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Trivelle

Quali risorse rappresenterà Assorisorse?

La scelta felice del nuovo nome Assorisorse, sarebbe stata più calzante se fosse stata Asso Risorse, ma quelle degli altri. Perché le nostre non vogliamo sfruttarle.

Assomineraria ha cambiato nome e ha scelto di chiamarsi Assorisorse. Noi di Energia Oltre, per primi, abbiamo dato la notizia sul cambio che l’associazione del settore minerario si apprestava a fare precisamente il 13 febbraio scorso.

Ora al di là delle buone intenzioni e della scelta felice del nuovo ‘brand’, cerchiamo di andare oltre il nominalismo e l’immagine. Infatti, sarebbe interessante capire sul tema strategico delle risorse interne quanto la ex Assomineraria abbia pesato in termini “politici” negli ultimi anni.

Spieghiamoci meglio: se l’intento del nuovo corso è la valorizzazione delle risorse nazionali di oil e gas, come d’altronde sottolineato nell’ultimo convegno online della Fondazione Ottimisti e Razionali, possiamo affermare che nell’ultimo decennio il settore ha perso tanto. Siamo di fronte ad una disfatta, totale. Gli ultimi pozzi perforati risalgono a qualche anno fa, al 2016. Da quel momento tutto si è fermato per molte ragioni, sopratutto ideologiche, politiche, espressione di una miopia davvero acuta delle classi dirigenti italiane. Non ultimo il successo dei grillini che vedono le “trivelle” (non sanno chiamarle diversamente) come il fumo negli occhi, salvo poi incoraggiare l’Eni a portare avanti programmi di perforazione nel mondo (in questi termini, più che positivi, si sono espressi più volte l’attuale ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il suo sottosegretario Manlio Di Stefano). Della serie, non perforiamo a casa nostra ma facciamolo pure a casa degli altri, magari gli stessi che ci rivendono a caro prezzo petrolio e gas, pesando terribilmente sulla bolletta degli utenti italiani. Tafazzi al confronto era un dilettante.

Ecco: l’insuccesso e l’impopolarità delle risorse domestiche di oil&gas sta tutta qui. Assorisorse rischia di essere un nome fuori dal tempo, a meno di grandi sconvolgimenti al momento non visibili all’orizzonte. Prendiamo l’esempio del distretto offshore di Ravenna: il piano di investimenti di Eni per la ricerca di gas naturale è fermo, ma nel frattempo si sta parlando del progetto ben più ambizioso dello stoccaggio di CO2, di fatto tacendo sui 2 miliardi di euro di investimenti dedicati a nuove esplorazioni di gas metano in un territorio che, storicamente, ha fatto convivere, e bene, la ricerca e la produzione di idrocarburi, il turismo, il mare e il territorio.

In questo decennio abbiamo assistito al naufragio di tanti progetti del settore nella nostra Italia, allo svanire di molti investimenti esteri, ma nel frattempo si sono rafforzate le presenze italiane del settore all’estero. Gli italiani, l’ingegneria italiana, la capacità di progettazione è molto ricercata, spesso risulta vincente: dall’Egitto al Mozambico, passando per la penisola arabica, noi italiani siamo molto apprezzati. La scelta felice del nuovo nome Assorisorse, sarebbe stata più calzante se fosse stata Asso Risorse, ma quelle degli altri. Perché le nostre non vogliamo sfruttarle.

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