Sebbene i problemi delle relazioni tra USA e OPEC non siano una novità, dopo la pandemia Covid le tensioni sono aumentate, aggravate dalla continua carenza di energia globale e dall’aumento dei prezzi
Il rapporto tra gli Stati Uniti e l’OPEC è sempre stato difficile, con l’America che spinge l’organizzazione dei Paesi esportatori petrolio a tagliare la produzione quando i prezzi del petrolio crollano e ad aprire i rubinetti quando salgono. Mentre la cooperazione tra le due potenze petrolifere e del gas normalmente è incentrata su considerazioni di domanda e offerta, le tensioni geopolitiche influenzano pesantemente qualsiasi risultato. Oggi, con l’aumentare degli attriti tra l’OPEC e gli Stati Uniti, i tempi sia per l’economia globale che per i mercati energetici non potrebbero essere peggiori.
Sebbene i problemi delle relazioni tra USA e OPEC non siano una novità, dopo la pandemia Covid le tensioni sono aumentate, aggravate dalla continua carenza di energia globale e dall’aumento dei prezzi. Il cambiamento è diventato più chiaro che mai in questo mese quando, in una conferenza stampa dell’OPEC, al ministro dell’Energia saudita, il principe Abdulaziz Bin Salman, è stato chiesto se la decisione del gruppo di tagliare la produzione di 2 milioni di barili al giorno fosse un atto di aggressione. Bin Salman ha risposto ridendo e chiedendo “dov’è l’atto di belligeranza?”. Il segretario generale dell’OPEC ha poi aggiunto che “tutto ha un prezzo, anche la sicurezza energetica”.
L’ANNUNCIO OPEC SULL’OBIETTIVO DI PRODUZIONE
Ad inizio ottobre l’OPEC+ ha annunciato che avrebbe abbassato l’obiettivo di produzione dei suoi Stati membri di 2 milioni di barili al giorno. Sia le potenze statunitensi che quelle europee si sono indignate per il taglio, che contribuirà a peggiorare sia la crisi energetica che l’inflazione. L’OPEC+, dal canto suo, insiste sul fatto che la decisione è stata in risposta alle incertezze economiche globali e all’aumento dell’inflazione, che temeva avrebbe ridotto la domanda di petrolio. L’organizzazione afferma di voler evitare un’altra situazione simile ad una pandemia, in cui i Paesi di tutto il mondo sono costretti ad accumulare petrolio in eccesso, mentre la domanda crolla.
L’OPEC è stata criticata per la sua decisione, con gli Stati membri che danno la priorità agli alti prezzi del petrolio, che danneggeranno l’economia globale e aiuteranno la Russia a finanziare la sua invasione dell’Ucraina. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha avvertito che l’Arabia Saudita dovrà affrontare le conseguenze della decisione di tagliare la produzione, sperando che le minacce siano più efficaci delle sue suppliche, all’inizio del 2022, affinché il Paese aumentasse la produzione per garantire l’offerta e prezzi più bassi.
Dopo che i prezzi del petrolio sono scesi da un massimo di 120 dollari a circa 80 dollari al barile durante i mesi estivi, i membri dell’OPEC affermano di essersi preoccupati che l’offerta superi la domanda, spingendoli a sostenere il taglio della produzione. Per gli osservatori esterni, tuttavia, è difficile ignorare le implicazioni geopolitiche di questa decisione.
Le tensioni tra gli Stati Uniti e l’OPEC+ sono aumentate da anni, con diverse prospettive geopolitiche e partnership che influenzano i loro approcci contrastanti alla gestione del mercato energetico globale. Nell’ambiente post-pandemia, l’influenza geopolitica dell’OPEC – in particolare dell’Arabia Saudita – è cresciuta. L’Arabia Saudita è riuscita a rafforzare i suoi legami sia con la Russia che con la Cina, pur mantenendo le sue relazioni con gli Stati Uniti. Ora, poiché gli USA cercano di mantenere i prezzi bassi, è chiaro che Biden ha molta meno influenza sui suoi alleati nella regione di quanto avesse sperato. Rendendosi conto di questa mancanza di influenza, gli Stati Uniti sono determinati a riaffermarsi.
LE STRATEGIE DEGLI STATI UNITI
Gli Stati Uniti hanno più volte minacciato di agire contro le decisioni dell’OPEC negli ultimi anni. Il No Oil Producing and Exporting Cartels Act (o “disegno di legge NOPEC”) è stato presentato al Congresso degli Stati Uniti in risposta al fatto che l’OPEC è un “monopolista illegale”. Tuttavia, nonostante le minacce, non è mai stata intrapresa alcuna azione, poiché le conseguenze sia dal punto di vista geopolitico che per i mercati petroliferi sarebbero imprevedibili. Pur essendo stato introdotto circa 16 volte dal 2000, il disegno di legge NOPEC degli gli Stati Uniti non è mai stato approvato. Martedì scorso il ddl NOPEC è stato nuovamente spostato al Senato, anche se probabilmente non sarà discusso fino a dopo la metà della legislatura.
Con l’avvicinarsi dele elezioni di mid-term, le tensioni tra Stati Uniti e OPEC stanno tornando alle stelle. L’impatto immediato dell’aumento dei prezzi del carburante, delle bollette energetiche e dell’inflazione sugli elettori sarà di primaria preoccupazione per Biden, ma anche la tendenza più ampia è preoccupante. Gli Stati Uniti saranno ansiosi di aumentare la loro influenza sull’OPEC, sia attraverso le conseguenze che la cooperazione.
In passato questi momenti di tensione alla fine si sono attenuati e la cooperazione è ripresa, ma viviamo in tempi incerti, e la guerra della Russia in Ucraina ed una carenza globale di energia potrebbero spingere gli Stati Uniti ad intraprendere un’azione più aggressiva.