Tra i motivi dell’addio il fatto che la Turchia non dispone di una capacità di esportazione di gas nell’Europa meridionale e Ankara non è disposta a consentire a Gazprom di commercializzare il gas congiuntamente, mentre l’Ue sta portando avanti una proposta per vietare le importazioni di gas russo entro la fine del 2027.
Gazprom ha accantonato i piani per lo sviluppo di un nuovo hub di distribuzione del gas in Turchia, chiudendo così la porta a una potenziale opportunità di riconquistare una posizione nei mercati europei, persa dopo l’invasione dell’Ucraina.
DOPO MESI DI VALUTAZIONE GAZPROM SEMBRA AVER ABBANDONATO L’IDEA
Con i gasdotti Nord Stream verso la Germania fuori servizio e il transito del gas attraverso l’Ucraina destinato a scadere nel 2024, Gazprom stava valutando la Turchia – già collegata a due importanti gasdotti russi – come via di ritorno verso l’Europa, che un tempo era il suo principale mercato di esportazione. Ma dopo mesi di valutazione delle opzioni, l’azienda ha concluso che non era fattibile e ha in gran parte interrotto i lavori, secondo alcune fonti raccolte da Bloomberg.
I RUSSI PERDONO 8 MLD AL MESE DI ENTRATE DALLO STOP AL GAS EUROPEO
L’esito ha precluso a Gazprom l’opportunità di ripristinare almeno in parte le forniture di gas all’Europa, che in passato generavano un fatturato di circa 8 miliardi di dollari al mese. Tuttavia, alcuni membri dell’azienda erano scettici fin dall’inizio sul funzionamento del piano: la Turchia non dispone di una capacità di esportazione di gasdotti nell’Europa meridionale e Ankara non era disposta a consentire a Gazprom di commercializzare il gas congiuntamente, limitando l’influenza russa sull’hub, secondo quanto affermato dalle fonti. Anche l’Unione Europea sta portando avanti una proposta per vietare le importazioni di gas russo entro la fine del 2027.
L’IDEA ‘TURCA’ ERA NATA A OTTOBRE 2022
Fu nell’ottobre del 2022, poche settimane dopo la misteriosa esplosione dei gasdotti Nord Stream, che Putin espresse per la prima volta l’idea di un hub di distribuzione del gas in Turchia. Con l’influenza energetica del Cremlino nella regione in rapida diminuzione, elaborò un piano affinché la Turchia potesse un giorno ricevere flussi pari alla capacità del collegamento Nord Stream danneggiato, circa 55 miliardi di metri cubi all’anno. Il progetto avrebbe richiesto costosi gasdotti aggiuntivi attraverso il Mar Nero, ma sarebbe stato “economicamente sostenibile” e più sicuro di altre rotte europee, affermò il presidente.
L’anno scorso, in un incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, Putin aveva ribadito che l’idea turca era ancora all’ordine del giorno e avrebbe contribuito a creare “meccanismi di prezzo equilibrati” per il gas russo. Tuttavia, si erano registrati già segnali di ridimensionamento dell’ambizione, con il presidente che aveva escluso lo stoccaggio di grandi volumi di gas russo in Turchia, un prerequisito per un importante hub.
Secondo quanto riportato dalle fonti di Bloomberg, i dirigenti di Gazprom hanno da tempo smesso di discutere del centro turco, sia internamente sia durante gli incontri con i funzionari governativi del Paese. Mentre la posizione della Turchia sui progetti per l’hub del gas non è cambiata e rimane disposta a collaborare con la Russia per una joint venture per l’iniziativa.