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Carbone

Recovery Fund e ideologia ambientalista. Cosa ne pensa Arrigoni (Lega)

Secondo Arrigoni, le attuali misure non fanno che aumentare il costo delle bollette energetiche, di imprese e di famiglie.

“Non bisogna raccontare le favolette a nessuno perché il rischio vero è che di questa montagna di soldi è debito pubblico che in qualche modo bisogna restituire e che si aggiunge ai 100 miliardi di debito pubblico che abbiamo già autorizzato per fronteggiare l’emergenza COVID, e che comunque, quando l’emergenza COVID terminerà, tra due, tre, quattro anni, bisognerà rientrare con enormi sacrifici che dobbiamo fare tutti, anche a quei settori industriali delle attività economiche che non beneficeranno di 1 euro dei soldi del recovery fund”. Lo ha detto il senatore della Lega Arrigoni Sen. Arrigoni, responsabile Energia della Lega, parlando di Recovery Fund e della transizione green a cui i fondi europei sono legati in una intervista sul Blog di Mirko Giordani su ilgiornale.it.

IL NODO DEI SAD

“Nel parere dato dalla commissione Ambiente del Senato, che servirebbe per indirizzare il Governo su come spendere i soldi del recovery, non c’è alcun riferimento a gas, al metano, agli idrocarburi. C’è addirittura la riduzione dei SAD, i cosiddetti sussidi ambientalmente dannosi, una roba che grida allo scandalo poichè siamo un paese che ha un trasporto ferroviario scarsissimo. Ora, a meno che da domani mattina non raddoppiamo le ferrovie per treni merci, com’è possibile che le società di autotrasporti che usano camion a gasolio possano andare avanti così? Arrigoni, ovviamente, condivide e lui stesso ha fatto notare che al momento per l’autotrasporto merci e per il settore delle macchine agricole non c’è alternativa al gasolio”, si legge sul blog.

GAS NON PUO’ ESSERE ESCLUSO

“La maggioranza però – secondo Arrigoni – sembra aver capito, almeno sulla carta, che il gas metano non può essere completamente escluso dalle politiche energetiche future, e che l’idrogeno – di cui si fa molto parlare – è ancora una prospettiva lontana dall’essere disponibile su scala industriale”.

RINNOVABILI NON SONO LA PANACEA DI OGNI MALE

“Sulle energie rinnovabili, che sembrano la panacea di ogni male, gli incentivi – dice Arrigoni – stanno andando male, a dimostrare che c’è molto che non va, in primis il sistema degli iter burocratici per avere i permessi per realizzare i nuovi impianti. Sulle energie rinnovabili poi ci sarebbe da aprire un discorso molto ampio, che va a coinvolgere anche le fonti di energia fossili come il metano ed il carbone. Gli impianti rinnovabili, come ad esempio l’eolico ed il solare, hanno bisogno di un back up a metano o a carbone per cui nel momento in cui mancano o il sole o il vento entrano in funzione ed evitano che intere città, come tutt’ora succede in California, rimangano al buio. Ci sarebbero secondo Arrigoni alcune energie rinnovabili con alto potenziale – come il biogas, la geotermia ed il solare termodinamico – ma al momento ancora si attende il cosiddetto «decreto ministeriale Fer2», riguardante l’incentivazione delle rinnovabili sopra menzionate e che rappresenterebbero una base di partenza indispensabile per realizzare gli ulteriori miliardi di euro di investimenti aggiuntivi previsti dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC)”.

AUMENTA IL COSTO DELLE BOLLETTE

Tutto questo sistema sopra descritto, secondo Arrigoni, “non fa che aumentare il costo delle bollette energetiche, di imprese e di famiglie. Ora quando si fanno queste osservazioni – continua Arrigoni – gli ultrà ambientalisti rispondono che si deve puntare sulla ricerca per sviluppare le capacità di accumulo. Al momento però le tecnologie di accumulo elettrochimico sono assolutamente inadeguate, poiché non danno un backup sufficiente, e soprattutto sono troppo costose”, conclude il blog.

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