Nel pomeriggio di lunedì 5 luglio si riunisce nuovamente l’Opec+. Arriverà l’accordo?
Dopo la fumata nera di venerdì 2 luglio, l’Opec+ cerca di trovare un accordo sull’aumento della produzione di petrolio nel pomeriggio del 5 luglio. A non essere d’accordo con il resto dei paesi del Cartello e con gli alleati sono gli Emirato Arabi Uniti che chiedono limiti di produzione più elevati, affermando che la loro capacità produttiva è aumentata negli ultimi anni. Nell’attesa i prezzi del greggio restano stabili.
LE INTENZIONI DELL’OPEC+
Partiamo dai fatti. Venerdì 2 luglio i tredici paesi dell’Opec e i 10 alleati che tutti insieme costituiscono l’Opec + sembravano propensi ad un aumento di 2 milioni di barili al giorno entro dicembre, avviando un incremento graduale a partire da agosto, con aumenti mensili che ammonterebbero a meno di 0,5 milioni di barili al giorno. Sembravano essere pianificati anche i livelli di produzione di ciascun paese.
PERCHE’ GLI EMIRATI ARABI UNITI SI OPPONGONO
Sembravano, appunto. Perché al momento del voto gli Emirati Arabi Uniti (Eau) si sono opposti, chiedendo limiti di produzione più elevati, affermando che la loro capacità produttiva è aumentata negli ultimi anni. “Devi bilanciare l’affrontare l’attuale situazione del mercato con il mantenimento della capacità di reagire agli sviluppi futuri … se tutti vogliono aumentare la produzione, allora ci deve essere un’estensione”, ha detto il principe Abdulaziz bin Salman al canale televisivo Al Arabiya di proprietà saudita.
L’APPELLO DELL’ARABIA SAUDITA
Nelle scorse ore, il ministro dell’Energia dell’Arabia Saudita ha chiesto agli Emirati Arabi Uniti una soluzione di “compromesso e razionalità”, per poter chiudere un accordo all’unanimità.
PREZZI PETROLIO STABILI
Intanto, i prezzi del petrolio restano stabili. Il greggio Brent è salito di 4 cent a 76,21 dollari al barile, dopo essere sceso di 1 centesimo la scorsa settimana. Anche il petrolio statunitense, il Wti, ha guadagnato 4 centesimi, scambiato a 75,20 dollari al barile, dopo essere aumentato dell’1,5% la scorsa settimana.
“Il mancato raggiungimento di un accordo potrebbe fornire un breve vantaggio al mercato”, ha commentato ING Economics in una nota.