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Idroelettrico

Lo scontro in Nigeria sull’idroelettrico cinese

La centrale idroelettrica di Mambilla dovrebbe portare energia a tre milioni di abitazioni in Nigeria

La società nigeriana Sunrise Power & Transmission ha accusato il governo di aver tradito l’accordo transattivo dello scorso marzo che avrebbe dovuto risolvere la lunga disputa sulla costruzione della grande centrale idroelettrica di Mambilla. La compagnia ha così presentato alla Camera di commercio internazionale di Parigi una causa per 400 milioni di dollari contro l’amministrazione del presidente Muhammadu, chiedendo il rispetto dei patti.

La richiesta di arbitrato però, come spiega Bloomberg, sarà di ostacolo alla Nigeria per quanto riguarda l’accesso ai capitali cinesi per il progetto di Mambilla: la Export-Import Bank of China ha sì deciso di investire nell’opera, ma non rilascerà il finanziamento fino a che la controversia legale tra Abuja e Sunrise non si sarà risolta.

Il ministro dell’Energia della Nigeria, Saleh Mamman, ha fatto sapere che il prestito dall’istituto cinese rimane l’opzione di finanziamento preferita per il progetto. Un suo portavoce ha detto a Bloomberg che “il governo sta lavorando per trovare una soluzione amichevole con Sunrise” e che “non c’è ragione per un altro caso di arbitrato o procedimento giudiziario”.

I NUMERI DELLA CENTRALE DI MAMBILLA

Una volta (e se completata), la centrale idroelettrica di Mambilla garantirà un aumento del 12 per cento ai 13.000 megawatt di capacità di generazione elettrica installata in Nigeria, la più grande economia d’Africa. Tuttavia, la scarsa manutenzione delle infrastrutture fa sì che appena 4500 MW circa vengano effettivamente dispacciati ogni giorno: non abbastanza per soddisfare il fabbisogno di un paese con oltre 200 milioni di abitanti. Il presidente Buhari aveva detto che il progetto di Mambilla porterà energia a tre milioni di abitazioni.

Mambilla ha una capacità di 1525 MW, un valore di 4 miliardi di dollari e sorgerà sul fiume Donga, nello stato orientale di Taraba. Del progetto si parla già dall’inizio degli anni Settanta, ma è stato rimandato molte volte. Inizialmente avrebbe dovuto essere un impianto da 3050 MW per un costo di 5,8 miliardi, poi ridotto nella portata per favorirne la “bancabilità”, riporta Bloomberg.

LA VICENDA GOVERNO-SUNRISE

Nel 2017 l’allora ministro dell’Energia della Nigeria, Babatunde Fashola, annunciò che la Export-Import Bank of China avrebbe finanziato l’85 per cento del costo di Mambilla, e che la centrale sarebbe stata costruita da tre società cinesi: la Sinohydro, la China Gezhouba Group e la China Geo-Engineering.

La causa di Sunrise contro il governo della Nigeria risale al fatto che, nel 2003, il ministero dell’Energia aveva assegnato alla società il contratto per costruire Mambilla; l’accordo però non era stato approvato dal Consiglio federale esecutivo del paese. Da allora Sunrise rivendica il proprio diritto sul progetto, prima davanti ad una corte nazionale e ora ricorrendo all’arbitrato internazionale.

L’anno scorso le autorità nigeriane avevano raggiunto un accordo con Sunrise: il governo avrebbe versato 200 milioni di dollari alla società; questa, in cambio, avrebbe rinunciato a tutte le sue pretese sul progetto Mambilla. Un secondo accordo, firmato a marzo, prevedeva che Sunrise avrebbe ricevuto altri 200 milioni nel caso in cui il governo non avesse trasferito alla società la cifra pattuita entro 180 giorni. Successivamente, però, l’amministrazione Buhari ha concluso di non essere in grado di pagare la somma, a seguito dell’impatto del calo dei prezzi del petrolio sulle finanze dello stato, il più grande produttore di greggio di tutta l’Africa.

Sunrise ha chiesto, davanti alla Camera di commercio internazionale di Parigi, il pagamento di 400 milioni di dollari da parte del governo nigeriano, più un interesse del 10 per cento.

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