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Consiglio Informale Praga

Perché le proposte Ue su price cap e acquisti congiunti non risolvono i problemi

Per l’ Oxford Institute for Energy Studies “i politici farebbero meglio a concordare come sostenere le industrie vitali a rischio di chiusura, mentre i prezzi del gas sono alti nel breve termine, o i consumatori vulnerabili nei Paesi con minori risorse finanziarie”

La crisi del gas in Europa ha innescato molte pressioni da parte di diversi Stati membri UE affinché venisse istituito un massimale di prezzo all’ingrosso. Ad ottobre e novembre la Commissione europea ha proposto una serie di misure, tra cui un prezzo massimo del gas all’ingrosso, degli acquisti congiunti di gas, il calcolo di un prezzo benchmark europeo del GNL da parte del regolatore europeo dell’energia (ACER) e delle norme predefinite per l’allocazione collettiva del gas tra gli Stati membri in caso di emergenza. Il documento valuta le varie proposte e il loro probabile impatto sui mercati europei del gas.

LE PROPOSTE DI UN PRICE CAP EUROPEO SUL GAS

Le proposte sul cosiddetto “price cap sul gas” sono impostate per limitare il prezzo TTF front month (M+1) a 275 €/MWh, a condizione che vi sia un differenziale tra il prezzo spot TTF e i prezzi europei del GNL di almeno 58 €/MWh, e che il prezzo TTF sia superiore a tale livello per i 10 giorni precedenti.

Il massimale sui prezzi all’ingrosso – scrive Alex Barnes sul sito dell’Oxford Institute for Energy Studies – renderà più difficile bilanciare domanda e offerta, finché non sarà disponibile una maggiore offerta di GNL. Probabilmente avvantaggerà le famiglie più ricche rispetto a quelle povere, avvantaggerà le aziende inefficienti dal punto di vista energetico più di quelle efficienti, può ridurre la concorrenza all’interno dei mercati del gas all’ingrosso – rendendo probabile che i prezzi rimarranno più elevati più a lungo – e potrebbe mettere a repentaglio la sicurezza dell’approvvigionamento, se i flussi di gas verso l’UE diminuissero. Il massimale sui prezzi all’ingrosso aumenta anche la probabilità e la necessità di allocazione amministrativa del gas, ovvero il razionamento.

Il tempo speso a discutere del price cap sul gas ha un costo opportunità reale per i mercati energetici europei: le proposte non fanno nulla per risolvere il problema fondamentale alla base dell’aumento dei prezzi. Il tempo sarebbe speso meglio in misure che riducano la domanda di gas o per sostenere chi soffre maggiormente a causa dei prezzi elevati del gas, come sussidi per famiglie vulnerabili e settori industriali specifici, o anche investimenti nell’efficienza energetica, nello stoccaggio di energia e nelle fonti energetiche alternative.

LE PRESSIONI SULLA COMMISSIONE EUROPEA

La Commissione europea è sottoposta a forti pressioni da parte degli Stati membri e degli eurodeputati per fare qualcosa sui prezzi elevati del gas. È anche molto difficile sostenere che un mercato funzioni bene così come è stato progettato, se il risultato è una sofferenza per le imprese e i consumatori europei.

A giudicare dalle varie comunicazioni e proposte della Commissione europea, l’organo europeo lo sa, ma ha subito pressioni per presentare un qualcosa che potrebbe placare i Paesi membri, mentre allo stesso tempo ha cercato di salvaguardare il funzionamento del mercato. Il fatto è che le proposte sono state dettate direttamente dal presidente della Commissione UE, Ursula van der Leyen, con il sostegno del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. I due non sono riusciti a soddisfare chi preme per un tetto massimo perché, probabilmente a ragione, capiscono che l’intenzione dell’attuale proposta prevede che il price cap venga implementato in rari casi, se non mai.

Le proposte per introdurre delle norme predefinite sulla solidarietà tra gli Stati membri sono più utili, anche se ci sono problemi con alcuni dettagli. Le proposte di maggiore trasparenza e prenotazione di capacità secondaria per i terminal GNL e le strutture di stoccaggio potrebbero essere utili, ma non è chiaro che c’è un problema urgente da risolvere. Le proposte sulla gestione della congestione dei gasdotti non sembrano tener conto del contesto attuale, e potrebbero avere impatti negativi sulle prenotazioni di capacità, senza avere un impatto positivo sui flussi di gas.

Il tempo speso a discutere sulle proposte di ottobre e novembre ha un costo opportunità molto reale sulla politica energetica dell’Unione europea. L’attuale crisi dell’approvvigionamento di gas potrebbe – e dovrebbe – dare una spinta agli sforzi UE per decarbonizzare attraverso un maggiore uso di fonti rinnovabili ed una migliore efficienza energetica. La Commissione europea ha pubblicato molti obiettivi più elevati a riguardo, ad esempio nell’ambito del REPowerEU. Serve però molto altro lavoro per garantire che questi obiettivi possano essere raggiunti, in termini di un’efficace progettazione del mercato e sostegno finanziario per le nuove tecnologie come lo stoccaggio dell’elettricità. Il tempo dei decisori politici sarebbe speso molto meglio per questi scopi.

GLI ERRORI DA NON COMMETTERE

Dovrebbero essere evitate le misure che distorcono il mercato del gas, come i massimali che aumentano la domanda e scoraggiano l’offerta. I politici farebbero molto meglio a dedicare il loro tempo a concordare come utilizzare efficacemente la solidarietà europea per sostenere industrie vitali a rischio di chiusura mentre i prezzi del gas sono alti nel breve termine, o i consumatori vulnerabili, in quei Paesi con minori risorse finanziarie. Le alternative ai massimali tariffari all’ingrosso includono sussidi in denaro mirati per i soggetti più colpiti e che faticano a fronteggiare gli alti prezzi del gas; dei massimali su un determinato volume di gas, in modo che le famiglie più ricche, con consumi più elevati, non ne traggano maggiori benefici rispetto alle famiglie più povere, che consumano di meno; una ripartizione degli oneri finanziari a livello UE che consideri le disparità nella capacità di pagare i prezzi del gas tra gli Stati membri più ricchi e quelli più poveri; dei prestiti in conto capitale per consentire investimenti in misure di efficienza energetica o energie rinnovabili nel prossimo anno, prima dell’inverno 2023-24; investimenti in misure di accumulo di energia per ridurre la necessità di ricorrere alla produzione di gas per bilanciare i mercati dell’energia elettrica.

Tutte queste misure sarebbero più convenienti e più coerenti con gli obiettivi net zero a lungo termine dell’UE rispetto alle proposte di price cap. Non è ancora chiaro quale sarà l’esito finale. Uno scenario è che non si raggiungerà un accordo e che entrambe le proposte di ottobre e novembre falliranno. L’unica vera perdita in questo caso sarebbero le norme predefinite sui meccanismi di solidarietà tra gli Stati membri, sebbene queste richiedano ulteriore lavoro.

I TRE POSSIBILI SCENARI DI PRICE CAP

Un secondo scenario è che ci si accordi sulle proposte di ottobre, senza il price cap. Ciò avrebbe un impatto marginale sui mercati del gas, ma sarebbe per lo più irrilevante. Lo scenario più preoccupante sarebbe l’accordo su un price cap senza i meccanismi di sicurezza della Commissione o ad un livello molto inferiore, poiché ciò innescherebbe i problemi succitati. In questo caso si aspettano ulteriori proposte per cercare di mitigare i danni. Qualunque sarà l’accordo, i responsabili politici dovrebbero tenere a mente le parole di Edward Whymper, l’alpinista britannico che ha partecipato alla prima scalata di successo del Cervino: “Non fare nulla in fretta, guarda bene ogni passaggio e, fin dall’inizio, pensa quale potrebbe essere la fine”.

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