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Ponte sullo stretto

Ponte sullo Stretto spesa per la difesa Nato? La proposta di Meloni a Rutte

Inserire il Ponte sullo Stretto tra le voci di spesa per la difesa della Nato. È l’ultima idea del Governo per sfruttare gli investimenti aggiuntivi richiesti dagli Usa all’Ue e al nostro Paese

Ponte di Messina spesa per la sicurezza della Nato. È l’ultima fantasiosa idea del Governo per realizzare l’opera tanto cara al ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Oggi la premier Meloni avanzerà la proposta durante il suo incontro con il segretario generale della Nato, Mark Rutte. Tutti i dettagli

PONTE SULLO STRETTO SPESA PER LA NATO

Il Governo prova ad aumentare le voci di spesa per la difesa, tirando dentro anche il Ponte sullo Stretto. Negli ultimi giorni i tecnici del Governo e la diplomazia stanno discutendo sempre più insistentemente riguardo la possibilità di inserire anche il Ponte sullo Stretto tra le voci finanziabili nell’ambito del rafforzamento del contributo europeo alla Nato, dopo la recente aggiunta delle risorse per i carabinieri, per le fiamme gialle e i servizi meteo. Infatti, le note preparatorie dell’esecutivo parlano di spese per «le infrastrutture civili propedeutiche alla mobilità militare», «il contrasto alle minacce ibride», le risorse impiegate per «la sicurezza dei confini», la protezione delle infrastrutture critiche sottomarine e nello spazio, la preparazione civile, i contributi già versati all’Ue.

Il progetto del Ponte non è citato espressamente nei documenti, ma risponde all’identikit e il governo ha chiesto all’Ue di classificare come opera strategica nell’ottica della difesa europea e della Nato».

IL VERTICE TRA RUTTE E MELONI

Alle 11 è iniziato il meeting tra Meloni e Rutte a Palazzo Chigi. Un’occasione forse unica per avere un’indicazione riguardo i nuovi piani della Nato sull’aumento di spesa per la difesa richiesto a gran voce da Donald Trump.

“A Pil costante i nuovi obiettivi che saranno concordati all’Aja si tradurrebbero per l’Italia in «una crescita della spesa per la difesa a 79 miliardi di euro (+34 miliardi di euro per raggiungere la soglia del 3,5%)», ma la cifra potrebbe crescere «fino a 113 miliardi (…) I pronostici che circolano da giorni nelle cancellerie europee sono noti: Washington chiederà un aumento al 3,5% del Pil delle spese militari in senso stretto, a cui va sommato un ulteriore 1,5% in investimenti collaterali, che rientreranno nel capitolo «Defence and security-related expenditures»”, scrive La Repubblica.

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