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Nucleare

Nucleare, il “fallimento” di Flamanville e i ripensamenti francesi

I ritardi e gli alti i costi per portare a termine la centrale nucleare di Flamanville hanno spinto il Governo francese ad analizzare il futuro degli European Pressurised Reactors. In ballo c’è il ruolo della fonte energetica nel futuro del Paese.

Elaborare entro un mese un piano per risolvere il problemi legati al progetto nucleare di Flamanville. È l’incarico ricevuto dalla società elettrica francese Edf direttamente dal governo transalpino per sondare motivi e trovare soluzioni agli enormi ritardi accumulati nella realizzazione delle centrale che ha visto lievitare i costi di 1,5 miliardi di euro e accumulare un ritardo decennale.

DA FLAMNVILLE DIPENDE IL FUTURO DEL NUCLEARE FRANCESE

L’importanza del progetto di Flamanville è dovuta al fatto che il futuro della nuova generazione di reattori nucleari a pressione EPR (European Pressurised Reactor), nonché l’eventuale disponibilità del Governo francese ad accrescere la propria capacità nucleare dipendono proprio dall’esito della costruzione della nuova centrale. Per questo il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire si è fatto avanti e ha richiesto a Jean-Martin Folz, ex presidente del gruppo Peugeot Société Anonyme l’elaborazione di un rapporto indipendente sul futuro dell’EPR. Lo stesso ministro ha dichiarato su RTL che “è inaccettabile che una delle filiere più prestigiose e strategiche per il nostro Paese conosca così tante difficoltà”, facendo intendere l’importanza che il nucleare ricopre nella strategia energetica nazionale contestualmente all’impegno, promosso dal presidente Macron, di ridurre la percentuale di energia generata a livello nazionale tramite il nucleare – il 75% – in favore delle rinnovabili.

COSA DICE IL RAPPORTO

Il rapporto realizzato da Folz è stato consegnato il 28 ottobre al ministro Le Maire e al presidente direttore generale di EDF Jean-Bernard Levy ed il suo contenuto è piuttosto critico: all’interno delle conclusioni il progetto di Flamanville viene definito “un fallimento per EDF” a causa delle numerose complicazioni accumulate, mentre alcune raccomandazioni seguono il giudizio citato in precedenza. Innanzitutto, il giudizio sul design EPR viene sostanzialmente definito positivo alla luce del successo dei reattori della centrale nucleare di Taishan, costruito presso l’omonima città cinese e composto da due reattori EPR con capacità di 3400 MW. Questo caso viene preso a modello all’interno del rapporto a riprova che il problema non sia da ricercare nel design EPR, sebbene non escluda margini di ulteriore miglioramento. Da evitare, invece, sarebbero modifiche radicali al progetto: i miglioramenti potrebbero riguardare gli standard qualitativi di tutto il processo di progettazione, studio e costruzione, in quanto affidarsi alla “moltiplicazione […] dei controlli a tutti i livelli non è sufficiente” ad assicurare la qualità dell’impianto.

DIBATTITO SUL NUCLEARE IN CORSO IN FRANCIA

L’interesse della politica per il futuro del design EPR è dunque comprensibile visti gli interessi economici e strategici da essa stessa attribuiti al nucleare ed il progetto di Flamanville è una macchia difficile da rimuovere. Se però la politica sembra difendere a spada tratta il settore nucleare ed evita di mettere completamente in discussione il ruolo dell’atomo all’interno del mix energetico nazionale, l’opinione pubblica francese mostra di essere interessata a discutere come rapportarsi a tale fonte di energia nel futuro: il giornale Le Monde, nel suo editoriale del 2 novembre, ha richiamato la necessità di un dibattito sul tema anche alla luce dell’obiettivo della “legge energia-clima” adottata a settembre di quest’anno. Tale legge contiene un punto dedicato a “ridurre la nostra dipendenza dal nucleare” tramite la chiusura dei reattori della centrale di Fessenheim per il 2020 seguendo la “Strategia francese per l’energia e il clima” del novembre 2018, dove tale traguardo è menzionato per la prima volta. Inoltre, viene ribadita la riduzione della percentuale di energia prodotta a livello nazionale tramite il nucleare da oltre il 70% al 50% entro il 2035 come affermato dal presidente francese Macron.

IL GOVERNO FRANCESE PENSA A SEI NUOVI REATTORI

Se però da una parte si proclama il ridimensionamento del ruolo del nucleare, Le Monde cita l’interesse del Governo francese di lanciare “un nuovo programma di sei reattori nucleari che saranno costruiti nei prossimi quindici anni”, espresso tramite una lettera inviata al presidente direttore generale di EDF Levy. I segnali di cambio di tendenza, dunque, si mischiano con azioni che sembrano suggerire un consolidamento della strategia perseguita fino a questo punto e, vista l’esposizione di ministri e del presidente della Repubblica francese nel definire le linee guida della politica energetica e climatica del Paese, si capisce quanto il dibattito sia acceso.

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