzo possa mettere in ginocchio la più grande compagnia petrolifera del mondo ha sconvolto gli investitori. I rischi politici possono essere affrontati con sufficiente facilità, ma le minacce militari su larga scala sono nuove per la maggior parte degli investitori. Anche se Aramco è riuscita a riportare la produzione e le esportazioni ai livelli precedenti, la facciata invincibile di Aramco è stata gravemente intaccata”, ha proseguito Oilprice.com. “Affinché l’IPO sia una storia di successo, Aramco dovrebbe essere valutata a 1,5-2 trilioni di dollari, e le questioni evidenziate sopra potrebbero aver trascinato l’azienda al di sotto di quel livello. Con i mercati petroliferi globali ancora in lotta per ripristinare la stabilità, la domanda sotto pressione e l’instabilità regionale che causa paura, la valutazione di Aramco ha subito una frenata. Neanche le voci che l’OPEC, nella prossima riunione, punterà a nuovi e severi tagli di produzione non aiutano la situazione”, ha concluso Oilprice.com.

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