Entro il 14 marzo dovrebbe arrivare l’ok del Parlamento europeo al testo sull’efficientamento energetico degli edifici. In Italia la direttiva “Case green” riguarderà circa 5 milioni di immobili residenziali
È iniziato il conto alla rovescia per la direttiva europea “Case green”, che si pone l’obiettivo di ristrutturare e migliorare l’efficientamento energetico degli edifici dei Paesi Ue. Secondo le stime, in Italia la normativa coinvolgerà circa 5 milioni di edifici residenziali. La sessione plenaria del Parlamento europeo, in programma dall’11 al 14 marzo, dovrebbe infatti approvare la direttiva “Energy Performance of Buildings Directive (EPBD), più comunemente nota come “Case green”, con il testo che, dopo un ultimo passaggio in Consiglio europeo, finirà in Gazzetta Ufficiale.
CASE GREEN, LE NOVITÀ DEL NUOVO TESTO DELLA DIRETTIVA
Rispetto alle bozze di qualche mese fa, i contorni degli obblighi per i proprietari di immobili sono più sfumati. Se prima c’era l’idea di indicare un livello minimo di efficienza energetica da rispettare per tutti gli edifici, l’ultima versione della direttiva fissa dei termini diversi: l’Unione europea stabilirà solo gli obiettivi generali, mentre le modalità in cui si dovranno rispettare i target verranno definite in autonomia dai Paesi membri. In base a quanto stabilisce l’articolo 9 della EPBD, “Edifici a energia quasi zero”, l’Italia dovrà ridurre il consumo energetico medio del proprio patrimonio residenziale a partire dal 2020 fino al 2050, quando tutti gli edifici dovranno essere a zero emissioni. Entro il 2030 la riduzione dovrà essere del 16% ed entro il 2035 del 20-22%.
IL RINNOVO DEGLI EDIFICI PIÙ ENERGIVORI
Il testo non riporta una classe energetica minima da rispettare, ma in passaggio significativo si legge che il miglioramento dell’efficienza energetica generale degli immobili residenziali non potrà essere raggiunto solo considerando le prestazioni degli edifici nuovi: i Paesi membri “dovranno assicurare che almeno il 55% della riduzione del consumo di energia primaria sia raggiunto attraverso il rinnovo degli edifici più energivori”. In base alle definizioni della direttiva, questi ultimi costituiscono il 43% degli immobili meno efficienti, e andranno quindi riqualificati. Secondo i dati Istat, l’Italia ha circa 12 milioni di edifici residenziali, e ciò comporta che gli interventi prioritari andranno effettuati sui circa 5 milioni di edifici con le prestazioni peggiori.
LA QUESTIONE DELL’ATTESTATO DI PRESTAZIONE ENERGETICA
Un problema sta nel fatto che oggi solo una piccola parte degli immobili possiede un Attestato di Prestazione Energetica (APE), perché la legge la richiede solo in alcuni casi (vendita, nuova locazione, ristrutturazione integrale, nuova costruzione etc). Inoltre, gli APE dopo 10 anni scadono. Il database dell’ENEA contiene oltre 5 milioni di APE, per altrettante unità immobiliari. Il 51,8% di queste appartiene alle classi energetiche peggiori, F e G, perciò è da queste ultime che, con tutta probabilità, inizieranno i lavori di riqualificazione previsti.
CASE GREEN, IL COSTO DELLE RIQUALIFICAZIONI
Calcolare l’importo esatto delle singole riqualificazioni è impossibile. Se però si parte dal tetto di spesa del Superbonus relativo al cappotto termico, è possibile fare un calcolo. La spesa massima ammissibile è di 50.000 euro per gli immobili unifamiliari (o indipendenti all’interno di edifici plurifamiliari), di 40.000 euro per gli edifici da 1 a 8 unità immobiliari e di 30.000 euro per gli edifici con oltre 8 unità. Possiamo quindi ipotizzare che la spesa minima che una famiglia dovrà sostenere se decidesse di fare il cappotto termico, migliorando l’efficientamento energetico della propria casa, sia all’interno di questo range. Scenari Immobiliari, per il Sole 24 Ore, ha stimato che il costo delle singole ristrutturazioni potrebbe oscillare tra i 20.000 e i 55.000 euro.
GLI INTERVENTI RACCOMANDATI
Bisognerà capire come l’Italia recepirà le nuove regole, così come le risorse disponibili e le agevolazioni. Per quanto riguarda infine gli interventi raccomandati in base all’APE, al primo posto troviamo la coibentazione di tetti e pareti (65,1%), in seconda posizione il cambio delle finestre (14,5%) e, al terzo posto, gli interventi sugli impianti di riscaldamento (11,8%).