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Gas

L’Ue avverte: con stop gas russo gravi conseguenze su economia

Prezzi del gas sotto i 100 euro al MWh. Sui pagamenti la Commissione Ue conferma le aziende dell’Unione europea possono pagare il gas russo senza violare le sanzioni del blocco contro la Russia

Uno stop del gas russo potrebbe portare gravi conseguenze all’Europa e in particolare all’Italia che è uno dei maggiori importatori di combustibile dalla Russia. A certificare un rischio già noto, è stata la Commissione europea nelle sue previsioni economiche di primavera.

GENTILONI: RIDOTTO IL POTERE DI ACQUISTO DELLE FAMIGLIE

Nel corso della presentazione il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni ha ricordato che l’incertezza dell’offerta ha portato a un rinnovo della pressione al rialzo sui prezzi delle materie prime con l’aumento dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari che ha ridotto il potere d’acquisto delle famiglie, soprattutto a basso reddito pesando su consumi e domanda interna.

DA STOP AL GAS RUSSO CRESCITA A RISCHIO PER L’EUROPA

Secondo le previsioni europee uno stop al gas russo potrebbe costare all’Europa il 2,5% di crescita e il 3% del tasso di arresto mentre per l’Italia il deficit/pil dovrebbe attestarsi quest’anno al 5,5% e al 4,3% nel 2023. Il debito/pil dovrebbe passare dal 150,8% nel 2021 al 147,9% quest’anno, al 146,8% l’anno prossimo.

UE, DUE SCENARI PESSIMISTICI PER LE PREVISIONI DI PRIMAVERA. IL REPORT A CURA DI INTESA SANPAOLO

“Le Previsioni di Primavera della Commissione Europea risentono degli effetti dello shock energetico e del conflitto in Ucraina che si riflettono in revisioni al ribasso delle stime di crescita e al rialzo per quelle d’inflazione. Lo scenario prospettato rimane quindi espansivo con una recessione che diventerebbe però probabile nell’ipotesi di un nuovo shock sui prezzi o di un taglio delle forniture di gas russo. Nonostante il rallentamento della ripresa e le misure di calmieramento varate per constare gli effetti dei maggiori prezzi energetici Bruxelles continua a vedere un progressivo miglioramento dei parametri fiscali”. È quanto emerge dal report sulle previsioni di primavera della Commissione Europea a cura della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.

“Nelle Previsioni di Primavera la Commissione Europea ha tagliato le stime di crescita nel biennio 2022-23: 2,7% quest’anno (da un precedente 4%) e 2,3% l’anno prossimo (da 2,7%); sostanzialmente in linea con le nostre stime (2,8% nel 2022, 2,3% nel 2023). Nello scenario delineato dalla Commissione la ripresa dovrebbe quindi proseguire nei prossimi trimestri, seppur su ritmi più contenuti rispetto alle scorse previsioni: l’economia è attesa rimanere circa stagnante nel trimestre in corso prima di tornare a crescere su ritmi intorno al mezzo punto percentuale su base congiunturale nel 2° semestre. La limatura delle stime di crescita rispetto all’inverno risente prevalentemente dell’impatto dei maggiori prezzi energetici sull’attività (in media per il 2022 la Commissione stima il petrolio a 103,6 dollari/barile e il gas naturale a 97,8 euro/MWh sulla base dei prezzi dei futures nella seconda metà di aprile)”, si legge nel report.

Sono comunque stati analizzati due scenari più pessimistici entrambi recessivi: “Scenario avverso con prezzi di gas e petrolio superiori del 25% per tutto l’orizzonte previsionale. La crescita del PIL risulterebbe inferiore di 1,25 pp nel 2022 e di 0,5 pp nel 2023 mentre l’inflazione sarebbe superiore rispettivamente di 0,75 pp e di 0,5pp”, scrive il report. E Scenario severo “nel quale allo shock sui prezzi ipotizzato nello scenario avverso viene associata un’interruzione delle forniture di gas naturale dalla Russia con limitata possibilità di sostituzione nel breve termine. L’impatto cumulato sulla crescita sarebbe pari a 2,75 pp nel 2022 e a 1,25 pp nel 2023. L’inflazione risulterebbe superiore di circa 3pp nell’anno in corso e di oltre 1pp in quello successivo.Sul fronte dell’inflazione invece le previsioni sono state alzate al 6,1% nel 2022(con un picco al 6,9% nel trimestre in corso) e al 2,7% nel 2023; in inverno le stime erano ferme al 3,5% per quest’anno e a 1,7% per quello successivo”.

PREZZI DEL GAS IN CALO

Intanto i prezzi del gas in Europa stanno registrando un leggero calo e al momento sono sotto i 100 euro al MWh, sui 96 euro. Probabilmente un ulteriore calo si avrà con la decisione di Bruxelles sul pagamento del gas in rubli o meno. L’orientamento prevalente pare essere quello di concedere la possibilità alle società europee di pagare in euro o dollari e lasciare che la conversione in rubli sia un’operazione interna di Gazprombank.

SI CONFERMA LA LINEA SUI PAGAMENTI

La Commissione europea ha confermato che le aziende dell’Unione europea possono pagare il gas russo senza violare le sanzioni del blocco contro la Russia. È quanto emerge da una guida aggiornata sulla questione visionata da Reuters.

Nella guida la Commissione ha confermato il suo precedente consiglio secondo cui le sanzioni dell’UE non impediscono alle società di aprire un conto presso una banca designata e le società possono pagare per il gas russo, purché lo facciano nella valuta concordata nei loro contratti esistenti e dichiarare la transazione completata quando quella valuta viene pagata. Quasi tutti i contratti di fornitura che le società dell’UE hanno con il gigante russo del gas Gazprom sono in euro o dollari.

Le aziende dovrebbero fare dunque una “dichiarazione chiara” affermando che quando pagano in euro o dollari, considerano rispettati i loro obblighi derivanti dai contratti esistenti, afferma la guida. Va inteso che “tali pagamenti in tale valuta esonerano definitivamente l’operatore economico dagli obblighi di pagamento previsti da tali contratti, senza ulteriori azioni da parte loro in merito al pagamento”, si legge. (Energia Oltre – set)

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