14 miliardi € Pnrr in progetti fantasma. Orsini (Confindustria): “Serve piano straordinario contro dazi”. Arera approva le regole del bonus Bollette. Il D-Day è arrivato. La rassegna Energia
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza contiene circa 12 miliardi di euro destinati a progetti fantasma. Parliamo di investimenti che non hanno un Codice unico di progetto, quindi non hanno un “padre”. A rivelarlo è lo stesso ministro per gli Affari europei e il Pnrr Tommaso Foti, nel corso del suo intervento durante la presentazione del Rapporto di previsione di primavera del Centro studi di Confindustria. Serve un piano straordinario per fronteggiare i dazi Usa e aumentare la competitività dell’industria europea. È la risposta più efficace secondo Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, alla luce del momento straordinario che stiamo vivendo, “che ha bisogno di decisioni straordinarie”. Arera ha approvato le regole riguardo il bonus extra per le bollette, introdotto dal governo con l’omonimo dl per le famiglie con Isee fino a 25 mila euro. L’Inps entro gennaio dovrà trasmettere al Sistema informativo integrato (Sii) l’elenco di tutti i nuclei familiari che rientrano tra i potenziali beneficiari. Il D-Day è arrivato. A mezzanotte sono scattati i dazi americani sulle merci importate. “È il giorno della liberazione. Oggi rinasce l’industria americana, è una dichiarazione di indipendenza economica”, ha detto Trump a margine della firma dell’ordine esecutivo con le tariffe. La rassegna Energia.
12 MILIARDI DI EURO DI PROGETTI FANTASMA NEL PNRR
I progetti fantasma del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza raccolgono circa 12 miliardi di euro. Parliamo di investimenti che non hanno un Codice unico di progetto, quindi non hanno un “padre”. A rivelarlo è lo stesso ministro per gli Affari europei e il Pnrr Tommaso Foti, nel corso del suo intervento durante la presentazione del Rapporto di previsione di primavera del Centro studi di Confindustria.
“Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza ci sono circa 12 miliardi di euro dedicati a investimenti fantasma, che «hanno l’impegno di spesa, ma non il Codice unico di progetto, quindi non si sa nemmeno chi sia il soggetto attuatore». Lo ha spiegato ieri mattina il ministro per gli Affari europei e il Pnrr, Tommaso Foti, nel suo intervento alla presentazione del Rapporto di previsione di primavera del Centro studi di Confindustria. (…) arriva anche l’apertura del vicepresidente della Commissione Ue, Raffaele Fitto. «Se gli Stati membri lo vorranno – ha spiegato ospite di Bruno Vespa a Cinque Minuti su Rai 1 – potranno utilizzare l’opportunità, che abbiamo previsto martedì, di spostare i progetti (in ritardo, ndr) dal Pnrr alla Coesione per salvaguardare gli interventi con una scadenza al 2029, che può essere prorogata fino al 2030». Sui progetti fantasma, ha sottolineato Foti, «fisseremo un termine entro cui gli attuatori dovranno completare queste rendicontazioni mancanti, dopo di che sposteremo i fondi». (…) Transizione 5.0 che fin qui ha attratto richieste per soli 630-700 milioni, cioè un decimo scarso dei 6,2 miliardi potenzialmente a disposizione. Nella ricostruzione di Foti la ragione del fallimento va cercata nell’Europa dominata da una superfetazione burocratico-amministrativa”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“Per ora il titolare del Pnrr non entra nel merito delle possibili soluzioni, perché «le rimodulazioni prima si fanno e poi si presentano» pubblicamente, ma in gioco ci sono varie opzioni, spinte anche dalle imprese, che puntano a dirottare una quota delle risorse ad altre misure affini, come i contratti di sviluppo. Il tutto, però, va concordato con una Europa che agli occhi del ministro appare «inconcludente. (…) Nella ennesima riscrittura del Piano – ha comunque affermato Foti al Question Time alla Camera nel pomeriggio, replicando alle accuse di ritardi e inefficienze piovute dalle opposizioni – «le richieste di rimodulazione non riguardano le case e gli ospedali di comunità, gli asili nido e gli investimenti ferroviari nel Mezzogiorno». Sui nidi, in particolare, il ministro ha respinto al mittente l’accusa di aver ridotto di 100mila i nuovi posti da realizzare: «Non sono stati tagliati da questo Esecutivo, ma dalla Commissione europea”, continua il giornale.
“Su tutto il dibattito intorno alla capacità italiana di rispettare il programma di milestone e target pesa però l’incognita sempre più incombente di una spesa che nemmeno nel 2024 è riuscita a decollare. Sul punto, il rapporto del Centro studi di Confindustria stima una accelerazione dei pagamenti effettivi che mette in conto al 2025 e 2026 uscite complessive per 65 miliardi di euro. (…) «Non ho difficoltà a dire che la spesa va accelerata», ha riconosciuto Foti nell’Aula di Montecitorio, rivendicando però di nuovo il primato italiano nel confronto continentale: «Ad oggi il 52% del livello spesa e il 63% di rate aggiudicate è il miglior dato che c’è in Europa. La nazione che ha più risorse dopo di noi è la Spagna, che ha chiesto il 30% della sua possibilità di spesa, noi siamo a più del doppio». (…) «sarebbe un crimine avere a disposizione tutti questi fondi senza saperli spendere». «Serve attenzione alle imprese – ha rilanciato l’omologo di Forza Italia, Maurizio Casasco – perché bisogna proteggere e rilanciare la produzione in Italia con una vera politica industriale»”, scrive il quotidiano.
ORSINI (CONFINDUSTRIA): “SERVE PIANO STRAORDINARIO CONTRO DAZI USA”
“«Trump ha ridefinito i confini del commercio mondiale, confermando che stiamo vivendo un momento straordinario che ha bisogno di decisioni straordinarie. La sfida europea è mantenere e aumentare la presenza di industria e lavoratori in Europa». Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha commentato così l’annuncio del presidente Usa Trump sui dazi. «Per fare questo – ha aggiunto – occorre un piano straordinario su tre capitoli: investimenti, sburocratizzazione per eliminare i dazi interni, e recupero di competitività su fattori chiave quali l’energia. Contiamo su una risposta compatta e responsabile di tutte le forze politiche per arrivare ad un’azione che sia immediata e tangibile». (…) I numeri, ha spiegato «ci devono far riflettere. Occorrono politiche serie dell’Europa e del nostro paese che mettano al centro l’industria italiana, serve un piano strutturale. Siamo un paese esportatore, i dazi saranno un ennesimo stop alle nostre imprese. La Ue deve mettere in condizione le imprese italiane ed europee di essere competitive». Per Orsini «servono misure immediate che rilancino gli investimenti». Misure semplici, «automatismi». Industria 5.0 «non è la reazione che serve al paese», sui 6,3 miliardi a disposizione ne sono stati assorbiti 600-700. «Industria 4.0, invece, nel 2024 ha saputo dare alle imprese 8 miliardi. Rilanciare gli investimenti vuol dire aumentare le esportazioni, fare innovazione, aumentare la produttività che è in calo da 24 mesi», ha insistito il presidente di Confindustria (…) Per Orsini si potrebbe anche sforare il debito pubblico per sostenere le imprese: «Tra poco potrebbe essere molto peggio voltarsi indietro e vedere che non c’è nessuna impresa e nessuna occupazione», ha detto intervistato a Zapping, Rai Radio1. Il nostro export, ha aggiunto, è di 626 miliardi, con 100 miliardi di saldo positivo”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“Gli Usa sono il secondo mercato, con 65 miliardi di export e 42 di surplus. «Non possiamo pensare che i dazi non siano un problema. Dobbiamo negoziare e la Ue deve essere unita. Credo che ci possa essere la possibilità: la Ue esporta 503 miliardi verso gli Usa, se consideriamo anche i beni e i big tech che esportano verso l’Europa il gap è di 45 miliardi, un 3 per cento. Non è lontanissimo», ha spiegato il presidente di Confindustria. «Nel 2018 i negoziati sono durati tre anni. Quindi è necessario reagire e aprire nuovi mercati, a partire da Mercosur e India». Ma i dazi non sono l’unico problema: in Italia, ha sottolineato Orsini, secondo i dati Ocse la burocrazia pesa per 80 miliardi all’anno sui costi delle aziende. Un handicap anche in Europa: gli Stati Uniti negli ultimi quattro anni hanno emesso 3mila norme, la Ue 13mila. Altro tema cruciale l’energia: «paghiamo il 70-80% più della Francia», ha detto il presidente di Confindustria sottolineando la speculazione nella Ue che porta quasi a triplicare il prezzo del gas: «Serve un mercato europeo dell’energia». Inoltre l’attuazione del Green Deal, per evitare di desertificare l’Europa, «penso all’automotive». (…) non penso che per potenziare l’Europa ci possiamo basare solo sul Rearm, dobbiamo potenziare l’economia Ue investendo sulla imprese che generano appeal e benessere», ha detto Orsini che ha apprezzato la proposta del Vicepresidente Ue Raffaele Fitto di allungare le tempistiche di utilizzo del Pnrr”, continua il giornale.
ARERA APPROVA LE REGOLE PER IL BONUS EXTRA PER LE BOLLETTE
“L’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente (Arera) chiude il cerchio attorno all’erogazione del contributo straordinario da 200 euro deciso dal governo con l’ultimo decreto Bollette per le famiglie con Isee (l’Indicatore della situazione economica equivalente) fino a 25mila euro e che va ad aggiungersi al beneficio già percepito (il bonus sociale) dai nuclei con Isee sotto i 9.530 euro. (…) Con il provvedimento approvato ieri, dunque, l’Autorità presieduta da Stefano Besseghini ha completato il quadro dell’assegnazione anche per tutti i restanti potenziali beneficiari. (…) L’Arera ha così stabilito una road map puntuale per garantire l’erogazione del contributo, partendo dal primo step, vale a dire l’individuazione delle esatte dimensioni della platea di coloro che, alla luce dell’innalzamento della soglia Isee contenuta nell’ultimo decreto Bollette, potranno ricevere il contributo straordinario. La prima fase vedrà scendere in campo l’Inps che, da subito e fino a gennaio del prossimo anno, dovrà trasmettere con attestazione Isee compresa tra 9.530 e 25mila euro. Il Sistema Informativo Integrato, gestito da Acquirente Unico, è il “cervellone” che ha il compito di gestire i flussi informativi ai mercati dell’energia elettrica e del gas ed è basato una banca dati dei punti di prelievo e dei dati identificativi dei clienti finali. (…) c’è anche un puntuale cronoprogramma di come dovrà avvenire l’invio dei dati per fasce differenziate in base all’Isee e alla data di presentazione della Dsu (la dichiarazione sostitutiva unica)”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“Da giugno, poi, il gestore del sistema individuerà gli intestatari delle forniture elettriche che avranno diritto al contributo di 200 euro e notificherà l’informazione agli operatori. E saranno questi ultimi a erogare lo sconto nell’arco di tre mesi, dandone la dovuta evidenza in bolletta. L’assegnazione, come già avvenuto per i beneficiari del contributo con Isee sotto i 9.530 euro, avverrà in rate giornaliere di uguale importo e pari a 2,25 euro. Per chi, invece, riceve già il bonus sociale, il valore dell’assegno giornaliero, in fase di erogazione, è di 1,64 euro e sarà assicurato fino al 31 luglio. Il contributo, in questo caso, si aggiunge al bonus ordinario, il cui ammontare, vale la pena di ricordarlo, è diverso a seconda della numerosità del nucleo familiare. (…) Sempre ieri, poi, l’Arera ha aggiornato l’asticella del prezzo del gas per i clienti vulnerabili (2,3 milioni di utenti tra over 75, percettori di bonus sociale, beneficiari della legge sulla disabilità, utenti di isole minori non interconnesse o di strutture d’abitative d’emergenza). A marzo, per via del ribasso delle quotazioni all’ingrosso del gas, il prezzo della sola materia prima nel servizio di vulnerabilità è sceso a 42,52 euro per megawattora, in calo del 9,9% rispetto al mese di febbraio”, continua il giornale.
PARTITI I DAZI USA PER LE AUTO IMPORTATE
“Dazi del 10% per tutti e superiori per 60 Paesi. Donald Trump ha firmato l’ordine esecutivo con le temute tariffe reciproche. L’Unione Europea sarà colpita da dazi del 20%, la Cina del 34%, il Giappone del 24. «È il giorno della liberazione» ha detto Trump. «Oggi rinasce l’industria americana, è una dichiarazione di indipendenza economica». (…) Dalla mezzanotte in vigore tariffe del 25% sulle auto importate. La Ue risponderà «al momento appropriato». Per il capo dello Stato Sergio Mattarella serve una risposta europea «compatta, serena, determinata»”, si legge su Il Sole 24 Ore.