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L’Ocse esorta ad abbandonare petrolio e gas russi e a puntare sulle rinnovabili

Ocse: ridurre al minimo la dipendenza dalla Russia per le importazioni chiave, diversificando le fonti di energia e accelerando la transizione dai combustibili fossili investendo di più nelle energie rinnovabili

La crescita economica mondiale verrà penalizzata di un punto percentuale per via del conflitto tra Ucraina e Russia, mentre l’inflazione, già alta all’inizio dell’anno, potrebbe crescere di almeno altri 2 punti percentuali. È quanto emerge dall’ultimo rapporto Ocse “Economic and Social Impacts and Policy Implications of the War in Ukraine”.

L’IMPATTO SULLE MATERIE PRIME

Secondo l’Organizzazione per la cooperazione sociale ed economica, a risentirne saranno innanzitutto i prezzi delle materie prime che già sono aumentati, in particolare grano, fertilizzanti e metalli utilizzati nell’industria come il nichel e il palladio prodotti dalla Russia. Inoltre, l’impennata dei prezzi dei metalli potrebbe influenzare una vasta gamma di industrie come quella degli aerei, delle auto e dei chip.

SHOCK ENERGETICO SU FAMIGLIE E IMPRESE

Ma è soprattutto il settore energetico quello che subirà l’impatto maggiore. La Russia, spiega Ocse nel report “fornisce circa il 16% del gas naturale del mondo e l’11% del petrolio”. L’Europa in particolare “è fortemente dipendente dal gas e dal petrolio russo. I prezzi spot del gas in Europa sono ora più di 10 volte più alti di un anno fa, mentre il costo del petrolio è quasi raddoppiato nello stesso periodo. Lo shock dei prezzi danneggerà le famiglie e interromperà la produzione di beni e servizi in tutto il mondo”.

LE PAROLE DEL SEGRETARIO GENERALE CORMAN

Parlando oggi alla presentazione della valutazione, il segretario generale dell’OCSE Mathias Cormann ha affermato che “la compressione dell’offerta di materie prime che deriva da questa guerra, sta esacerbando le interruzioni della catena di approvvigionamento causate dalla pandemia, che probabilmente peserà sui consumatori e sulle imprese per qualche tempo a venire. In termini di risposta politica e di mercato, dobbiamo rimanere freddi. Abbiamo bisogno sia di un’azione ragionevole a breve termine che di un’azione ragionevole a lungo termine – ha aggiunto -. L’Ue dipende pesantemente dalla Russia per il suo approvvigionamento energetico. Il 27% delle importazioni di petrolio greggio dell’UE, il 41% delle sue importazioni di gas naturale e il 47% delle importazioni di combustibile solido provengono dalla Russia. Ci vorranno alcuni anni per compensare completamente questa dipendenza e costruire la sicurezza energetica in Europa, ma l’azione dovrebbe iniziare ora”.

Secondo Cormann “in queste circostanze estreme che il mercato europeo dell’energia si trova ad affrontare, incoraggerei fortemente un riesame a mente aperta delle attuali impostazioni politiche, compresa una rivalutazione della struttura e del design del mercato più appropriato – per garantire la sicurezza energetica e l’accessibilità economica, pur rimanendo in linea con gli obiettivi climatici”.

I SUGGERIMENTI SULLA POLITICA MONETARIA

Per l’Ocse “di fronte a un tale shock dell’offerta, la politica monetaria dovrebbe rimanere concentrata nel garantire aspettative d’inflazione ben ancorate e intervenire se necessario, assicurando il buon funzionamento dei mercati finanziari. Le priorità immediate di spesa per i governi includono i costi del sostegno ai rifugiati in Europa, mentre misure fiscali temporanee, tempestive e ben mirate sono necessarie per attutire l’impatto immediato della crisi su consumatori e imprese”.

“MISURE DI SOSTEGNO AI CLIENTI VULNERABILI SIANO TEMPORANEE”. “STOP A DIPENDENZA ENERGETICA DALLA RUSSIA”

Mentre per quanto riguarda i trasferimenti temporanei di denaro mirati ai consumatori vulnerabili, questi “possono essere un modo efficiente di mitigare l’impatto degli aumenti dei prezzi dell’energia. Altre misure sono o meno ben mirate a coloro che hanno veramente bisogno di sostegno o creano distorsioni controproducenti. Andando oltre l’emergenza immediata, queste misure dovrebbero essere riviste”, ha però ammonito l’Organizzazione con sede a Parigi che stima misure fiscali governative ben mirate di circa 0,5 punti percentuali del PIL come in grado di mitigare sostanzialmente l’impatto economico della crisi senza aumentare sostanzialmente l’inflazione. Che ha anche chiesto di “ridurre al minimo la dipendenza dalla Russia per le importazioni chiave, diversificando le fonti di energia e accelerando la transizione dai combustibili fossili investendo di più nelle energie rinnovabili”.

QUI IL RAPPORTO COMPLETO

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