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Donald Trump

Perché un ritorno di Trump non sarebbe positivo per la lotta al climate change. Report Carbon Brief

Ben 4 miliardi di tonnellate di emissioni di Co2 entro fine decennio sarebbe l’apporto delle politiche climatiche di Trump. Un ritorno del Tycoon alla Casa Bianca “probabilmente porrebbe fine a qualsiasi speranza globale di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dell’1,5 °C”

Se non volete rovinarvi la giornata, forse, meglio non leggere le ultime previsioni del Carbon Brief, il portale britannico focalizzato sulle questioni climatiche. Con la rinuncia definitiva di Nikki Haley a correre per le elezioni presidenziali di novembre 2024, termina di fatto anche il percorso delle primarie repubblicane. Gli Stati Uniti si preparano ufficialmente a un secondo confronto tra Joe Biden e Donald Trump per la conquista della Casa Bianca. E un ritorno del Tycoon non sarebbe positivo per salvaguardare le politiche green d’oltreoceano.

Tutti i dettagli.

TUTTE LE SCIAGURE CLIMATICHE DI UN TRUMP II, SECONDO IL CARBON BRIEF

“Una vittoria per Donald Trump nelle elezioni presidenziali di novembre potrebbe portare a ulteriori 4 miliardi di tonnellate di emissioni statunitensi entro il 2030 rispetto ai piani di Joe Biden”, si legge l’analisi di Carbon Brief. Questa cifra, inoltre, provocherebbe “danni climatici globali per un valore superiore a 900 miliardi di dollari, sulla base delle ultime valutazioni del governo degli Stati Uniti”. Per fare un confronto e rendere ancor meglio l’idea, CB ricorda che Ue e Giappone producono 4Gt di Co2 e la stessa quantità è il totale combinato di ben 140 Paesi a basse emissioni.

Una vittoria alle elezioni di Trump potrebbe aggiungere 4 miliardi di tonnellate alle emissioni statunitensi entro il 2030

Dunque, con un Trump II si prefigurerebbe uno scenario devastante in ottica futura ma anche in ottica passata, perché “negherebbe – due volte – tutti i risparmi derivanti dall’implementazione di tecnologie eoliche, solari e altre tecnologie pulite in tutto il mondo negli ultimi cinque anni”. Ecco quindi che gli Usa di nuovo a guida repubblicana “mancherebbero il loro impegno climatico globale con un ampio margine, con le emissioni che scendono solo al 28% al di sotto dei livelli del 2005 entro il 2030. L’attuale obiettivo degli Stati Uniti nell’ambito dell’accordo di Parigi è quello di raggiungere una riduzione del 50-52% entro il 2030”.

LE DIFFERENZE CON LE POLITICHE BIDENIANE

Dall’altro lato, invece, con un nuovo mandato di Biden è probabile che assisteremmo a maggior continuità delle politiche verdi già intraprese oltreoceano. Anche se le mosse democratiche si sono rivelate non di rado contraddittorie, è vero però che “se Biden viene rieletto, le emissioni scenderebbero a circa il 43% al di sotto dei livelli del 2005”. Di più: “le attuali politiche climatiche di Biden vanno in modo significativo verso il raggiungimento dell’obiettivo del 2030 e potrebbero essere aggiunte in futuro”.

Mentre, con il Tycoon “le emissioni di gas serra degli Stati Uniti scenderebbero al 28% al di sotto dei livelli del 2005 entro il 2030, molto meno dell’obiettivo del 50-52%”.

QUALI SCENARI PER IL MONDO CON IL RITORNO DI DONALD TRUMP?

A livello internazionale, invece, le conseguenze dell’avvicendamento alla Casa Bianca in favore di Trump secondo Carbon Brief riguarderebbero l’intralcio al percorso per la lotta ai cambiamenti climatici. “Supponendo che non ci siano ulteriori cambiamenti politici, questo totale cumulativo continuerebbe a salire oltre il 2030, raggiungendo 15GtCO2e entro il 2040 e un enorme 27GtCO2e entro il 2050”, si legge dal report. “Gli aumenti delle emissioni cumulative nello scenario “Trump” sono così grandi che metterebbero in pericolo non solo gli obiettivi climatici statunitensi, ma anche gli obiettivi climatici globali”.

 

 

– Leggi anche:L’indipendenza energetica dell’Italia passa (anche) dalle valli dell’idrogeno

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