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Nasce l’associazione per la Carbon tax europea

È stata presentata ieri mattina a Milano l’Associazione per una Carbon Tax europea. A parlare dell’iniziativa i promotori di ACT-e: Monica Frassoni (co-presidente dei Verdi Europei), Marco Cappato (Radicali) e il prof. Alberto Malocchi.

Il protocollo di Kyoto, dicono i promotori, non basta piu poiché limita la produzione di carbone ma non l’importazione, cosi ad esempio la gran Bretagna pur non producendone ha prodotto il 15 per cento in più di emissioni.

La proposta non danneggia l’economia europea, tutt’altro, la rende adeguata e compatibile con lo sviluppo.

IL PREZZO FALSATO DEL COMBUSTIBILE FOSSILE

Attualmente il combustibile fossile che produce anidride carbonica non ha un prezzo adeguato perché non considera i danni generati all’ambiente dal suo consumo. Non si tratta di imporre una nuova tassa, ma di spostare la tassazione dal lavoro al consumo di risorse ambientali, rendendo giusti i prezzi. Questo lo si può fare introducendo un prezzo sulla quantità di carbonio presente nei combustibili fossili. Si calcola che si potrebbe ricavarne 150 miliardi di euro all’anno solo in Europa ossia la possibilità di raddoppiare il bilancio europeo. Associando a questo una riduzione delle tasse sul lavoro producendo un dividendo ambientale e occupazionale.

Contemporaneamente si incentiverebbe l’uso di fonte alternative e risparmio energetico. Con l’obiettivo di internalizzare i danni esterni nel costo dei combustibili fossili. Se prende iniziativa l’Europa, affermano i promotori, gli altri Paesi seguiranno.

LA PROPOSTA

La proposta prevede un costo di 40 euro per tonnellata di co2 emessa per combustibile fossile, aumentabile gradualmente fino a cento euro in dieci anni, cosi come richiesto dalla comunità scientifica.

È quindi la Carbon tax la soluzione più immediata da decidere a livello continentale per innescare altri cambiamenti che su quella misura possono incardinarsi in termine di risorse e mentalità.

Inoltre, aggiunge Marco Cappato, si contribuisce cosi alla cooperazione con i Paesi sottosviluppati. Anziché “mandargli dei soldi” introduciamo meccanismi di equità e redistribuzione non assistenzialistici ma che corrispondono alla realtà di come si distruggono le risorse del pianeta.

LOTTA AL RISCALDAMENTO GLOBALE, UNA PRIORITÀ UE

La proposta si concretizza con una campagna di raccolta firme, che verrà inviata al Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, e si pone l’obiettivo di porre la lotta al riscaldamento globale in cima alle priorità dell’Unione europea, attraverso uno spostamento della tassazione dal lavoro alle emissioni inquinanti.
L’Obiettivo è trasformare la petizione in un’ICE promossa da 7 Paesi promotori raccogliendo un milione di firme.

LA CAMPAGNA DEI VERDI

La campagna è stata lanciata oggi sulla piattaforma Tilt dei Verdi Europei, sulla cui pagina è già possibile inviare la propria adesione in sostegno alla petizione. I promotori della petizione e della campagna si impegnano in maniera trasversale a portare questa battaglia in tutta Europa tramite la creazione di Comitati, affinché la questione sia al centro del dibattito elettorale per le europee del 2019 e in Italia aggreghi intorno a sé forze ecologiste e federaliste.

ECCO IL TESTO DELL’INIZIATIVA

Un campanello d’allarme senza precedenti risuona nelle nostre coscienze: occorre limitare al più presto il surriscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi. Altrimenti il rischio di un surriscaldamento aggiuntivo, anche solo di mezzo grado, potrà aggravare ulteriormente i rischi di siccità, inondazioni, calore estremo e la povertà per centinaia di milioni di persone in Europa e sul pianeta. Come sa, alcune regioni europee sono ormai costrette ad affrontare eventi meteorologici sempre più estremi, che si verificano con crescente frequenza e intensità. I drammi avvenuti in paesi come l’Italia, Portogallo e la Grecia sono solo l’esempio di quanto sia urgente affrontare la questione per evitare un ulteriore impatto negativo sulla vita reale dei cittadini europei. Un campanello di allarme senza precedenti che gli stati europei non possono più permettersi di ignorare.
Le emissioni di CO2 derivanti dall’uso e dal consumo di combustibili fossili continuano a giocare un ruolo rilevanti sul riscaldamento del pianeta. L’Europa può e deve fare qualcosa per contribuire a invertire questa tendenza, adottando misure concrete che possano apportare trasformazioni rapide ed efficaci in settori come l’energia, l’industria e le infrastrutture.

Per questo, in quanto presidente dell’organo che rappresenta gli interessi dei cittadini europei, le chiedo di fare pressione sulla Commissione europea affinché venga introdotta una legislazione comunitaria che rafforzi e integri le attuali norme su clima ed energia, al fine di disincentivare il consumo di combustibili fossili in tutti i settori e incentivare il ricorso alle fonti rinnovabili e al risparmio energetico.

Le chiedo in modo particolare che venga:
Introdotto un prezzo minimo sulle emissioni CO2 che parta da 40euro per ogni tonnellata di CO2 prodotto a partire dal 2020 fino ad arrivare al prezzo di 100euro entro il 2030.

Abolito l’attuale sistema di permessi gratuiti per chi inquina.

Introdotto un meccanismo di adeguamento fiscale per le importazioni da paesi terzi, in modo tale da compensare il minore prezzo sulle emissioni di CO2 nel paese esportatore.

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