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Nucleare

Perché la Polonia svolterà sul nucleare

Varsavia potrebbe essere costretta a dire addio al carbone e a scegliere il nucleare come alternativa

Ogni grave crisi economica scuote le fondamenta di politiche e idee apparentemente mainstream e fa pensare che l’impatto della recessione avrebbe potuto essere mitigato da decisioni tempestive e ambiziose. Questo sta accadendo anche in Polonia: nonostante sia il Paese con il più basso calo del PIL di quest’anno in Europa, sembra che il coronavirus abbia in qualche maniera sradicato uno dei capisaldi della sua politica energetica, e cioè il carbone.

IL LEGAME TRA POLONIA E CARBONE

Per decenni la Polonia è stata tra i primi produttori di carbone al mondo, tanto che fino ad oggi nessun membro dell’Ue brucia più carbone della Polonia (75% della sua produzione di elettricità). Tuttavia, la pressione intraeuropea per promuovere un futuro più verde e sostenibile ha portato Varsavia ad avvicinarsi all’energia nucleare.

La sostituzione del carbone con altre forme di energia si rivelerà non solo una sfida economica per la Polonia, visto che per molti versi il carbone è radicato nella Polonia meridionale e sud-occidentale, in particolare modo nella regione della Slesia, dove la produzione di carbone è iniziata alla fine del 18esimo secolo.

IL PICCO NEL 1988

Dopo aver raggiunto il massimo storico di 266 milioni di tonnellate annue nel 1988, il consumo polacco è prima crollato a causa della crisi della domanda post-sovietica e poi ha iniziato a diminuire di un 2% in media su base annua nel nuovo millennio.

Nonostante una tendenza al ribasso generale, il carbone conta ancora molto per la Polonia, sede della più grande centrale a carbone d’Europa (a Belchatow, che produce circa il 20% dell’elettricità polacca), rimanendo l’economia più dipendente dal carbone nel Vecchio Continente con la sua popolazione di quasi 40 milioni di abitanti.

LA POLONIA IMPORTA CARBONE DI QUALITÀ DALL’ESTERO

Nonostante le riserve di carbone abbondanti, la Polonia ha iniziato a importare quantità sostanziali di antracite di migliore qualità, il che ha fatto scattare l’allarme politico con il partito di governo ultra-conservatore (PiS) che ha vietato agli enti statali di partecipare a tali transazioni, anche se le aziende private sono ancora autorizzate a farlo.

Ma cosa può fare la Polonia – dotata di vaste riserve di carbone di qualità inferiore al necessario e costretta ad allinearsi con l’Unione Europea che sta cercando una transizione energetico sempre più verde?

SI GUARDA AL NUCLEARE

Il governo polacco sembra schierarsi a favore di una eliminazione graduale del carbone, forse non così ambiziosa come la scadenza del 2036 menzionata dai giornali polacchi, ma ancora abbastanza ambiziosa da convincere l’Ue che Varsavia fa sul serio, nonostante sia stato l’unico paese europeo a non essersi impegnato per raggiungere l’obiettivo della neutralità nelle emissioni di Co2 nel 2050.

Due tendenze principali spingeranno gradualmente il carbone al pensionamento: l’aumento dei costi di produzione, dato che i minatori devono scavare sempre più a fondo e il sistema di scambio di emissioni dell’Europa che penalizza soprattutto l’industria carbonifera.

LE RINNOVABILI

La risposta ai problemi energetici della Polonia potrebbe risiedere nel campo delle energie rinnovabili, tanto più che l’energia eolica sta facendo passi da gigante. La capacità eolica onshore della Polonia è passata dallo zero circa 12 anni fa a 5,9 MW di capacità installata, ma, come gli analisti polacchi stessi sottolineano, il paese non sarà in grado di soppiantare la diminuzione della capacità di produzione di carbone affidandosi esclusivamente all’energia eolica onshore; per un cambiamento di paradigma tangibile, Varsavia dovrebbe attingere alla sua parte più ventosa, il Mar Baltico. Ma anche questo non basterebbe e qui entra l’ultimo, forse mancante, pezzo del puzzle: l’energia nucleare.

LO SPIRITO ANTI-NUCLEARE

La Polonia ha avuto una storia contrastata con l’energia nucleare. Il paese è stato il terzo più colpito dalla catastrofe nucleare di Chernobyl del 1986 che ne hanno sviluppato una certa posizione antinucleare. Come se non bastasse, il paese è stato uno degli oppositori più accaniti della centrale nucleare di Ostrovets in Bielorussia, arrivando a proibire potenziali importazioni nucleari dalla Bielorussia con il pretesto di “non essere sicura”. Eppure nel 2009 il Ministero dell’Economia polacco ha chiesto la costruzione di almeno 2 centrali nucleari che avrebbero dovuto fornire circa il 15% dell’elettricità entro il 2030. Dopo un decennio passato a risolvere le questioni normative, la Polonia sembra ora pienamente impegnata a far partire il nucleare.

DAL 2026 L’AVVIO DEL PRIMO REATTORE

Secondo il nuovo Ministero del Clima, la costruzione del primo reattore dovrebbe avvenire nel 2026 per entrare poi in funzione intorno al 2033/2034 con ulteriori aggiunte di reattori in seguito.

L’ubicazione della centrale nucleare è ancora incerta, eppure tutto sembra indicare Zarnowiec in Pomerania, il sito dove la Polonia aveva 4 unità nucleari VVER-440 in costruzione negli anni ’80 poi abbandonate

I POLACCHI VOGLIONO GLI USA

A parte le preferenze delle autorità polacche – Varsavia vuole che siano gli Stati Uniti a costruire la centrale nucleare – la logica economica alla base dei piani nucleari di Varsavia è abbastanza semplice: poiché il carbone sta diventando sempre più difficile da utilizzare E il gas naturale e il petrolio vengono importati, il nucleare si è rivelato essere la soluzione più conveniente dal punto di vista dei costi.

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