Il presidente Trump ha ribaltato molte delle politiche ambientali di Biden, incrementando la produzione di combustibili fossili e riducendo le iniziative sulle energie rinnovabili.
Nonostante gli ingenti investimenti in energia pulita effettuati sotto l’ex Presidente Joe Biden, sembra che gli Stati Uniti stiano invertendo la rotta e incrementando le emissioni di gas serra.
IL CAMBIO DI ROTTA DELLA POLITICA USA
Da quando è entrato in carica a gennaio, il Presidente Donald Trump ha introdotto una vasta gamma di politiche volte ad aumentare la produzione di combustibili fossili, a frenare il settore delle energie rinnovabili e a tagliare i finanziamenti per la ricerca ambientale. Queste mosse hanno portato gli esperti a rivalutare le prospettive sulle emissioni di gas serra per gli Stati Uniti.
Al momento dell’insediamento il presidente Donald Trump ha più volte richiamato “l’emergenza energetica” che stavano vivendo gli Stati Uniti per fronteggiare le quali ha subito introdotto una serie di ordini esecutivi per riaprire terre e oceani a nuove attività di esplorazione di combustibili fossili, segnando quindi un’inversione di tendenza rispetto alle restrizioni introdotte sotto Biden.
PRODUZIONE DI PETROLIO E GAS NEGLI USA GIÀ A LIVELLI RECORD CON BIDEN, ORA CON TRUMP È “DRILL, BABY, DRILL”
La produzione di petrolio e gas negli Stati Uniti era già salita a livelli record sotto il Presidente Biden, nonostante le restrizioni, e questo perché l’ex leader aveva cercato di allontanare la dipendenza dalla Russia a seguito dell’invasione dell’Ucraina. Tuttavia, Trump vuole spingere la produzione ancora più in alto, ribadendo ripetutamente il suo mantra: “drill, baby, drill”.
TRUMP HA SOSPESO MOLTI PROGETTI RINNOVABILI, AZIONI LEGALI IN 18 STATI
Trump non solo ha spinto a tutta forza sui combustibili fossili, ma ha anche annunciato piani per limitare i progetti di energia rinnovabile, il che ha reso l’industria diffidente nei confronti di nuovi investimenti in energia pulita. A gennaio, Trump ha introdotto un ordine esecutivo sospendendo approvazioni, permessi e prestiti per tutti i progetti di energia eolica sia onshore che offshore, una mossa che sta attualmente affrontando azioni legali da 18 Stati. Trump ha anche interrotto lo sviluppo del parco eolico offshore Empire Wind 1 a New York ad aprile, per il quale potrebbe anche affrontare azioni legali dalla major energetica norvegese Equinor.
TAGLIATI I FINANZIAMENTI ALL’EPA
Sempre l’amministrazione Trump ha tagliato i finanziamenti per una serie di iniziative ambientali, agenzie governative e progetti di ricerca. A maggio, il governo ha annunciato piani per una significativa riorganizzazione dell’Environmental Protection Agency (EPA), suggerendo importanti tagli al personale, in particolare nel braccio di ricerca scientifica dell’EPA. Il personale potrebbe scendere a livelli che non si vedevano dai tempi di Ronald Reagan negli anni ’80.
L’amministrazione Trump ha anche proposto di tagliare miliardi di dollari in finanziamenti federali il prossimo anno per una serie di progetti, tra cui le energie rinnovabili e i caricabatterie per veicoli elettrici, nonché di interrompere i programmi volti ad affrontare i cambiamenti climatici, come parte di una richiesta più ampia di tagliare 163 miliardi di dollari nella spesa federale del 2026.
AD OGGI, TRUMP HA INTRAPRESO 145 AZIONI INIZIALI PER INVERTIRE LE NORMATIVE AMBIENTALI E PROMUOVERE L’USO DI COMBUSTIBILI FOSSILI
Queste mosse dovrebbero dunque contribuire a un aumento delle emissioni di gas serra negli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump, rispetto alla diminuzione vista sotto Biden. Ad oggi, Trump ha intrapreso 145 azioni iniziali per invertire le normative ambientali e promuovere l’uso di combustibili fossili.
SI PREVEDE CHE GLI USA AUMENTERANNO LA PRODUZIONE DI GREGGIO A 15 MILIONI DI BARILI AL GIORNO DAGLI ATTUALI 13,5 MILIONI DI BARILI AL GIORNO
Molte di queste azioni richiederanno ulteriore attenzione per essere messe in pratica, ma in ogni caso si prevede che gli Stati Uniti aumenteranno la loro produzione di greggio a 15 milioni di barili al giorno dagli attuali 13,5 milioni di barili al giorno, secondo le previsioni di Rystad Energy. L’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) ha ripetutamente affermato che per raggiungere gli obiettivi di riscaldamento globale, i paesi non devono approvare nuovi progetti di combustibili fossili.
GLI USA IMPORTANO ANCHE PETROLIO PER LE RAFFINERIE, IL 70% DEL QUALE DA CANADA E MESSICO
Senza considerare che gli Stati Uniti importano anche petrolio: Circa il 60% del greggio che passa attraverso le raffinerie statunitensi viene estratto negli Usa. Tuttavia, le raffinerie americane utilizzano molti tipi diversi di greggio, alcuni dei quali provengono dalle importazioni. Quasi il 70% proviene da Canada (60%) e Messico (7%).
La quantità di greggio processata dalle raffinerie statunitensi supera infatti di gran lunga la produzione nazionale. Gli Stati Uniti stanno producendo una quantità record di petrolio (circa 13,4 milioni di barili al giorno), mentre le raffinerie statunitensi necessitano di circa 16,5 milioni di barili al giorno per mantenere gli attuali livelli di produzione (circa il 90% di utilizzo).
L’EIA PREVEDE UN AUMENTO DELL’1% DELLE EMISSIONI DI CO2 NEL 2025 LEGATE AL CARBONE
L’Amministrazione per le informazioni sull’energia degli Stati Uniti (EIA) prevede che “le emissioni di anidride carbonica (CO2) relative all’energia negli Stati Uniti aumenteranno dell’1% nel 2025, seguite da una diminuzione dell’1% tornando ai livelli del 2024 nel 2026”. L’EIA prevede che “il carbone, i prodotti petroliferi e il gas naturale contribuiscano tutti ai cambiamenti nelle emissioni del 2025 e del 2026. Le emissioni di carbone costituiscono la maggior parte dell’aumento totale delle emissioni nel 2025 e la maggior parte della diminuzione nel 2026. Questi cambiamenti sono associati alla generazione di elettricità a carbone, che prevediamo aumenterà del 6% nel 2025 e diminuirà del 9% nel 2026.”
Rhodium Group prevede che “l’annullamento dell’azione esecutiva sul clima e l’abrogazione delle politiche energetiche e fiscali che sono state migliorate ed ampliate attraverso l’Inflation Reduction Act (IRA) a partire dal 2025 potrebbero aumentare i costi energetici medi delle famiglie fino a 489 dollari all’anno nel 2035, aumentare la dipendenza dal petrolio e dal gas importati, portare i livelli di emissioni di gas serra dal 24 al 36% più alti rispetto alla politica attuale nel 2035 e rischiare livelli sostanziali di investimenti privati”.