Tronchetti Provera annuncia l’arrivo di pneumatici smart per migliorare sicurezza e performance. Stefano Buono (Newcleo) esorta il Governo a fare presto sul nucleare: “Le centrali sono sicure e i prezzi dell’energia scenderanno”. Gianluca Bufo (Iren) dice no ai campanilismi e punta alla crescita organica. La rassegna energia
L’accordo tra Bosch e Pirelli permetterà di realizzare pneumatici che renderanno le auto più sicure e performanti. A dirlo è il numero 1 di Pirelli, Marco Tronchetti Provera, che Bosch integrerà il software del produttore di gomme per elaborare i dati trasmessi in tempo reale dai sensori inseriti nei pneumatici. Le centrali nucleari sono sicure e, puntando su questa fonte, i prezzi scenderanno a 55 euro a megawattora secondo Stefano Buono, fondatore e ceo di Newcleo. Così facendo “l’Europa sarà più competitiva rispetto a Cina e Usa, dove i prezzi del gas sono fino a 5 volte più bassi”, ha detto Buono in un’intervista rilasciata a La Stampa. Il nuovo ad del gruppo Iren, Gianluca Bufo, tiene la barra dritta e sottolinea gli obiettivi del gruppo: investimenti, crescita organica e nessuna forma di campanilismo. La rassegna Energia.
AUTO, TRONCHETTI PROVERA (PIRELLI): “CON BOSCH MIGLIORERANNO SICUREZZA E PERFORMANCE”
“«Questo accordo è il risultato di 25 anni di lavoro svolto dagli esperti di pneumatici e di elettronica di Pirelli. Bosch, il più grande operatore al mondo nei sistemi di controllo delle vetture, integrerà il nostro software per l’elaborazione dei dati, trasmessi in tempo reale dai sensori inseriti nei pneumatici, nelle proprie centraline. Siamo i primi al mondo a farlo e questa tecnologia avrà un forte impatto in termini di performance e di sicurezza per chi guida». Il vicepresidente esecutivo della Pirelli, Marco Tronchetti Provera, non ha dubbi: «Con questo accordo il pneumatico entra a tutti gli effetti nell’era della connettività e dell’intelligenza artificiale. Si tratta di una svolta decisiva per il futuro tecnologico di Pirelli e dell’industria. Siamo all’inizio di un cammino che diventerà estremamente pervasivo, segnando il passaggio di Pirelli da società che produce pneumatici a società che gestisce anche dati e sviluppa software»”, si legge su Il Corriere della Sera.
“«Svilupperemo insieme nuove soluzioni per garantire maggiore sicurezza, migliori performance e sostenibilità, attraverso l’elaborazione dei dati trasmessi in tempo reale dai sensori installati nei pneumatici, gli unici a raccogliere le informazioni vere che arrivano dal contatto tra il pneumatico e la strada. I software sviluppati da Pirelli saranno integrati nelle centraline Bosch e, per la prima volta al mondo, i dati provenienti dai pneumatici saranno elaborati e trasformati in comandi per i sistemi di controllo della vettura». (…) «La tecnologia Pirelli Cyber Tyre è l’unica in grado di fornire la situazione del rapporto fra i quattro pneumatici e il terreno. (…) I dati forniti dal nostro software renderanno la frenata più efficace basandosi su un gran numero di variabili rilevate ed elaborate in tempo reale, riducendo gli spazi di frenata di circa 2 metri a 100 chilometri orari». (…) saremo sul mercato con la Pagani Utopia. Con Bosch stiamo definendo ulteriori progetti con altri protagonisti dei segmenti Premium e Prestige». (…) «Lo sviluppo congiunto del nostro software con Bosch crea un nuovo rapporto con le case automobilistiche, con i consumatori e anche con i gestori di infrastrutture che possono utilizzare le informazioni registrate dai pneumatici sulla strada. I dati raccolti hanno un impatto anche sullo sviluppo dei prodotti. Abbiamo vetture che percorrono migliaia di chilometri restituendoci informazioni che vengono elaborate dai nostri software per ottimizzare l’utilizzo dei materiali e la produzione». (…) «Il dialogo fra pneumatici e auto è nato anche attraverso il know-how acquisito in questi anni in Formula 1 con l’utilizzo di “digital twin”, una metodologia che, attraverso un “gemello digitale” del pneumatico, consente di sviluppare i prodotti in modo virtuale»”, continua il giornale.
“Il sistema riconoscerà qualsiasi pneumatico dotato di sensori, non solo Pirelli, quindi sarà adattabile a ogni pneumatico. Si tratta di una scelta delle case automobilistiche». (…) «La gestione dei dati raccolti sarà, come sempre accade in Pirelli, nel rispetto delle norme vigenti. Le nostre tecnologie, inoltre, sono protette anche dal Golden Power». Golden power che ha segnato un cambiamento nella governance di Pirelli rispetto agli azionisti cinesi. (…) «Di fatto siamo tornati a quello che era lo spirito originario degli accordi, prima delle fusioni che hanno interessato ChemChina. Si è ricostituito un assetto in cui l’autonomia del management è garantita». Camfin nel frattempo si è rafforzata nell’azionariato di Pirelli, aumentando la presa degli azionisti italiani. Ci saranno altri movimenti? «Siamo vicini al 30% e non sono in vista cambiamenti. In un momento di trasformazione così importante dell’industria, Camfin consente di dare un senso di stabilità e di fiducia al management»”, continua il giornale.
NUCLEARE, BUONO (NEWCLEO): “CENTRALI SICURE E PREZZI SCENDERANNO”
“«Il piano di Mario Draghi ha dato importanza al nucleare di nuova generazione, considerandolo come una tecnologia che può aumentare la competitività dell’Europa». Per Stefano Buono, fondatore e ceo di Newcleo, azienda italo-britannica di reattori di ultima generazione, l’Italia è rimasta indietro ma può recuperare «Il governo sta lavorando bene ed entro fine anno dovrà annunciare la strategia sul nucleare e la riforma dell’Isin, l’ente regolatorio che può dare l’avvio alle procedure per costruire centrali nucleari».(…) Un anno e mezzo fa abbiamo avviato l’iter autorizzativo per costruire in Francia un reattore da 30 megawatt elettrici e un altro da 200 megawatt. Il primo entrerà in funzione nel 2031». (…) «Abbiamo intenzione di avviare una procedura per costruire reattori in Italia, ma aspettiamo che il governo annunci entro fine anno la strategia nazionale sul nucleare e che vari la riforma dell’ente regolatorio Isin, dotandolo delle funzioni per avviare le procedure e assegnandogli più personale». (…) «Sì, ci sono molti operatori coinvolti nell’industria nucleare. In particolare, abbiamo tre alleanze strategiche sulle applicazioni di nostri reattori: con Fincantieri e Rina nel settore navale, con Maire Tecnimont nella chimica verde e nell’idrogeno e con Saipem studiamo la possibilità di mettere i nostri reattori su piattaforme galleggianti. Inoltre, abbiamo collaborazioni con Enel e Ansaldo che in futuro potrebbero dare buoni frutti», si legge su La Stampa.
“«Penso a piccoli reattori modulari Amr al piombo, la quarta generazione, con potenze da 200 megawatt elettrici che per esempio potrebbero dare energia a una piccola città, o a un grande datacenter, a un’industria ceramica o a un produttore di acciaio». (…) «Sì, perché sono impianti abbastanza piccoli, di sei metri di diametro e sei metri di altezza. Si possono creare complessi che uniscono anche quattro reattori assieme. Una centrale da 800 megawattora può dare energia a una città come Roma e potrebbe avere costi contenuti, circa 3,2 miliardi». (…) «La resistenza maggiore è la paura dei cittadini che in parte deriva da una narrativa del passato difficile da modificare». (…) «va detto che i nuovi reattori non permettono più incidenti come Chernobyl e Fukushima e che il nucleare è il sistema più sicuro di produzione di energia elettrica. I giovani, che si informano molto sui temi ambientali, sanno queste cose e perciò sono più favorevoli al nucleare rispetto alle generazioni più mature». (…) «Il nucleare è una forma di energia decarbonizzata che ha il vantaggio di essere a basso costo, 55 euro a megawattora. In questo modo l’Europa sarà più competitiva rispetto a Cina e Usa, dove i prezzi del gas sono fino a 5 volte più bassi». (…) L’opposizione al nucleare rimane dove la classe politica è stagnante: in Spagna e in Germania, dove però gli industriali stanno conducendo una battaglia per riaverlo». (…) «Con il ritorno al nucleare il gap delle importazioni si può ridurre, ma dipenderà anche da quanto gas continuiamo a produrre e in quanto tempo verranno sostituite le centrali a gas da quelle nucleari. È un bilancio difficile da fare e dipende da tanti fattori, uno tra questi sono le rinnovabili. È un’energia pulita i cui investimenti però sono costosi». (…) «Sì, sono abbastanza ragionevoli: diciamo che l’11 è un traguardo modesto, mentre il 22% è più ambizioso. Ma è la stessa crescita che si prefiggono Francia e Regno Unito. Forse ci metteremo qualche anno in più ma con l’accordo della politica e dei cittadini è una meta alla nostra portata»”, continua il giornale.
“«Penso a piccoli reattori modulari Amr al piombo, la quarta generazione, con potenze da 200 megawatt elettrici che per esempio potrebbero dare energia a una piccola città, o a un grande datacenter, a un’industria ceramica o a un produttore di acciaio». (…) «Sì, perché sono impianti abbastanza piccoli, di sei metri di diametro e sei metri di altezza. Si possono creare complessi che uniscono anche quattro reattori assieme. Una centrale da 800 megawattora può dare energia a una città come Roma e potrebbe avere costi contenuti, circa 3,2 miliardi». (…) «La resistenza maggiore è la paura dei cittadini che in parte deriva da una narrativa del passato difficile da modificare». (…) «va detto che i nuovi reattori non permettono più incidenti come Chernobyl e Fukushima e che il nucleare è il sistema più sicuro di produzione di energia elettrica. I giovani, che si informano molto sui temi ambientali, sanno queste cose e perciò sono più favorevoli al nucleare rispetto alle generazioni più mature». (…) «Il nucleare è una forma di energia decarbonizzata che ha il vantaggio di essere a basso costo, 55 euro a megawattora. In questo modo l’Europa sarà più competitiva rispetto a Cina e Usa, dove i prezzi del gas sono fino a 5 volte più bassi». (…) L’opposizione al nucleare rimane dove la classe politica è stagnante: in Spagna e in Germania, dove però gli industriali stanno conducendo una battaglia per riaverlo». (…) «Con il ritorno al nucleare il gap delle importazioni si può ridurre, ma dipenderà anche da quanto gas continuiamo a produrre e in quanto tempo verranno sostituite le centrali a gas da quelle nucleari. È un bilancio difficile da fare e dipende da tanti fattori, uno tra questi sono le rinnovabili. È un’energia pulita i cui investimenti però sono costosi». (…) «Sì, sono abbastanza ragionevoli: diciamo che l’11 è un traguardo modesto, mentre il 22% è più ambizioso. Ma è la stessa crescita che si prefiggono Francia e Regno Unito. Forse ci metteremo qualche anno in più ma con l’accordo della politica e dei cittadini è una meta alla nostra portata»”, continua il giornale.
ENERGIA, BUFO (IREN): “NO A CAMPANILISMO, PUNTIAMO A CRESCITA ORGANICA”
“«Orgoglio, dedizione e concretezza». Gianluca Bufo, già ad della controllata Iren Mercato, è il nuovo ad del gruppo Iren, nominato ieri dal cda, dopo le turbolenze dell’estate dovute all’arresto di Paolo Emilio Signorini per vicende che non coinvolgono l’utility. (…) Una nomina, a suo avviso, che «rappresenta un riconoscimento per la squadra manageriale e per gli 11 mila lavoratori del gruppo, che per la prima volta hanno un ad interno. La dedizione ci ha permesso di superare un periodo faticoso, con il presidente Luca Dal Fabbro e il vice Moris Ferretti che hanno saputo gestire con determinazione e leadership quattro mesi difficili. La concretezza ci permetterà la messa a terra del nuovo piano industriale». Si è detto che Genova aveva perso voce nella governance dopo la distribuzione delle deleghe a presidente e vice. (…) «Gli azionisti chiedono all’unisono continuità nello sviluppo e per farlo non posso che essere l’ad di tutti i territori. È capitato, in passato, che alcune interpretazioni fossero andate nella direzione del campanilismo. (…) Bucci lamentava un rallentamento degli investimenti. «Iren ha una visione industriale che si basa su tre fondamentali, di cui uno sono i territori: la punta dell’iceberg è assimilata alla governance, ma il vero dna del gruppo sono le attività storiche caratterizzanti: le grandi dighe del Piemonte, la metanizzazione della rete gas operata da Genova, la gestione del ciclo ambiente in Emilia. Con questo patrimonio oggi dobbiamo sintetizzare anche la transizione ecologica e la qualità del servizio».”, si legge su La Stampa.
“«Gli investimenti non si sono mai fermati. Il piano industriale di gruppo ne prevede 8,2 miliardi di euro al 2030. Al capitolo risorse idriche vanno 1,4 miliardi, all’economia circolare 0,6 miliardi: di queste voci il territorio ligure è quello che più ne beneficia, i 4 nuovi depuratori previsti a piano sono in Liguria, quello di Genova Cornigliano sarà inaugurato tra qualche settimana. L’impianto di Scarpino rientra nell’economia circolare e sarà fondamentale per centrare il target del raddoppio delle materie recuperate». (…) «Porteremo in esercizio l’impianto tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026. Ora è in corso la cosiddetta la palificazione, che terminerà a fine anno». Nuovi deal, dopo Egea?(…) A seguito di questa operazione, siamo anche subentrati nel progetto agrivoltaico di Rovigo, uno dei più grandi campi d’Italia. L’aggiornamento di piano ci focalizza sulle attività organiche». Il piano di assunzioni come procede?
«Saranno 2.400, di cui circa un terzo in Liguria. Dobbiamo crescere in competenze, affrontare il ricambio generazionale. Cerchiamo profili coerenti con i nostri business, operativi, tecnico-operativi, anche commerciali» (…) Quale inverno ci aspetta, in termini di prezzi?
«Purtroppo prosegue l’irrequietezza geo-politica internazionale, questo rende i mercati dell’energia molto incerti. Strutturalmente, l’Europa e l’Italia hanno già riempito il livello di riserve strategiche di gas negli stoccaggi, abbiamo quindi una condizione di tranquillità ed equilibrio. Ma alcuni movimenti possono essere estemporanei, a luglio e agosto abbiamo per esempio assistito a una bassa produzione di rinnovabili che ha provocato una fiammata dei prezzi che non si vedeva da 16 mesi»”, continua il giornale.