Robert Brovdi, capo delle Forze dei sistemi senza pilota di Kiev, ha confermato tramite Telegram che gli obiettivi erano la raffineria di Kuibyshev, nella regione di Samara, e quella di Afipsky, nella regione meridionale di Krasnodar.
Una pioggia di 629 droni e missili russi si è abbattuta sull’Ucraina in un attacco notturno di una violenza inaudita, che ha colpito soprattutto la capitale Kiev lasciando una scia di morte e distruzione: il bilancio è di almeno 14 morti, tra cui tre bambini, e 45 feriti. L’attacco ha danneggiato anche la sede della delegazione dell’Unione Europea. “Mosca preferisce la balistica ai negoziati”, è stato il commento sferzante del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha annunciato un imminente incontro a New York tra i suoi inviati e rappresentanti dell’amministrazione Trump per discutere possibili vie d’uscita dal conflitto. Questo il bilancio di una notte di terrore, mentre sul fronte opposto l’Ucraina ha rivendicato attacchi mirati contro il cuore economico della Russia.
LA CONTROFFENSIVA UCRAINA: COLPITE LE RAFFINERIE RUSSE
In risposta all’aggressione, l’Ucraina ha dichiarato di aver colpito con successo due importanti raffinerie di petrolio in territorio russo. Robert Brovdi, capo delle Forze dei sistemi senza pilota di Kiev, ha confermato tramite Telegram che gli obiettivi erano la raffineria di Kuibyshev, nella regione di Samara, e quella di Afipsky, nella regione meridionale di Krasnodar.
Le autorità di Krasnodar hanno confermato che un’unità della raffineria Afipsky ha preso fuoco a causa della caduta di detriti di un drone, precisando che l’incendio è stato poi domato. Mosca non ha confermato danni all’impianto di Kuibyshev, di proprietà del colosso statale Rosneft, sebbene il Ministero della Difesa abbia riferito di aver abbattuto oltre una dozzina di droni nella regione di Samara. Questo attacco si inserisce in un’intensificazione della campagna ucraina contro l’industria energetica russa, che nell’ultimo mese ha esacerbato la crisi del mercato interno dei carburanti, con picchi di prezzo e carenze.
LA STRATEGIA DI KIEV: BRUCIARE IL TESORO DI PUTIN PER FORZARLO AL DIALOGO
L’offensiva ucraina contro gli impianti petroliferi russi rivela un preciso disegno strategico, come analizzato dal quotidiano La Repubblica. L’obiettivo è compensare le difficoltà militari sul terreno, dove l’esercito di Kiev cede terreno, e colpire la linfa vitale che finanzia la guerra dello zar: il petrolio.
Dall’inizio di agosto sono andate in fiamme dieci grandi raffinerie. Gli effetti sono tangibili: il prezzo del carburante in Russia ha raggiunto i massimi storici, con stazioni di servizio a secco in Crimea e Siberia. Secondo Reuters, i bombardamenti hanno già ridotto del 17% la capacità russa di trasformare il greggio in benzina e diesel. I droni ucraini, tecnologicamente più avanzati e con maggiore carica esplosiva, si stanno dimostrando devastanti: se prima per le riparazioni bastavano pochi giorni, ora si stima che richiederanno almeno un mese.
LA REAZIONE DEL CREMLINO E LA MINACCIA DIPLOMATICA AMERICANA
Il Cremlino sta correndo ai ripari: ha imposto il divieto di esportare benzina e gasolio, sta spegnendo le antenne dei cellulari nelle città industriali per “accecare” i droni e ha rinforzato le difese aeree con elicotteri e sistemi missilistici Pantsir. Tuttavia, Kiev ha già mostrato nuovi missili cruise, il Flamingo e il Super-Neptune, capaci di infliggere danni ancora maggiori.
La grande incognita è come reagirà Mosca a questa escalation. Potrebbe rispondere con una prova di forza, utilizzando i temuti missili Oreshnik. Tuttavia, Putin deve calibrare attentamente le sue mosse, perché l’amministrazione Trump ha messo sul tavolo dei negoziati una minaccia letale: la possibilità di imporre dazi all’India per costringerla a interrompere le importazioni di greggio russo. Un colpo che priverebbe il Cremlino di 90 miliardi di dollari l’anno, la linfa indispensabile per sostenere lo sforzo bellico.