I paesi scandinavi chiedono da tempo una suddivisione della Germania in diverse zone tariffarie per l’energia elettrica. E lo stesso suggerimento è arrivato da ENTSO-E. Per la Germania e il Lussemburgo, attualmente unite in un’unica vasta zona di prezzo, sono state valutate quattro opzioni
Il dibattito sull’efficienza del sistema elettrico tedesco si fa sempre più acceso, soprattutto a livello europeo: sia in risposta alle crescenti tensioni con i paesi scandinavi che a seguito della relazione sulle possibili modifiche alle zone di prezzo dell’energia in Europa di ENTSO-E, l’associazione europea dei gestori dei sistemi di trasmissione dell’energia elettrica.
I paesi scandinavi chiedono da tempo una suddivisione della Germania in diverse zone tariffarie per l’energia elettrica. E lo stesso suggerimento è arrivato da ENTSO-E. Per la Germania e il Lussemburgo, attualmente unite in un’unica vasta zona di prezzo, sono state valutate quattro opzioni di suddivisione: in due, tre, quattro o cinque zone distinte. Tutti gli scenari elaborati dall’associazione europea prevedono una separazione netta tra nord e sud, mentre i Länder orientali rimarrebbero uniti in un’unica area indipendentemente dalla configurazione scelta.
Ma la Germania resta scettica. A dar voce ai dubbi e alle resistenze è sceso in campo Klaus Müller, presidente dell’Agenzia federale delle reti, la Bundesnetzagentur. Intervistato da n-tv, una delle tv all news tedesche, Müller ha difeso il mantenimento di un’unica zona elettrica nazionale, sottolineando come la complessità e i costi di una riforma strutturale supererebbero di gran lunga i benefici stimati.
TENSIONI CON LA SCANDINAVIA E IL NODO DEI PREZZI
Alla base delle frizioni con Norvegia e Svezia vi è la percezione, da parte di questi paesi, che la Germania approfitti del sistema elettrico comune: importa energia a basso costo e scarica sull’estero gli oneri dovuti alla propria inefficienza strutturale. Una situazione che ha portato non solo i media ma anche i governi scandinavi a criticare aspramente Berlino, specie durante periodi di particolare instabilità del mercato elettrico come quello dello scorso dicembre. Müller, però, ha respinto le accuse spiegando che in quella circostanza l’energia non è stata importata a basso prezzo, bensì pagata cara, e che Svezia e Norvegia ne hanno tratto un vantaggio economico.
Ha inoltre ricordato che proprio la Scandinavia ha beneficiato a lungo della generosità della Germania in termini di esportazione di energia rinnovabile: nei momenti in cui il vento era forte e i prezzi scendevano anche in negativo, Berlino ha venduto – o addirittura “regalato” – grandi quantità di elettricità. Questo surplus ha consentito alla Norvegia, ad esempio, di pompare acqua nei bacini idroelettrici quando i costi erano bassi, per poi rivendere l’energia a prezzi più alti. Una dinamica che, secondo Müller, rende parziale e poco fondata l’attuale campagna di critica.
CONCETTO DI ZONA TARIFFARIA E IMPLICAZIONI PER L’ECONOMIA TEDESCA
Ma cosa significa esattamente suddividere la Germania in zone tariffarie? Müller ha illustrato nell’intervista televisiva il concetto con una metafora: immaginare il paese come una grande lastra di vetro su cui si versa acqua, che si distribuisce in modo uniforme. Oggi i prezzi dell’energia sono uguali su tutto il territorio, il che consente anche al sud, dove si produce meno energia eolica, di beneficiare della produzione economica del nord. Se si introducesse una separazione in più zone, le aree meridionali – come la Baviera o il Baden-Württemberg – rischierebbero un aumento significativo dei costi, potenzialmente spingendo le imprese a trasferirsi al nord per risparmiare.
Secondo Müller, non è tanto la mancanza di volontà politica quanto le caratteristiche geografiche e culturali a ostacolare lo sviluppo dell’energia eolica nel sud del paese. A differenza delle pianure settentrionali, il territorio montuoso del sud è meno adatto alla costruzione di parchi eolici. Inoltre, ha ricordato come nello Schleswig-Holstein, Land del nord, l’energia eolica sia ormai parte integrante dell’economia locale, con agricoltori che affittano terreni per impianti eolici accanto alla tradizionale coltivazione delle barbabietole da zucchero.
COSTO DELLA REDISTRIBUZIONE E ALTERNATIVE ALLA RIFORMA
Un altro elemento centrale del dibattito riguarda i costi delle misure correttive, il cosiddetto “ridispacciamento”, necessarie per far fronte agli squilibri tra produzione e consumo. Attualmente, queste misure costano dai 2 ai 4 miliardi di euro all’anno: impianti eolici nel nord vengono fermati mentre centrali elettriche nel sud – o persino nei paesi vicini – vengono avviate per garantire la fornitura. Secondo Müller, è essenziale ridurre questi costi, ma suddividere il paese ad esempio in cinque zone, non è la soluzione ideale. Anche perché, a fronte di risparmi stimati di 339 milioni di euro annui, la creazione delle zone comporterebbe spese iniziali fino a due miliardi.
Il presidente dell’Agenzia federale delle reti ha indicato piuttosto due strade alternative: l’espansione della rete elettrica e l’introduzione di segnali di localizzazione. L’ampliamento delle reti di trasmissione ad alta capacità – le cosiddette “autostrade elettriche” – è già in corso, con nuovi progetti approvati e in fase di realizzazione. In parallelo, si sta discutendo su come incentivare la localizzazione di infrastrutture elettriche (come elettrolizzatori e centrali) in aree dove l’energia è prodotta in abbondanza, invece di lasciare che le decisioni siano guidate esclusivamente da logiche di mercato.
UNA SCELTA POLITICA CONDIVISA
Infine, Müller ha sottolineato che il mantenimento di un’unica zona tariffaria è una posizione trasversale, condivisa da numerosi leader politici tedeschi, tra cui il leader della Csu e uno degli uomini forti della nuova coalizione di governo Markus Söder, il presidente verde del Baden-Württemberg Winfried Kretschmann e quello cristiano-democratico dell’Assia Boris Rhein.
“Il paese non deve essere diviso”, ha dichiarato lo stesso Söder, evocando un senso di solidarietà nazionale che, secondo Müller, deve prevalere su logiche di puro risparmio. L’obiettivo principale, ha concluso il presidente della Bundesnetzagentur, resta quello di migliorare l’efficienza complessiva del sistema elettrico tedesco, contenendo i costi e promuovendo un’equa distribuzione delle risorse, senza compromettere l’unità del mercato interno.