Al momento i Paesi Ue che producono energia nucleare sono solo 12 su 27. Ad eccezione di Spagna e Belgio, al vertice COP28 di Dubai questi Stati si sono impegnati a triplicare la capacità di produzione nucleare globale entro il 2050
Mercoledì scorso la Spagna ha approvato un piano che prevede la chiusura graduale delle sue centrali nucleari entro il 2035. Madrid sembra quindi intenzionata a seguire le orme della Germania, che ad aprile aveva spento i suoi ultimi tre reattori, nella rinuncia al nucleare. Fino a qualche tempo fa sembrava che anche il Belgio e la Svizzera si preparassero a chiudere le loro centrali, poi però le cose sono cambiate e le divisioni sono aumentate.
IL RINNOVATO INTERESSE PER IL NUCLEARE IN EUROPA
Di recente in Europa si è diffuso un grande interesse per gli investimenti nel nucleare: sia per ridurre l’uso dei combustibili fossili, a cui si deve il cambiamento climatico, sia per limitare la dipendenza dalla Russia, uno dei principali paesi che esportano gas naturale e petrolio. I noti pericoli legati al ricorso a questo tipo di energia rimangono però un freno per molti governi.
Tra i Paesi favorevoli c’è innanzitutto la Francia, che possiede 56 dei 100 reattori attivi nell’Unione europea e ne sta costruendo un altro. Un nuovo reattore sorgerà anche in Slovacchia, mentre altri 5 Paesi hanno in programma di aggiungere nuove centrali. La Polonia – che attualmente è priva di centrali nucleari e nel 2022 aveva prodotto oltre il 40% della propria energia col carbone – intende iniziare a costruire la sua prima centrale nucleare nel 2026, in modo da poter produrre energia a partire dal 2033.
LA PRODUZIONE DI ENERGIA NUCLEARE IN UE
Al momento i Paesi Ue che producono energia nucleare sono solo 12 su 27. Oltre alla Francia, alla Spagna e al Belgio (che possiede 5 reattori), troviamo la Bulgaria (2 reattori), la Finlandia (5, l’ultimo dei quali è entrato in funzione lo scorso aprile), l’Olanda (1), la Romania (2), la Repubblica Ceca (6), la Slovacchia (5), la Slovenia (1 reattore condiviso con la Croazia), la Svezia (6) e l’Ungheria (4). Ad eccezione della Spagna – che ha deciso di rinunciare – e del Belgio – che terrà aperte per 10 dieci anni le sue centrali nucleari preesistenti, senza aprirne altre – questi Paesi al vertice COP28 di Dubai si sono impegnati a triplicare la capacità di produzione nucleare globale entro il 2050.
Anche con le tecnologie più avanzate sono necessarie molte risorse: per questa ragione negli ultimi 15 anni è stato attivato un solo nuovo reattore, l’OL3 della centrale di Olkiluoto (Finlandia), che è entrato in funzione lo scorso. Si tratta del primo reattore nucleare europeo ad acqua pressurizzata (EPR), una nuova generazione di reattori che dovrebbero garantire maggiori efficienza e sicurezza.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
Negli ultimi mesi il dibattito sul nucleare si è ravvivato anche in Italia, con sempre più politici che ne discutono pro e contro. I partiti che ad oggi sembrano i più interessati sono la Lega e Azione. Le opinioni su come agire però sono diverse sia nella maggioranza che all’opposizione. Attualmente non è stata presa alcuna precisa decisione, così come non è stato ancora deciso dove sorgerà il Deposito nazionale permanente delle scorie nucleari, che dovrebbe isolare le scorie dall’ambiente per oltre 300 anni. Lo scorso 13 dicembre il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha pubblicato l’elenco delle aree idonee per realizzarlo.
IL RIUTILIZZO DEL COMBUSTIBILE NUCLEARE
L’industria del riciclo, che per tradizione è focalizzata sui materiali convenzionali, sta entrando nel settore dell’energia nucleare. Le aziende stanno cercando infatti di rendere questa tecnologia competitiva in termini di costi, con l’obiettivo di ottenere un costo livellato dell’energia inferiore a quello dei nuovi progetti atomici, come l’Hinkley Point C, nel Regno Unito.
Questo implica il superamento di ostacoli tecnici e normativi per rendere il combustibile riciclato una soluzione alternativa nel mercato energetico. Aziende come Newcleo, nel Regno Unito, e Copenhagen Atomics, in Danimarca, stanno lavorando allo sviluppo di progetti di reattori innovativi che possono utilizzare efficacemente il combustibile nucleare riciclato, sfruttando un significativo potenziale energetico inutilizzato.
LE CARATTERISTICHE DEL COMBUSTIBILE NUCLEARE
Secondo l’Ufficio americano per l’energia nucleare, il combustibile nucleare conserva oltre il 90% della sua energia anche dopo 5 anni di utilizzo nei reattori. Questa risorsa, se riciclata, potrebbe mitigare in modo significativo le sfide legate allo smaltimento dei rifiuti nucleari. Inoltre, riduce la dipendenza dalle importazioni di uranio, in particolare da fonti politicamente sensibili come il Kazakistan.
L’adozione del combustibile nucleare riciclato rappresenta un passo importante verso delle pratiche energetiche sostenibili, e la sua fattibilità economica è un fattore cruciale per l’adozione su vasta scala. L’utilizzo da parte della Francia di combustibile riciclato – che costituisce circa il 10% della sua produzione di elettricità atomica – costituisce un esempio significativo di come il materiale nucleare riciclato possa essere utilizzato efficacemente per produrre energia.
Secondo l’Ufficio statunitense per l’energia nucleare, oltre il 90% del potenziale energetico del combustibile nucleare permane anche dopo 5 anni di utilizzo in un reattore. Riutilizzarlo risolverebbe parzialmente il problema di cosa fare con delle scorte considerevoli.
IL MOX, GLI ESPERIMENTI PASSATI E LE PROSPETTIVE FUTURE
Il combustibile riciclato non è una novità: circa un decimo dell’elettricità nucleare francese viene generata utilizzando il MOX, che si ottiene dall’uranio impoverito mescolato con il plutonio recuperato dal combustibile utilizzato nei reattori. Il combustibile riciclato più costoso generalmente può essere utilizzato solo una volta nei reattori convenzionali ad acqua leggera, ed è meglio utilizzato in tecnologie come i reattori veloci. Molti Paesi hanno perseguito questo obiettivo dagli Anni 50 in poi, ma si è rivelato antieconomico, soprattutto rispetto alle centrali elettriche che utilizzano combustibili come il gas.
I programmi nucleari spesso sono sostenuti dallo Stato, considerati gli elevati costi di capitale e i rischi di costruzione. È per questo che ricchi filantropi, come ad esempio Bill Gates, spesso costituiscono una grande risorsa per i nuovi progetti. Il riutilizzo del combustibile nucleare esaurito ha senso in termini di sostenibilità, ma molto probabilmente nel breve periodo resterà un settore di nicchia.