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Price Cap

Price cap e embargo al petrolio russo, quali effetti avranno?

Aumenti dei prezzi e diminuzione della produzione sono gli effetti principali delle sanzioni dell’UE alla Russia e del price cap. Le previsioni di Giovanni Staunovo (UBS Global Wealth), Louise Dickson (Rystad Energy) e Ole Hansen (Saxo Bank).

Le nuove sanzioni europee alla Russia e il price cap potrebbero provocare un calo della produzione di petrolio e un picco dei prezzi del greggio, sino a superare i 100 dollari al barile.

L’embargo al petrolio russo, il tetto al costo dell’energia e il rimbalzo della domanda cinese metteranno ulteriormente sotto pressione i mercati e provocheranno il crollo della produzione.

Sono le previsioni dei tre analisti Giovanni Staunovo (UBS Global Wealth), Louise Dickson (Rystad Energy) e Ole Hansen (Saxo Bank), pubblicate sulle pagine di Business Insider.

PRICE CAP E EMBARGO, QUANTO CALA LA PRODUZIONE

Il 5 febbraio entrerà in vigore il ciclo di sanzioni dell’Unione Europea sui prodotti petroliferi russi. Nel frattempo, Putin è già intento a ridisegnare la geografia del petrolio russo. Una mappa che vedrà il Continente Asiatico sempre più al centro, a discapito dell’Europa.

Sino a novembre 2022 l’offerta di petrolio della Russia è aumentata di 270 mila barili al giorno, arrivando a quota 8,1 milioni. Le precedenti sanzioni non hanno influito particolarmente sulla produzione. Tuttavia si prevede che quest’anno la situazione cambierà.

“Ci aspettiamo che il divieto europeo sui prodotti petroliferi russi, grezzi e raffinati, si traduca in un calo della produzione russa di almeno 1 milione di barili al giorno nel 2023, con la Russia che ha difficoltà a trovare mercati alternativi,” spiega Giovanni Staunovo, analista di materie prime presso UBS Global Wealth Management.

Nella prima settimana di dicembre, Mosca ha inviato l’89% del suo greggio in Asia. Parliamo di circa 3 milioni di barili al giorno. Ma le restrizioni imposte dall’Europa stanno rendendo sempre più complicato trovare navi per trasportare i prodotti petroliferi russi. Problemi di logistica e spedizioni sarebbero responsabili anche del calo di tutte le spedizioni di greggio via mare dopo il G7.

IN ARRIVO UN PICCO DI PREZZI

Se la produzione di petrolio russo non è stata intaccata dalle sanzioni dell’Unione Europea, lo stesso non si può dire dei prezzi, soggetti a mesi di cali. A metà dicembre però il Brent del greggio, il benchmark internazionale, è aumentato del 10% rispetto ai minimi dell’anno, superando gli 83 dollari a barile

“L’embargo sul greggio marittimo da ora e sui prodotti petroliferi da febbraio avrà probabilmente un impatto favorevole sui mercati. Dopo un primo trimestre morbido, vedo il prezzo di Brent tornare a un $ 90-100 gamma dollaro. Quello che accadrà in seguito dipenderà dalla forza del rallentamento economico in arrivo”, afferma Ole Hansen, analista di Saxo.

“Il vero test arriverà il 5 febbraio con l’implementazione di un divieto sui prodotti. Una perdita che attirerà in Europa maggiori prodotti statunitensi in un momento in cui le dinamiche della raffineria sono ancora piuttosto intricate, come evidenziato dall’aumento dei prezzi della benzina della scorsa estate negli Stati Uniti e dalla crisi del gasolio in Europa”, spiega Louise Dickson, analista di Rystad.

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