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L’Ue chiede che i veicoli a fine vita siano riutilizzabili, ma non è così semplice

Il Consiglio Ue a breve avvierà i negoziati con il Parlamento europeo, non appena questo adotterà la sua posizione. Se però da Bruxelles le reazioni sono perlopiù positive, le organizzazioni del settore gestione rifiuti e quelle del riciclo materiali sono di tutt’altro avviso

Il Consiglio dell’Unione europea ha adottato la sua posizione sul regolamento sui veicoli a fine vita, che stabilisce i requisiti per garantire che i nuovi veicoli siano progettati in modo da favorirne il riutilizzo, il riciclo e il recupero. Il regolamento introduce, tra gli altri, un obiettivo obbligatorio per la plastica riciclata e prevede in futuro la possibilità di fissare obiettivi anche per l’acciaio riciclato, l’alluminio e le materie prime critiche.

LE DIVERSE POSIZIONI SUL REGOLAMENTO DEI VEICOLI A FINE VITA

Se l’europarlamentare polacca e ministra del Clima e dell’Ambiente Paulina Hennig-Kloska parla di “una svolta per l’Europa, perché il regolamento riduce i rifiuti, la nostra dipendenza da materie prime critiche provenienti dall’estero e porta la nostra industria automotive nel cuore dell’economia circolare”, di tutt’altro avviso è la Federazione europea dell’industria del riciclo (EURIC). Quest’ultima individua infatti diverse criticità contenute nella posizione di Bruxelles. In particolare, sottolinea che gli obiettivi fissati sulle plastiche e i metalli da recuperare sono deboli.

L’INTENTO DEL REGOLAMENTO EUROPEO

Per Bruxelles la posizione espressa dal Consiglio Ue aumenta il livello di ambizione, includendo nel regolamento gli autocarri pesanti, le moto e i quadricicli a due o tre ruote. Proprio come le auto e i furgoni, anche la progettazione di questi veicoli dovrà permettere la rimozione di parti, e i produttori dovranno stabilire una strategia di circolarità, oltre ad etichettare le diverse componenti.

CAMBIO DI PROPRIETÀ ED ESENZIONI

Il Consiglio Ue, inoltre, ad ogni cambio di proprietà di veicoli usati, obbliga a presentare una documentazione che dimostri che il veicolo non è un veicolo fuori uso. Un requisito che non si applicherà alle vendite tra privati, eccetto quelle concluse online, poiché quest’ultime rappresentano una situazione di maggior rischio. La posizione del Consiglio Ue chiarisce la definizione di veicolo fuori uso e introduce delle esenzioni per i veicoli di particolare interesse culturale e per le vecchie auto restaurate per essere utilizzate ancora su strada.

GLI OBIETTIVI UE SULLA PLASTICA RICICLATA NEI VEICOLI

L’Unione europea mira ad avere una percentuale minima di contenuto di plastica riciclata nei veicoli, e per farlo propone un approccio in tre fasi: un 15% entro 6 anni dall’entrata in vigore del regolamento, un 20% entro 8 anni e un 25% entro 10 anni. La Commissione europea avrà la facoltà di prevedere delle deroghe temporanee a questi obiettivi, in caso di carenza di plastica riciclata o di prezzi eccessivi del materiale.

LA CONSEGNA DEI VEICOLI A FINE VITA

Il Consiglio Ue chiarisce che, alla fine del loro ciclo di vita, i veicoli dovranno essere consegnati ad un impianto di trattamento autorizzato o ad un punto di raccolta, e prevede il loro successivo trattamento (stoccaggio, disinquinamento, inclusa la rimozione di fluidi e parti pericolose, frantumazione).

I NEGOZIATI CON L’EUROPARLAMENTO E IL COMMENTO DI EURIC

Il Consiglio a breve avvierà i negoziati con il Parlamento europeo, non appena questo adotterà la sua posizione. Se però da Bruxelles le reazioni sono perlopiù positive, le organizzazioni del settore gestione rifiuti e quelle del riciclo materiali sono di tutt’altro avviso.

La Federazione europea dell’industria del riciclo (EURIC) ha dichiarato infatti che la posizione espressa dal Consiglio Ue sulla revisione del regolamento sui veicoli fuori uso presenta certamente alcuni progressi in materia di circolarità, in particolare attraverso il sostegno agli obiettivi obbligatori per la plastica riciclata e al miglioramento della tracciabilità dei veicoli fuori uso. “Tuttavia – spiega – obiettivi più deboli e opportunità mancate sui metalli rischiano di rallentare lo slancio quando l’Europa dovrebbe trasformare la decarbonizzazione in un motore di crescita e competitività”.

E, ancora, “sebbene l’inclusione di una clausola speculare per le importazioni e l’obbligo di audit da parte di terzi sugli impianti che producono materiale plastico riciclato sia un passo positivo verso una concorrenza più equa e la tracciabilità, questi miglioramenti sono messi in ombra da un indebolimento degli obblighi fondamentali. L’abbassamento dell’obiettivo di contenuto riciclato dal 25% al 15% è un passo indietro, poiché è in contraddizione con gli obiettivi dichiarati del regolamento: l’obiettivo del 30% di riciclaggio della plastica ELV è fissato per 60 mesi, ma dopo 72 mesi è richiesto solo il 3,75% di contenuto riciclato di plastica ELV nei veicoli nuovi. Un’incoerenza che rischia di minare la credibilità e la fiducia degli investitori”.

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