Le sanzioni occidentali e il calo dei futures globali schiacciano l’export di Mosca. Rosneft e Lukoil costrette a maxi-sconti mentre India e Cina riducono la pressione della domanda.
La combinazione tra l’inasprimento delle sanzioni occidentali e un calo generalizzato dei futures globali ha spinto il prezzo del petrolio russo al livello più basso dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Secondo i dati forniti da Argus Media, gli esportatori della Federazione ricevono attualmente una media di poco superiore ai 40 dollari al barile per i carichi in partenza dai porti del Mar Baltico, del Mar Nero e dallo snodo orientale di Kozmino. Questa contrazione del valore, che segna un calo del 28% negli ultimi tre mesi, evidenzia l’efficacia delle restrizioni commerciali imposte ai colossi energetici nazionali, costringendo l’industria russa ad applicare sconti sempre più massicci per mantenere le quote di mercato.
PRESSIONE OCCIDENTALE SU ROSNEFT E LUKOIL E IL CALO DEL BENCHMARK GLOBALE
Il crollo delle quotazioni interne si inserisce in un contesto internazionale ribassista, dove i prezzi globali del greggio sono scesi martedì sotto la soglia psicologica dei 60 dollari al barile per la prima volta da maggio. Tuttavia, la dinamica russa è aggravata da fattori specifici: le recenti misure restrittive che hanno colpito giganti come Rosneft PJSC e Lukoil PJSC hanno reso estremamente complesse le operazioni di vendita e consegna. La pressione occidentale non si limita ai produttori, ma si estende alla filiera logistica e alle raffinerie dei principali acquirenti internazionali, rendendo il barile russo un asset sempre più difficile da piazzare senza concedere forti ribassi sul prezzo di listino.
IMPATTO SUL BILANCIO STATALE E SUL FINANZIAMENTO DEL CONFLITTO
La flessione delle entrate petrolifere rappresenta una minaccia diretta per la stabilità economica del Cremlino. I proventi derivanti dall’export di petrolio e gas costituiscono infatti circa un quarto dell’intero bilancio statale russo e sono la fonte primaria di finanziamento per le operazioni militari in Ucraina. La riduzione dei ricavi mette a dura prova i bilanci delle compagnie petrolifere nazionali e, di conseguenza, riduce drasticamente il gettito fiscale che queste versano nelle casse dello Stato, limitando la capacità di manovra finanziaria di Mosca nel lungo periodo.
LO SCENARIO GEOPOLITICO E IL COMPORTAMENTO DEI MERCATI ASIATICI
Il quadro economico si intreccia con le evoluzioni diplomatiche: l’amministrazione Trump ha recentemente avviato trattative volte alla risoluzione del conflitto, mentre lo stesso Presidente Vladimir Putin, durante una visita in India, ha ammesso un rallentamento della crescita economica interna. Sul fronte della domanda, i segnali dai partner asiatici non sono incoraggianti per Mosca. I funzionari indiani prevedono che le importazioni dalla Russia si fermeranno a circa 800.000 barili al giorno per il mese corrente, un dato in netto calo rispetto a novembre. Parallelamente, le raffinerie cinesi, pur continuando ad acquistare, stanno sfruttando la debolezza russa per ottenere carichi dai porti orientali con gli sconti più alti registrati quest’anno.


