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Fossili

Quanto durerà ancora l’attuale boom del carbone?

Sullo sfondo della crisi energetica europea e dell’insicurezza energetica globale dello scorso anno, i profitti di alcune società del carbone sono aumentati fino al 60%

Considerato solo di recente un settore sulla via del tramonto, il carbone oggi sta registrando profitti record. Una tempesta perfetta di fattori derivanti dagli effetti della pandemia Covid, dei disastri naturali che colpiscono la produzione di energia e della guerra in Ucraina – trasformata in guerra energetica tra Russia e Unione europea – hanno portato ad una rinascita del carbone che pochi avrebbero potuto prevedere.

Ora – scrive Haley Zaremba su Oilprice – mentre i mercati si stabilizzano e i prezzi del carbone si calmano, la domanda è se questa impennata si rivelerà solo un caso particolare – in quella che continuerà ad essere una tendenza al ribasso per il carbone – o se dimostrerà che il combustibile fossile più sporco al mondo sarà più difficile da abbandonare di quanto pensassimo.

I PROFITTI DELLE SOCIETÀ DEL CARBONE

Sullo sfondo della crisi energetica europea e dell’insicurezza energetica globale dello scorso anno, i profitti di alcune società del carbone sono aumentati fino al 60%. Mentre la guerra russa in Ucraina ha svelato l’importanza relativa e la sicurezza dell’allontanamento dalle catene di approvvigionamento energetico globali a favore del rafforzamento della produzione interna di energia pulita, ha anche rivelato che, in tempi di volatilità energetica, il carbone è ancora il re.

LE STRATEGIE DEI GOVERNI SUL CARBONE

Diversi Paesi – dalla Germania alla Cina – hanno scelto di ripiegare sul vecchio fossile, in quanto risorsa relativamente economica, abbondante e con molte infrastrutture di produzione esistenti.

Molti governi erano riluttanti a prolungare la vita o ad aumentare la produzione di centrali a carbone nei loro Paesi, ma sentivano di non avere altra scelta che scegliere di tenere le luci accese ed evitare di portare i loro cittadini alla povertà energetica per aver rispettato i loro impegni sul clima. Anche se la Germania ha aumentato la propria produzione di carbone, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha pubblicamente messo in guardia dal permettere che la guerra della Russia in Ucraina porti ad una “rinascita mondiale del carbone”.

LE CONTRADDIZIONI DELLE ISTITUZIONI FINANZIARIE

Il settore del carbone attualmente è pieno di contraddizioni. Ora, poiché i profitti del carbone sono più alti che mai e la produzione è aumentata – insieme ai prezzi -, anche la pressione per eliminare gradualmente il carbone sta aumentando. Inoltre, sembra che le grandi banche finalmente stiano prendendo sul serio il disinvestimento da questo fossile, anche quando chiaramente ci sarebbe ancora molto denaro da guadagnare. Non è insolito che le grandi banche e le società finanziarie a parole si mostrino molto decisi a definanziare il carbone, ma vederlo effettivamente accadere è raro.

Lo scorso anno la CNN ha riferito che il settore bancario è stato caratterizzato da una cultura radicale del greenwashing, rappresentato da “un ‘enorme scollamento’ tra la retorica verde delle più grandi istituzioni finanziarie, i loro impegni sul clima e gli impegni net zero e le loro effettive pratiche di finanziamento quando si tratta di sviluppo di nuovi combustibili fossili”. Al momento di quel rapporto, pubblicato nell’aprile 2022, la produzione di energia da carbone era ai massimi storici in tutto il mondo, un record che nei mesi seguenti è stato ripetutamente battuto. Oggi, però, secondo l’agenzia Reuters “l’allontanamento delle istituzioni finanziarie dal carbone sta accelerando”.

IL REPORT DELL’INSTITUTE FOR ENERGY ECONOMICS AND FINANCIAL ANALYSIS

Questa affermazione si basa sui recenti risultati dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA), che ha rivisto le politiche formali di uscita dal carbone delle istituzioni finanziarie – tra cui banche commerciali, gestori patrimoniali globali, compagnie di assicurazione e riassicurazione, fondi pensione, banche centrali , finanziatori per lo sviluppo e altri – e, per una volta, ha trovato buone notizie: oltre 200 banche e assicuratori in tutto il mondo oggi hanno delle politiche che limitano gli investimenti nel carbone, un doppio aumento dall’aprile 2019.

Questa notevole accelerazione nella decisione delle società finanziarie di ritirare il sostegno al carbone è un’ottima notizia per il clima. Proprio quest’anno, uno studio della Harvard Business School ha scoperto che prelevare fondi dal carbone è ancora più efficace di quanto si pensasse in precedenza. Il rapporto pubblicato di recente poneva la domanda “la finanza può salvare il mondo?”, e la risposta è stata “sì, può farlo”.

“Abbiamo scoperto – ha spiegato l’autore del rapporto, Boris Vallée – che le banche che disinvestono dal carbone portano direttamente ad un impatto reale, più di quanto si pensasse. Ciò significa che gli effetti economici si traducono in effetti ambientali. Riducendo le spese in conto capitale, le strutture vengono dismesse e le emissioni di CO2 alla fine diminuiscono, poiché qualsiasi fonte di energia alternativa è a minore intensità di carbonio”.

Anche se quest’anno il carbone potrebbe avere un anno eccezionale, sembra che il suo ritorno non potrà continuare a lungo. Man mano che i soldi investiti si esauriscono, il carbone probabilmente verrà definitivamente abbandonato, anche se di certo questo non avverrà dall’oggi al domani.

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