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Giornali

Pnrr, ex Ilva, stoccaggi gas e idroelettrico: cosa dicono i giornali di oggi

Dal via libera al nuovo decreto sul Pnrr da parte del governo al prestito ponte più vicino per Acciaierie d’Italia. Snam tratta in esclusiva per gli stoccaggi gas di Edison mentre Edison e A2a hanno presentato ricorso contro le nuove gare sull’idroelettrico: ecco cosa dicono i giornali di oggi

Se da un lato il governo con un nuovo decreto, è riuscito a raggranellare poco più di 13 mld di fondi per far “viaggiare i nuovi investimenti del Pnrr, figli della rimodulazione concordata a fine novembre con la Ue, e coprire gli interventi definanziati”, dall’altro lato, dopo l’insediamento del manager siderurgico Giancarlo Quaranta, ancora nessun nome certo per il secondo e il terzo commissario di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria che attende il via libera Ue per il prestito ponte pubblico. Intanto Edison ha scelto di procedere in esclusiva con il gruppo Snam guidato da Stefano Venier per la cessione dei propri asset di stoccaggio gas mentre Edison e A2a hanno dato il via a una guerra a colpi di carte bollate contro le prime delibere di ‘indizione della procedura di riassegnazione’ approvate a dicembre scorso dalla Lombardia sulle concessioni idroelettriche.

PNRR, VIA LIBERA DEL GOVERNO AL NUOVO PROVVEDIMENTO

“Poco più di 13 miliardi raggranellati tra il Fondo di sviluppo e coesione (5 miliardi), il Piano nazionale complementare (2,24 miliardi) , i fondi per gli investimenti futuri dei Comuni (1,8 miliardi dal 2026) e dello Stato (2 miliardi), a cui si aggiungono 900 milioni del Fondo opere indifferibili e 800 milioni del ministero dell’Economia con l’obiettivo di far viaggiare i nuovi investimenti del Pnrr, figli della rimodulazione concordata a fine novembre con la Ue, e coprire gli interventi definanziati che non ricadono su vecchie voci di spesa del bilancio nazionale. Una clausola di responsabilità esplicita, che porta a rivalersi sui soggetti attuatori che ritardando il completamento degli investimenti dovessero far perdere pezzi alle rate future del Next Generation Eu. L’anticipazione collegata all’avvio dei lavori che sale per tutti al 30% del valore dell’opera, e prova a risolvere le difficoltà di cassa degli attuatori, Comuni in primis, che fin qui si vedevano riconoscere di norma solo il 10% mentre le imprese chiedono ordinariamente il triplo. Le regole speciali del Pnrr estese ai progetti definanziati, anche per quel che riguarda la gestione del personale e i contratti a tempo determinato. E contro le frodi sui fondi comunitari un coordinamento più forte affidando l’intero dossier al Comitato istituito al Dipartimento per gli Affari europei, che ora viene rafforzato. Sono molti gli ingredienti messi sul tavolo dal decreto sul Pnrr che dopo settimane di intenso lavorio tecnico e di rinvii è approdato al Consiglio dei ministri di ieri in un provvedimento unico con le nuove regole per la sicurezza sul lavoro, seguendo una soluzione che sembra far prevalere le esigenze pratiche di non moltiplicare ulteriormente i decreti legge a quelle costituzionali di unità di materia”. È quanto scrive Il Sole 24 Ore di oggi. “(…) Al doppio obiettivo, nelle bozze circolate fin qui che dovranno poi essere precisate nei numeri e nei meccanismi dal testo definitivo, risponde l’aumento delle disponibilità del fondo rotativo, quello che finanzia gli investimenti Pnrr poi rimborsati dalle rate accreditate dalla Ue, e il finanziamento per gli interventi usciti dal Piano. Questa seconda voce serve in particolare ai Piani urbani integrati delle Città metropolitane e agli interventi per il dissesto idrogeologico; mentre per i 6 miliardi di piccole e medie opere comunali, come anticipato nelle scorse settimane dal Sole 24 Ore, l’uscita dal Pnrr riattiva i vecchi finanziamenti nazionali che erano stati poi sostituiti dalla copertura comunitaria (…)”.

“A farne le spese, oltre ai ricchi residui del Fondo sviluppo e coesione, è il Piano nazionale complementare, la fotocopia italiana del Pnrr nata con 30,5 miliardi per finanziare una serie di opere non inseribili nel programma europeo. A questo primo giro, stando alla bozza e ai numeri diffusi dal Governo dopo il Consiglio dei ministri, nel dare-avere perde circa 2,24 miliardi, e vede rimodulati una serie di interventi che dai porti ai viadotti, dalle ferrovie regionali alla cultura, fino alle carceri, si allungano fino al 2028; segno evidente che anche in questo caso la scadenza originaria al 2026 si sta rivelando in molti casi parecchio difficile da rispettare (…)”, prosegue il quotidiano.

EX ILVA, PRESTITO PONTE PIÙ VICINO FUNZIONARI DELLA UE AL LAVORO

“Dopo l’insediamento del manager siderurgico Giancarlo Quaranta, ancora nessun nome certo per il secondo e il terzo commissario di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria. Secondo alcuni un nome spendibile per la posizione di commissario con competenze sui conti potrebbe essere quello di Alessandro Danovi, che peraltro occupa già la stessa posizione in Ilva in amministrazione straordinaria, la società titolare dei diritti di proprietà degli impianti. Nessuna ipotesi per il terzo nome, che dovrebbe essere un avvocato in grado di cogliere e gestire la complessità giuridica di questo caso”. È quanto si legge su Il Sole 24 Ore di oggi. “L’incontro dell’altro giorno fra Margrethe Vestager, commissario europeo alla concorrenza, e il ministro del Made in Italy e delle imprese Adolfo Urso ha avviato un percorso. Non è stato deciso nulla. Il dossier è adesso in mano ai funzionari dell’Unione europea. Ma, secondo quanto trapela, ci sarebbe una apertura sostanziale sul prestito ponte pubblico alla Acciaierie d’Italia in AS, a condizione di allungare il contratto di affitto degli impianti oltre il mese di maggio, cosa che non a caso l’altro giorno Quaranta aveva specificato. (…) Questa mattina, intanto, Urso sarà all’alba – primo turno, ore sei e un quarto del mattino – ai cancelli dell’Ilva di Taranto per incontrare gli operai. Poi, sempre a Taranto, Urso incontrerà in Prefettura le parti sociali. Intanto, sempre oggi, il Tribunale di Milano affronterà lo stato di insolvenza di Acciaierie”, si legge sul quotidiano.

ENERGIA, SNAM TRATTA IN ESCLUSIVA PER GLI STOCCAGGI GAS DI EDISON

“Alla fine l’ha spuntata Snam. Edison ha scelto di andare in esclusiva con il gruppo guidato da Stefano Venier per la cessione dei propri asset di stoccaggio gas. Dopo i nuovi ritocchi alle offerte – in corsa c’era anche Ascopiave – proprio nelle ultime ore Foro Buonaparte ha maturato la decisione di proseguire a trattare solo con Snam, la cui proposta comprensiva di earn out (in particolare legato al campo di San Potito e Cotignola), sarebbe stata abbondantemente superiore ai 600 milioni di euro, rispettando così le aspettative del gruppo controllato da Edf. Ora Snam sarà chiamata a finalizzare la due diligence, per poi formulare un’offerta vincolante e arrivare al ‘signing’: tempo stimato due mesi abbondanti”. È quanto riporta il Sole 24 Ore di oggi.

IDROELETTRICO, RICORSO DI EDISON E A2A CONTRO LE NUOVE GARE

“Dopo l’Abruzzo, anche in Lombardia — la regione che ospita il maggior numero di centrali idroelettriche — parte la battaglia per le concessioni scadute. A dare il via alle carte bollate contro le prime delibere di ‘indizione della procedura di riassegnazione’ approvate a dicembre scorso dal Pirellone sono state Edison e A2a. Ieri, giorno in cui scadevano i 60 giorni di tempo, i due gruppi hanno presentato ricorso al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche. Foro Buonaparte ha contestato tra l’altro la congrua valorizzazione degli asset e la tutela dei principi di imparzialità, parità di trattamento e non discriminazione nell’ambito delle procedure”. È quanto si legge sul Corriere della Sera. “(…)Il vero punto sono le altre concessioni scadute nel 2023 e le prossime che scadranno nei prossimi anni: il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto ha escluso proroghe delle concessioni per la possibile perdita della quinta rata del Pnrr. (…) Quale potrebbe essere una soluzione? «La via di uscita da una situazione di stallo — commenta Daniele Bellini, responsabile idroelettrico di Edison – è l’introduzione di un ulteriore strumento normativo che preveda la facoltà, e non l’obbligo, per le regioni di esplorare la disponibilità dei concessionari uscenti a presentare un significativo piano di investimenti per il rilascio di una nuova concessione’ (…)”, prosegue il quotidiano.

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