Secondo uno studio realizzato da PwC per Hydrogen Europe, le attuali politiche – tra cui il sistema di scambio delle quote di emissione (ETS) e il meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera (CBAM) – sono insufficienti a colmare il divario di costo tra le tecnologie convenzionali e quelle basate sull’idrogeno pulito
La diffusione dell’idrogeno verde in Europa continua a progredire lentamente. Nonostante gli ambiziosi obiettivi dell’Unione europea e la crescente pressione per decarbonizzare l’industria pesante, il mercato non riesce a decollare. Lo conferma l’H2 Lead Markets Framework Study, preparato da PwC per Hydrogen Europe, secondo cui le attuali politiche – tra cui il sistema di scambio delle quote di emissione (ETS) e il meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera (CBAM) – sono insufficienti a colmare il divario di costo tra le tecnologie convenzionali e quelle basate sull’idrogeno pulito.
L’ANALISI DI PWC SULL’IDROGENO VERDE
L’analisi individua una causa centrale: la mancanza di una domanda garantita che offrirebbe visibilità e sicurezza agli investitori. Secondo lo studio, l’uso di idrogeno pulito nell’acciaio e nei fertilizzanti – i due settori con il maggiore potenziale di assorbimento immediato – sarà competitivo solo quando il prezzo dell’idrogeno scenderà al di sotto di 2 €/kg, una cifra ben lontana dai livelli attuali. Nel frattempo, i progetti industriali stanno ritardando le decisioni di investimento, e alcune iniziative sono già state annullate o rinviate.
PwC sottolinea che lo sviluppo di mercati pilota potrebbe superare questa impasse strutturale. L’obiettivo sarebbe quello di creare meccanismi normativi che garantiscano una domanda stabile di prodotti industriali a basse emissioni di carbonio, come l’acciaio primario prodotto con idrogeno o i fertilizzanti a base di ammoniaca pulita. Questi mercati pilota dovrebbero essere in grado di mobilitare almeno il 20% del consumo di idrogeno pulito previsto in Europa – circa 2 milioni di tonnellate – per stabilizzare gli investimenti e accelerare la realizzazione delle infrastrutture.
I “MODELLI DI QUOTA” PER L’IDROGENO VERDE
Lo studio esplora diverse opzioni normative e conclude che i modelli di quote, sia per i produttori di acciaio primario che per i produttori di prodotti finiti come automobili, macchinari o elettrodomestici, sarebbero gli strumenti più efficaci.
Queste quote richiederebbero che una parte dell’acciaio o dell’ammoniaca utilizzati in Europa soddisfi criteri di basse emissioni, generando un effetto moltiplicatore immediato sull’idrogeno verde. PwC stima che una quota del 50% per l’acciaio primario potrebbe generare oltre 2 milioni di tonnellate di domanda annua di idrogeno nell’Unione europea, sufficienti ad attivare un mercato robusto.
COMBINARE LE QUOTE CON MISURE COMPLEMENTARI
Tuttavia, l’attuazione di questi meccanismi richiederebbe di affrontare sfide legali e di competitività, soprattutto per quanto riguarda le importazioni. Il rapporto raccomanda quindi di combinare le quote con delle misure complementari, come l’etichettatura dell’acciaio pulito, gli appalti pubblici verdi e i contratti per differenza finanziati tramite imposte sui prodotti finiti, un modello che ridurrebbe al minimo i costi per i consumatori, che per la maggior parte dei beni oscillerebbero tra lo 0,001% e lo 0,12% del prezzo.
MANCA UNA POLITICA ECONOMICA DECISA
L’analisi fornita da PwC rivela che l’idrogeno verde è in stallo a causa della mancanza di una politica economica decisa. L’Europa ha investito in questa tecnologia per decarbonizzare la sua industria pesante, ma senza meccanismi che garantiscano la domanda e riducano il rischio per gli investitori, il mercato rimarrà stagnante.
I mercati guida – con quote obbligatorie, etichettatura verificabile e contratti per differenza ben progettati – potrebbero fornire l’impulso necessario, a condizione che i governi accettino la sfida di coordinarsi e agire rapidamente.


