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Mare Del Nord

Al petrolio e al gas del Mare del Nord serve forza lavoro. Ecco perché

È quanto emerge da un rapporto di Opito, un ente britannico che si occupa di lavoro e della Robert Gordon University

Il Mare del Nord ha bisogno di forza lavoro, almeno 10.000 nuovi posti in aree emergenti come la robotica e la gestione dei dati entro il 2035. È quanto emerge da un rapporto di Opito, un ente britannico che si occupa di lavoro e competenze che insieme alla Robert Gordon University ha prodotto una review sul settore petrolifero e del gas del Regno Unito.

TRE GLI SCENARI PREVISTI

All’interno della review si delineano tre scenari, con l’ipotesi migliore che indica 130 mila posti di lavoro nel 2035, se gli obiettivi del settore verranno raggiunti (al momento sono 170 mila gli operatori). Tuttavia, se l’industria non interverrà, la forza lavoro potrebbe scendere ad appena 65 mila unità. Nelle aree emergenti, però, verranno creati 10.000 nuovi posti di lavoro, 40.000 totali se si considera complessivamente il settore. Il professor Paul de Leeuw, direttore dell’Istituto per il petrolio e il gas della Robert Gordon University, ha presentato i risultati, prevedendo che 80.000 persone andranno in pensione o lasceranno il settore entro il 2035. La ricerca contribuirà quindi ad elaborare una nuova strategia di competenze, guidata da Opito, per formare la forza lavoro diversificata in nuovi settori come le energie rinnovabili e l’utilizzo delle nuove tecnologie.

ENTRO IL 2035 3 MILIARDI DI BARILI

L’Autorità per il petrolio e il gas mira a raggiungere una produzione di petrolio nel Mare del Nord pari a tre miliardi di barili entro il 2035. Questo, insieme al miglioramento delle esportazioni, permetterebbe di elaborare lo scenario migliore in base ai risultati della ricerca. Per raggiungere questo obiettivo, il Professor de Leeuw sostiene però sia fondamentale realizzare la tabella di marcia prevista dal programma Vision 2035, attualmente in fase di sviluppo da parte della Oil and Gas UK, e che tale road map vada sostenuta dall’industria e dal governo. “Vediamo un mondo nel 2035 dove questo bacino, dopo 70 anni di produzione, potrà portare ancora circa 700.000 barili al giorno o un milione di barili al giorno”.

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