La tregua temporanea nella guerra dei dazi tra Usa e Cina è una buona notizia solo a metà per le rinnovabili. Ecco perché.
L’ACCORDO TRA CINA E USA SUI DAZI E’ SOLO UN PRIMO PASSO
Questa mattina Stati Uniti e Cina hanno raggiunto l’intesa per una tregua di 90 giorni sui dazi e una riduzione delle tariffe del 115%. L’accordo tra Washington e Pechino sui dazi rappresenta un passo importante verso la riduzione delle tensioni commerciali che hanno gravemente danneggiato il settore energetico e ostacolato la transizione green.
Nel breve termine, la riduzione delle tariffe potrebbe portare a un abbassamento dei costi delle tecnologie verdi. Un trend che stimolerebbe gli investimenti e accelererebbe la diffusione delle rinnovabili. Tuttavia, non sembra essere sufficiente ad invertire la rotta.
PERCHE’ L’ACCORDO TRA USA E CINA NON BASTA A RILANCIARE LE RINNOVABILI
Lo stop alle tariffe non è altro che un toccasana momentaneo per le rinnovabili e la mobilità elettrica, settori chiave della transizione green che sono stati particolarmente colpiti dai dazi. Il tycoon ha alzato i dazi sui prodotti cinesi fino al 54%, imponendo un minimo del 10% su tutte le importazioni americane. Ma
In particolare, il nuovo schema di Trump si accaniva nei confronti dei pannelli fotovoltaici made in Sud est asiatico. Alcune aziende cambogiane sono state colpite da dazi del 3.521%, colpevoli secondo Trump di essere finanziate dalla Cina per aggirare le tariffe.
DAZI, GLI SCENARI A MEDIO-LUNGO TERMINE
L’accordo temporaneo, però, probabilmente sarà insufficiente a tranquillizzare i mercati, le aziende e gli investitori nel medio-lungo termine. La definizione “pausa parziale di 90 giorni” nell’accordo suggerisce infatti che si tratta di una misura temporanea, più che di una soluzione permanente alle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. La natura aleatoria dell’accordo potrebbe mantenere viva l’incertezza nel mercato, scoraggiando investimenti a lungo termine nelle rinnovabili.
In particolare, le aziende potrebbero essere ancora restie a impegnarsi in progetti su larga scala che richiedano anni per la realizzazione, temendo lo scoppio di una nuova guerra dei dazi. Un’incertezza che potrebbe limitare l’impatto positivo dell’accordo sulla transizione energetica globale.
IL NODO DELLE MATERIE PRIME
L’accordo probabilmente non sarà sufficiente neanche a risolvere i problemi relativi all’approvvigionamento di materie prime e componenti di tecnologie green. Infatti, i dazi americani hanno provocato un effetto a catena nelle catene di approvvigionamento globali. Diverse aziende hanno cercato di diversificare le proprie fonti per ridurre la dipendenza dai Paesi colpiti dalle tariffe, provocando una frammentazione della catena di fornitura.
Inoltre, il blocco cinese sull’esportazione di metalli critici ha posto sotto i riflettori il tema della vulnerabilità della transizione energetica. Difficilmente lo stop momentaneo ai dazi potrà contribuire a risolvere il problema dell’accesso a questi metalli.