Controllato dalla società russa del gas Gazprom, il progetto Nord Stream è stato sostenuto anche da grandi aziende energetiche occidentali, tra cui Shell, E.ON, Uniper, Engie, OMV e Wintershall Dea, ora di proprietà di Harbour Energy
La spinta degli Stati Uniti per porre fine alla guerra in Ucraina ha sollevato interrogativi su come le aziende potrebbero tornare sul mercato russo e su come l’Europa potrebbe riprendere a collaborare con Mosca, inclusa la ripresa delle forniture di gas tramite gasdotto.
Il gasdotto Nord Stream, attraverso il Mar Baltico fino alla Germania, è di gran lunga la rotta più lunga, insieme ai flussi attraverso Bielorussia, Ucraina e Turchia.
IL GASDOTTO NORD STREAM
Come ricorda l’agenzia Reuters, il gasdotto Nord Stream in realtà è costituito da due gasdotti in grado di fornire 110 miliardi di metri cubi di gas all’Europa ogni anno, un volume sufficiente a rifornire circa 26 milioni di case. Il primo gasdotto, il Nord Stream 1 (NS1), ha iniziato le operazioni nel 2011, mentre il secondo, il Nord Stream 2 (NS2), è stato completato nel 2021, ma non ha mai ricevuto un permesso operativo per iniziare i flussi.
Controllato dalla società russa del gas Gazprom, il progetto è stato sostenuto anche da grandi aziende energetiche occidentali, tra cui Shell, E.ON, Uniper, Engie, OMV e Wintershall Dea, ora di proprietà di Harbour Energy.
LE ESPLOSIONI CHE HANNO DANNEGGIATO IL GASDOTTO
Un ovvio ostacolo alla ripresa della fornitura tramite il gasdotto Nord Stream sono i danni che sono stati provocati all’infrastruttura dalle esplosioni del settembre 2022. I danni hanno colpito entrambe le linee del gasdotto Nord Stream 1 e una del Nord Stream 2, lasciando intatta una linea. Non è ancora chiaro chi sia stato il responsabile del danno.
Alcuni funzionari occidentali hanno suggerito che Mosca abbia fatto esplodere le sue condutture, un’idea che il presidente russo Vladimir Putin ha definito “idiota”. La Russia ha incolpato gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l’Ucraina per le esplosioni, ma questi Paesi hanno negato il loro coinvolgimento.
Si stima che la linea interrotta del NS2 contenga ancora circa 9-10 milioni di metri cubi di gas naturale, mentre la linea intatta resta piena di gas.
I PROBLEMI FINANZIARI DI NORD STREAM 2
Anche la seconda coppia di tubi affronta problemi finanziari, con l’operatore Nord Stream 2 AG – un’unità della russa Gazprom – che si trova sotto pressione per pagare i creditori. Un tribunale svizzero ha fissato al 9 maggio la scadenza per la NS2 AG (con sede in Svizzera) per saldare i propri debiti e rimborsare i creditori di piccola entità, aggiungendo che, se questa condizione non venisse soddisfatta, potrebbe dichiarare fallita la società.
Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, a gennaio ha dichiarato che il potenziale fallimento o la vendita della NS2 AG “equivarrebbe ad un furto”. Entrambe le società NS2 AG e Gazprom non hanno commentato.
LE CAUSE LEGALI
Ci sono anche diverse cause legali in corso contro Gazprom per le interruzioni della fornitura di gas. Cederic Cremers, vicepresidente esecutivo del gas integrato di Shell, uno dei finanziatori del gasdotto NS2, ha affermato che queste cause avrebbero dovuto essere risolte prima di qualsiasi considerazione su un riavvio, e che la domanda è se l’Europa voglia ancora la stessa dipendenza dal gas russo che aveva fino a poco tempo fa.
Nel dicembre scorso il governo statunitense, sotto l’allora presidente Joe Biden, ha emesso ulteriori sanzioni alle entità con sede in Russia per il loro coinvolgimento nel Nord Stream 2, tra cui l’operatore e una compagnia assicurativa russa che forniva assicurazioni alle società coinvolte nel progetto.
L’EUROPA ACQUISTERÀ DI NUOVO GAS RUSSO?
Un’altra sfida alla riapertura del gasdotto Nord Stream è che l’Europa si è allontanata dalle forniture energetiche di Mosca dall’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014 e dall’invasione dell’Ucraina, nel 2022, e che potrebbe non voler tornare indietro. Sebbene la Commissione europea abbia ritardato l’annuncio di un piano per eliminare gradualmente la dipendenza Ue dall’energia russa, ha affermato che il NS2 non è un progetto di interesse comune e che non diversifica le fonti energetiche europee.
La Germania – che in precedenza era il maggiore acquirente europeo di gas russo – di recente ha ribadito di non essere in trattative con Mosca sulle forniture di gas. La maggior parte dei Paesi europei ha cercato forniture di gas alternative, anche aumentando le importazioni di GNL dagli Stati Uniti, dall’Africa e dal Medio Oriente, aumentando le importazioni da fornitori come Norvegia e Algeria e incrementando la produzione di energia rinnovabile.