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Perché l’Europa dovrebbe combattere il circolo vizioso della fornitura di gas

Secondo Natasha Fielding di Argus Media, “mantenere un mercato unico europeo del gas d’ora in poi sarà più costoso. L’Europa deve riconsiderare il modo in cui vengono sostenuti questi costi aggiuntivi, altrimenti la frammentazione dei mercati potrebbe essere inevitabile”

Il mercato europeo del gas si è dimostrato molto più resistente alle grandi sfide politiche e di sicurezza che ha dovuto affrontare dall’invasione russa dell’Ucraina di quanto molti avrebbero immaginato. Solo due anni fa abbandonare l’abitudine russa ai gasdotti sembrava quasi impossibile. L’Ue però non è ancora fuori dai guai e in futuro – scrive sul Financial Times Natasha Fielding, responsabile prezzi europei del gas di Argus Media – il mantenimento del mercato unico del gas in Europa probabilmente costerà molto di più.

IL RISCHIO DEL CIRCOLO VIZIOSO DEL GAS IN EUROPA

Il sistema Ue ha già dovuto riconfigurarsi a causa della perdita della sua più grande fonte di approvvigionamento. E, man mano che la transizione dal gas alle alternative più ecologiche prende ritmo, un gruppo sempre più ristretto di clienti rimasti dovrà farsi carico dei costi di mantenimento delle reti del gas sovradimensionate.

Per affrontare queste ed altre sfide, alcuni costi di manutenzione della rete potrebbero dover essere sostenuti in modo diverso. L’Europa ha bisogno di un modo per evitare di ritrovarsi in un circolo vizioso, in cui le tariffe di sistema continuano a dover aumentare perché ci sono meno utenti a pagarle.

LA TASSA SUL GAS DELLA GERMANIA

Due anni fa, le imprese e i governi europei hanno agito con notevole rapidità per costruire dei terminal galleggianti di GNL sufficienti a sostituire le forniture russe perdute. Di conseguenza, il continente ha evitato il razionamento del gas e i prezzi di mercato sono tornati ai livelli pre-crisi dopo soli 12 mesi.

Il nuovo costo più controverso previsto per il 2022, tuttavia, è stata la cosiddetta “imposta sullo stoccaggio” della Germania. Il Paese ha introdotto questa nuova tassa su tutto il gas in uscita dalla rete come un modo per compensare le perdite multimiliardarie che il governo ha subito acquistando gas a prezzi record due anni fa per riempire gli stoccaggi. Il prelievo tedesco attualmente è pari a 1,86 €/MWh, e dall’inizio di luglio aumenterà a 2,50 €/MWh. Il governo tedesco, però, giovedì scorso ha annunciato che intende abolire la tassa a partire dall’inizio del 2025.

LE NUOVE STRATEGIE DEGLI OPERATORI DELLE RETI DI TRASPORTO EUROPEE

Nel frattempo, gli operatori delle reti di trasporto del gas europee – che forniscono i gasdotti in tutto il continente – devono ripensare i loro modelli di entrate, in un mondo in cui il gas russo non scorre più attraverso il sistema. I cosiddetti operatori dei sistemi di trasmissione (TSO) in Repubblica Ceca, Austria e Slovacchia stanno tutti pianificando di aumentare le tariffe per il trasporto del gas attraverso i loro sistemi, per coprire le mancate entrate di transito da Mosca.

Questi costi di trasporto aggiuntivi renderanno più dispendioso spedire il gas a sud e a ovest verso l’Europa centrale. Gli spedizionieri stanno già facendo il possibile per evitare di trasportare gas attraverso la Germania, la via principale attraverso cui il GNL raggiunge i mercati orientali senza sbocchi sul mare. Quando le aziende non possono evitare la rotta tedesca, il prezzo locale alla destinazione finale dev’essere notevolmente superiore a quello tedesco, per attrarre le importazioni.

Di conseguenza, le opportunità commerciali transfrontaliere si stanno esaurendo, con la conseguenza che le risorse flessibili, come i siti di stoccaggio, ora sono sottoutilizzate, e i mercati in via di sviluppo come l’Ucraina hanno difficoltà ad integrarsi nella rete europea. Ad esempio, quest’estate i trader non hanno molti incentivi ad immagazzinare il gas in Ucraina come facevano in passato, perché gli spread tra i prezzi estivi e quelli invernali sono troppo stretti per coprire anche solo la metà del costo di trasporto dall’Austria all’Ucraina e ritorno.

LE SOLUZIONI PER MANTENERE UN MERCATO UNICO EUROPEO DEL GAS

Vi sono diverse possibilità. Ad esempio, si potrebbe fornire un maggiore sostegno ai TSO negli ex Paesi di transito russi. L’Unione europea potrebbe valutare di creare “un cattivo TSO” di sua proprietà, come una bad bank, che potrebbe possedere e pagare per la capacità di cui il mercato non ha più bisogno, ma che non è stata ancora completamente smantellata. Anche un ridimensionamento della rete sovvenzionata nei luoghi che trasportavano molto gas russo potrebbe essere parte della soluzione. Nella direzione opposta, forse dovrebbe esserci un’esenzione dalle tariffe per le aziende che utilizzano gasdotti nuovi o riconvertiti tra terminal GNL e Paesi senza sbocchi sul mare.

Le tariffe di rete rappresentano un modo utile per ripartire i costi nel settore. L’uso del sistema è solitamente un buon indicatore della quota di mercato e quindi dell’entità dei costi di mantenimento del mercato che un’azienda dovrebbe pagare. Alcuni costi, però, potrebbero essere recuperati meglio in altri modi, per evitare che le tariffe di rete scoraggino il tipo di comportamento che l’Ue vuole promuovere, ad esempio trasportando più GNL nell’entroterra dalle coste. Mentre l’Europa aumenta la propria capacità di importazione di GNL, il mantenimento di una differenza limitata nel prezzo di mercato tra le coste e l’interno richiederà una capacità di gasdotti a basso costo.

In conclusione, mantenere un mercato unico europeo del gas, che non è mai stato libero, d’ora in poi sarà più costoso. L’Europa deve riconsiderare il modo in cui vengono sostenuti questi costi aggiuntivi, altrimenti la frammentazione dei suoi mercati potrebbe essere inevitabile.

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