H2IT denuncia: “Stralciati gli obiettivi vincolanti sull’idrogeno, si mina la fiducia degli investitori”. Elettricità Futura chiede di accelerare le autorizzazioni e di integrare i target per la mobilità sostenibile.
Le principali associazioni italiane delle energie rinnovabili lanciano un appello al Governo, chiedendo modifiche sostanziali allo schema di decreto legislativo per il recepimento della direttiva europea RED III. Durante le audizioni al Senato, Elettricità Futura ha messo in guardia sui ritardi cronici nelle autorizzazioni (permitting), proponendo soluzioni concrete per accelerare le procedure e rafforzare il personale amministrativo. La richiesta è di integrare nel testo le tempistiche massime previste dalla normativa UE, considerate un passo cruciale per sbloccare gli investimenti e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.
La discussione si è svolta nell’ambito dell’esame, da parte della Commissione Ambiente del Senato, dell’atto del Governo n. 324, che definisce le nuove regole per la promozione dell’energia da fonti rinnovabili in Italia. Le audizioni hanno visto la partecipazione dei principali attori del settore, che hanno espresso apprezzamento per l’impianto generale del decreto, ma hanno sollevato criticità su punti chiave che rischiano di frenare la transizione energetica del Paese.
PERMITTING E BUROCRAZIA: LA PRIMA EMERGENZA
Il direttore generale di Elettricità Futura, Giorgio Boneschi, ha sottolineato come lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili (FER) sia una leva fondamentale per la riduzione dei costi dell’energia, ma ha evidenziato la necessità di un percorso basato su un mix equilibrato di tecnologie, supportato da reti e accumuli adeguati. La prima e più urgente delle cinque proposte presentate riguarda il permitting. “All’interno della direttiva RED III sono previste una serie di tempistiche massime per la durata delle procedure di autorizzazione,” ha spiegato Boneschi, “quello che noi proponiamo è che queste tempistiche vengano recepite all’interno della norma e in parallelo si faccia attenzione a rafforzare il personale amministrativo preposto che oggi è molto carente ed è una delle principali cause di ritardo”.
MOBILITÀ SOSTENIBILE E BIOMASSE: GLI OBIETTIVI MANCANTI
Un’altra critica mossa da Elettricità Futura riguarda la mobilità sostenibile. La direttiva europea introduce obiettivi vincolanti per l’uso di rinnovabili nei trasporti, che però non sono stati recepiti nel decreto italiano. L’associazione chiede che tali target vengano inseriti esplicitamente nella norma. Inoltre, è stata sollevata una preoccupazione sull’articolo 20, che impone nuove disposizioni per le infrastrutture di ricarica. “Poiché l’adozione di questi cambi di tecnologia richiede smaltimenti di scorte ma anche lavoro di riprogettazione, proponiamo se ne tenga conto attraverso un posticipo dell’entrata in vigore di queste disposizioni di 12 mesi”, ha precisato Boneschi. Anche l’utilizzo della biomassa è stato al centro dell’intervento, con la richiesta di tenere conto delle peculiarità italiane, dove spesso la produzione di energia e l’utilizzo industriale del calore non sono facilmente combinabili.
AREE IDONEE E INTERESSE PUBBLICO: SERVE UNA STRATEGIA COORDINATA
Elettricità Futura ha proposto inoltre di coordinare meglio la normativa sulle aree di accelerazione e quella sulle aree idonee, due concetti introdotti in momenti diversi ma che, secondo l’associazione, dovrebbero essere integrati. “Secondo il nostro punto di vista, le aree idonee dovrebbero rientrare nel concetto di aree di accelerazione”, ha affermato Boneschi. Infine, è stato espresso un parere favorevole all’introduzione del principio di “interesse pubblico prevalente” (Overriding Public Interest), ma con una chiara richiesta: “proponiamo che venga riconosciuto nel testo introducendo dei criteri oggettivi e valutandone l’applicazione uniforme su tutto il territorio nazionale”.
IDROGENO, LA GRANDE ASSENZA: STRALCIATI I TARGET VINCOLANTI
Una delle critiche più dure è arrivata da H2IT, l’associazione italiana per l’idrogeno e le celle a combustibile. Il vicepresidente Luigi Crema ha denunciato come dal testo del decreto “non risultano recepiti gli articoli 22 bis e 25, che fissano obiettivi vincolanti per l’uso dell’idrogeno rinnovabile e dei combustibili cosiddetti RFNBO nei settori industriali e dei trasporti”. Questi articoli, definiti “il cuore della strategia europea sull’idrogeno”, sarebbero stati stralciati in Consiglio dei Ministri a causa di incertezze sulla copertura finanziaria. “Comprendiamo le ragioni di questa prudenza, ma il risultato è che l’Italia rischia di non recepire obiettivi che in Europa sono già vincolanti”, ha avvertito Crema. Secondo H2IT, questa mancanza indebolisce la coerenza normativa e, soprattutto, la fiducia degli investitori. “Togliere i riferimenti normativi ai target di utilizzo significa togliere l’orizzonte a una filiera in rapido sviluppo, che ha già mobilitato oltre 3 miliardi di euro tra PNRR e progetti IPCEI”.
TRASPORTI E BIO-GPL: LE RICHIESTE DEGLI ALTRI OPERATORI
Sulla stessa linea di Elettricità Futura si è espresso anche Attilio Piattelli, presidente di Coordinamento FREE, che pur giudicando positivamente l’atto di recepimento e definendo l’obiettivo di rinnovabili al 39,4% “interessante e di tutto rispetto”, ha ribadito la grave mancanza del target di penetrazione delle rinnovabili nel settore trasporti. Dello stesso avviso anche Assogasliquidi-Federchimica. Il presidente Matteo Cimenti ha chiesto che gli obblighi di immissione al consumo per i prodotti gassosi come il bio-GPL siano introdotti in maniera progressiva a partire dal 2026 e non in modo immediato. Cimenti ha inoltre sollecitato l’introduzione di linee di incentivazione specifiche per il bio-GPL e il DME rinnovabile, per raggiungere gli obiettivi fissati dal PNIEC, e ha richiesto che sia consentito assolvere agli obblighi attraverso contratti diretti con il GSE.
CONSUMI TERMICI, ASSOTERMICA: “OBBLIGHI NON PRATICABILI”
Un’ulteriore nota di criticità è emersa dall’intervento di Assotermica. Il presidente Giuseppe Lorubio ha focalizzato l’attenzione sugli obblighi previsti per l’integrazione delle rinnovabili nei consumi termici in caso di “ristrutturazione dell’impianto tecnico”. Il decreto legislativo impone di coprire con fonti rinnovabili il 20% del fabbisogno di acqua calda sanitaria e, contemporaneamente, il 20% dei consumi termici totali dell’edificio (riscaldamento e raffrescamento inclusi). “Il 20% può sembrare poco”, ha spiegato Lorubio, “ma abbiamo la convinzione che l’obbligo di assolvere contemporaneamente entrambe le quote non sia praticabile”.


