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Leviathan

Perché il Mediterraneo Orientale è l’ago della bilancia della politica energetica Ue

Come mai l’Europa è ai margini del grande risiko del gas stretta tra la morsa russa e dei paesi emergenti della sponda est del Mare Nostrum

I giacimenti di gas del Mediterraneo orientale si candidano a essere sempre più ago della bilancia della politica energetica europea. A scapito della Russia e della sua eccessiva predominanza nelle forniture al Vecchio Continente. L’ultimo paese che sta cercando di allentare la morsa da Mosca è la Bulgaria. Il ministro bulgaro dell’Energia Temenuzhka Petkova ha ribadito in settimana che Sofia è interessata ad acquistare gas naturale dai due giacimenti israeliani di Tamar e Leviathan. La decisione finale dipende, ha detto il ministro, dal completamento dell’Interconnettore Grecia-Bulgaria (IGB), un progetto da 220 milioni di euro, lungo 182 chilometri e destinato a collegare il sistema greco di trasporto del gas nella zona di Komotini a quello bulgaro intorno a Stara Zagora. La decisione sul gasdotto  mostra la chiara volontà della Bulgaria di allontanarsi dalla quasi totale dipendenza dal gas russo. Attualmente Gazprom è l’unico esportatore di gas in Bulgaria e fornisce quasi il 90 per cento del consumo annuale del paese balcanico ma dal 2009, quando una controversia russo-ucraina bloccò gli approvvigionamenti, sta cercando di diversificare. La produzione bulgara copre meno del 13% del consumo interno. Il resto è coperto appunto dalla Russia, con i volumi che oggi passano completamente attraverso l’Ucraina. Gazprom da parte sua, ha coerentemente coordinato i suoi piani di transito del gas con un occhio agli interessi geostrategici di Mosca e per questo è accusata di “affamare” selettivamente i paesi della regione per sottoporli a pressioni politiche. Dal canto suo, il governo del primo ministro bulgaro Boyko Borissov ha espresso l’auspicio che la costruzione del gasdotto IGB inizi entro il 28 giugno, alla fine del semestre di presidenza bulgara del Consiglio dell’Unione europea, ma sembra improbabile che ciò accada.

gazpromoilEASTMED E’ LONTANO E LA RUSSIA NON MOLLA LA PRESA SULLA BULGARIA

Nel frattempo il gasdotto EastMed che dovrebbe collegare Israele con l’Europa continentale potrebbe richiedere 6-7 anni per essere realizzato secondo uno studio commissionato dalla stessa Israele. Il percorso prevede un tratto offshore di 1.300 km e un tratto onshore di 600 km con una capacità massima di 20 miliardi di metri cubi di gas all’anno che dovrebbero arrivare nel Vecchio Continente entro il 2030 quando il fabbisogno europeo di gas aumenterà a 100 miliardi di metri cubi all’anno in base alle previsioni. Secondo lo studio israeliano, inoltre, si stima che al largo delle acque del paese potrebbero trovarsi riserve per oltre tre volte quelle degli attuali giacimenti valutati in mille miliardi di metri cubi di gas.

Mosca per il momento tiene duro con la Bulgaria. Alcuni analisti hanno ridimensionato le possibilità del progetto di andare avanti e suggeriscono che il Cremlino non abbandonerà facilmente il suo vecchio alleato strategico, nonostante il fallimento del piani di realizzare una pipeline – il South Stream – nella regione. Dello stesso avviso l’ex sindaco di Sofia Georgi Kadiev che a Deutsche Welle ha dichiarato: “Occorre ignorare la notizia. Quello che il ministro dell’Energia ha detto è che la Bulgaria è interessata all’importazione di gas da Israele ma si può o importare Gnl, per il quale però non abbiamo alcun porto, o utilizzare il gasdotto Israele-Cipro-Creta-Bulgaria, che per ora è solo un’idea e non verrà realizzato prima dei prossimi 20 anni”. Secondo altri analisti il Cremlino non avrebbe rinunciato a mantenere salda la presa sulla Bulgaria. “L’elezione dell’ex generale filo-russo, Rumen Radev come presidente della Bulgaria è stata accolta da Mosca come una nuova finestra di opportunità e in occasione di una recente visita in Ungheria, Vladimir Putin ha menzionato l’idea di ripartire con il progetto sul gas con la Bulgaria – ha detto Jan Mus, esperto dell’Europa sudorientale dell’Università della Vistola di Varsavia a Deutsche Welle –. Costruire un gasdotto attraverso la Bulgaria richiederà anche anni. L’acquisto di gas che può eventualmente essere venduto sul mercato globale non preclude la possibilità di fare affari con la Russia e di acquistare gas russo”.

EGITTO E CIPRO PRONTE A REALIZZARE UN GASDOTTO CON LA BENEDIZIONE UE

Sempre sul fronte orientale del Mediterraneo il ministro egiziano del Petrolio Tarek el Molla ha dichiarato che prima della metà del 2018 vi sarà la firma di un accordo con l’Unione europea per la costruzione di un gasdotto Cipro-Egitto, affermando che proprio l’Ue sarà il principale beneficiario delle forniture. Durante la sua partecipazione alla conferenza “Petroleum Week” a Londra, il ministro ha annunciato che è stato firmato un accordo preliminare con il governo cipriota per la realizzazione della pipeline e che sono in corso ulteriori negoziati tra i due governi. Inoltre, Egitto e Grecia lavoreranno a stretto contatto nel settore del petrolio e del gas attraverso vari accordi. Molla ha sottolineato, inoltre, la stretta cooperazione con Egitto, Giordania e Iraq nello stesso settore, annunciando che il Cairo ha concluso un accordo con loro per il trasporto di petrolio e gas. Infine ha affermato che la trasformazione dell’Egitto in un hub di gas e petrolio – grazie alla sua posizione geografica strategica, al Canale di Suez, a infrastrutture ben consolidate per il trasporto, lo stoccaggio e la vendita di petrolio e gas – sarà un passo importante per tutti gli attori coinvolti, compresa l’Europa, che è interessata a garantire la sua quota di energia dopo il 2020, quando il divario tra domanda e offerta dovrebbe aumentare. Egitto e Cipro hanno forti legami nel settore dell’energia, avviati nel 2009: recentemente si sono svolte diverse visite ufficiali tra i due paesi, oltre a tre vertici tripartiti nel 2014, 2015 e 2017, in cui Cipro, Egitto e Grecia hanno discusso l’ampliamento dei loro legami in diversi settori, soprattutto energetici. Nell’ultima riunione tenutasi a Nicosia, i tre paesi hanno affrontato il tema dello sviluppo delle riserve di idrocarburi nel Mediterraneo orientale e discusso di progetti energetici reciprocamente vantaggiosi.

L’EUROPA SEMPRE PIU’ AI MARGINI NEL GRANDE RISIKO DEL GAS

In questo contesto l’Unione europea sta diventando sempre più irrilevante per quanto riguarda il suo ruolo nel settore gas, almeno secondo alcuni esperti. “L’Ue non sarà in grado di ridurre la dipendenza dal gas russo nel prossimo futuro – ha dichiarato l’analista slovacco Petr Toth, a DW -. Se la stabilità in Europa dipende dalle buone relazioni tra Francia e Germania, la stabilità nell’Eurasia settentrionale dipende dalle buone relazioni tra Germania e Russia”.

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