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L’Occidente continua a fare affidamento sul settore nucleare della Russia, proteggendo Mosca da ulteriori sanzioni

Alcuni Paesi dell’Unione europea che utilizzano reattori VVER, progettati dalla Russia e che utilizzano combustibile russo, hanno cercato delle fonti di combustibile alternative, in gran parte dagli Stati Uniti

L’Occidente fa ancora affidamento sull’industria nucleare russa e viceversa. Nel report annuale World Nuclear Industry Status si legge infatti che la “significativa interdipendenza” ha protetto la Russia da ulteriori sanzioni europee, ma che ridurre la dipendenza dell’Occidente rischia di aumentare i costi.

L’EUROPA HA CERCATO DI ALLONTANARSI DAL NUCLEARE DELLA RUSSIA

Dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022, i Paesi occidentali hanno cercato di liberarsi delle forniture energetiche russe e hanno imposto delle dure sanzioni, nel tentativo di intaccare le entrate di Mosca. Alcuni dei cinque Paesi dell’Unione europea che utilizzano reattori VVER, progettati dalla Russia e che utilizzano combustibile russo, hanno cercato delle fonti di combustibile alternative, in gran parte dagli Stati Uniti.

L’IMPORTANZA DEL COMBUSTIBILE NUCLEARE DI MOSCA

Ciononostante – riporta Sky News -, lo scorso anno diversi Stati hanno accumulato combustibile russo, aumentando le importazioni. “L’interdipendenza tra la Russia e i suoi partner occidentali resta significativa”, afferma il rapporto, guidato dai consulenti energetici Mycle Schneider e Antony Froggatt, ex della Chatham House del Regno Unito. Inoltre, alcune aziende occidentali – come una sezione della compagnia elettrica statale francese EDF – si affidano ai reattori russi per vendere i loro componenti. “Con Rosatom che ha implementato tutti i 13 siti di costruzione di reattori nucleari avviati fuori dalla Cina negli ultimi 5 anni, i fornitori di pezzi – ad esempio le turbine Arabelle della Francia – non hanno altri clienti stranieri oltre a Rosatom”, afferma il rapporto, riferendosi ad un’unità di EDF.

LE STRATEGIE NUCLEARI DEL REGNO UNITO E IL RAPPORTO CON LA RUSSIA

A gennaio, il precedente governo britannico ha annunciato un fondo di 22 milioni di sterline per lo sviluppo di un nuovo tipo di combustibile nucleare, l’uranio a basso arricchimento ad alto dosaggio, attualmente prodotto commercialmente solo dalla Russia, nel tentativo di recidere i legami energetici con Mosca.

Nel rapporto si legge anche che le “strette interdipendenze industriali e di mercato” tra le industrie nucleari russe e occidentali spiegano in parte “le esitazioni europee ad imporre sanzioni al settore nucleare” e che “gli sforzi per ridurre o eliminare la dipendenza della Russia dall’uranio naturale, dalla conversione e dai servizi di arricchimento probabilmente aumenteranno i costi”.

La panoramica della produzione di elettricità nucleare globale ha rilevato che è lo scorso anno è cresciuta del 2,2%, a 2.602 TWh netti, fornendo il 9% dell’elettricità mondiale. Nel Regno Unito, il nuovo governo ha detto di essere impegnato nella centrale nucleare di Sizewell C, pianificata nel Suffolk, sebbene non abbia ancora preso una decisione finale di investimento. Il dipartimento dell’Energia sta esaminando i primi piani elaborati dall’ultima amministrazione anche per un altro importante impianto nel nord del Galles.

LA RUSSIA COLPISCE LE INFRASTRUTTURE ENERGETICHE DELL’UCRAINA

L’Agenzia internazionale per l’energia ha affermato che l’Ucraina affronta un deficit di fornitura di energia elettrica di circa un terzo della domanda di picco, a seguito degli attacchi russi a centrali elettriche, centrali termiche, reti di trasmissione e altri siti di Kiev. Ciò ha già causato blackout a rotazione e una fornitura di elettricità limitata ad alcune regioni per alcune ore al giorno.

Un portavoce del Dipartimento per la Sicurezza energetica e il Net Zero del Regno Unito ha affermato che “non dovremmo mai più essere lasciati vulnerabili a dittatori come Putin. L’indipendenza energetica è al centro del nostro approccio per raggiungere le zero emissioni”.

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