Gli acquisti di energia USA da parte dell’Ue rappresentano già una quota molto elevata delle esportazioni statunitensi, e diverse analisi evidenziano le difficoltà nel raggiungere l’obiettivo di 350 miliardi di dollari del presidente americano
C’è la possibilità che l’Unione europea acquisti ancora più petrolio e GNL dagli USA, ma l’obiettivo di 350 miliardi di dollari proposto dal presidente americano Donald Trump per negoziare nuovi dazi sarà un’impresa ardua. Trump vede i combustibili fossili statunitensi come un punto di negoziazione con i Paesi di Europa e Asia, una sorta di fusione dei suoi programmi commerciali e di “dominio energetico”.
GLI ACQUISTI DI ENERGIA STATUNITENSE DA PARTE DELL’UE
La scorsa settimana, spiega Axios, Trump si è concentrato su maggiori esportazioni di energia per porre fine al deficit commerciale con l’Ue. “Dovranno comprare la nostra energia da noi, perché ne hanno bisogno”, ha dichiarato nello Studio Ovale, aggiungendo che “possono comprarla, noi possiamo tagliare 350 miliardi di dollari in una settimana”.
Gli acquisti di energia statunitense da parte dell’Ue rappresentano già una quota molto elevata delle esportazioni statunitensi, e diverse analisi evidenziano le difficoltà nel raggiungere l’obiettivo di 350 miliardi di dollari di Trump.
WOODMACKENZIE: “I PAESI DOVRANNO IMPEGNARSI AD ACQUISTARE PIÙ PETROLIO E GAS DAGLI STATI UNITI”
Ed Crooks di Wood Mackenzie esplora diverse ragioni per cui ulteriori esportazioni di petrolio e gas non possono da sole trasformare le bilance commerciali bilaterali. “I meccanismi sono impegnativi – scrive il vicepresidente dell’azienda per le Americhe – i Paesi dovranno impegnarsi ad acquistare più petrolio e gas dagli Stati Uniti per dimostrare di non fare promesse vuote. Nel mercato petrolifero, le raffinerie e i fornitori di carburante generalmente non vorranno assumere questi impegni a lungo termine”.
LA QUESTIONE DEGLI ACQUISTI DI GNL DAGLI USA
Nel settore del GNL i contratti a lungo termine sono comuni, ma vi sono delle sfide. Un articolo del WSJ analizza il motivo per cui c’è “scarsa propensione” ad acquistare più energia dagli Stati Uniti, al di là delle recenti espansioni. “Raggiungere l’obiettivo di 350 miliardi di dollari di Trump significa che gli Stati Uniti sostituirebbero la maggior parte degli altri fornitori dell’Unione europea in Norvegia, Nord Africa e Medio Oriente”, scrivono Matthew Dalton e Georgi Kantchev.
I giornalisti del WSJ e altri analisti osservano che i funzionari europei sono cauti nell’affidarsi nuovamente ad un singolo fornitore, dopo la rottura con le forniture un tempo dominanti controllate dal Cremlino. Adesso, quindi, è in ballo il ruolo dell’energia nei colloqui tra USA e Unione europea, ora che Trump ha sospeso i dazi del 20%, sebbene quelli del 10% permangano.
LE MOSSE DELL’ITALIA PER TRATTARE CON GLI USA
E l’Italia? Ieri, intervenendo ad un evento, la premier Giorgia Meloni ha dichiarato che “la nostra priorità è sempre stata quella di facilitare l’accesso dei produttori ai mercati, promuovere la qualità italiana e ridurre le barriere che ostacolano la nostra capacità di crescere. Continueremo in questa direzione, soprattutto in questa fase complessa e in rapida evoluzione, in cui bisogna ragionare con lucidità e lavorare con pragmatismo”.
Tra le carte che l’Italia potrebbe giocare vi è l’aumento degli investimenti negli Stati Uniti da parte di gruppi come Leonardo o Eni o l’acquisto di gas naturale liquefatto. Resta però da capire come il nostro Paese potrebbe acquistare GNL – una delle richieste di Trump per riequilibrare il deficit commerciale con l’Unione europea – senza interferire con la strategia di Bruxelles di scongiurare una guerra commerciale.
Dopo il distacco dal gas russo, la Commissione europea punta a rafforzare la diversificazione delle fonti energetiche, e ha dichiarato che “gli Stati Uniti sono una delle opzioni possibili”.